Bodrato alla commissione d’inchiesta: “L’ex brigatista mi raccontò di aver freddato Leonardi”
di Stefania Limiti
“Scusi, può ripetere?”. Il senatore Federico Fornaro (Mpd) non crede alle sue orecchie. Guido Bodrato, uno degli uomini più vicini all’allora segretario della Democrazia cristiana Benigno Zaccagnini, durante l’audizione in Commissione Moro svela il suo incontro con l’ex Br Franco Bonisoli, ai vertici dell’organizzazione brigatista ai tempi del rapimento di Aldo Moro e membro del commando di via Fani. “Eravamo a cena, avevo partecipato a una presentazione del Libro dell’incontro (tra ex terroristi e vittime, ndr), quando chiedo a Bonisoli, che mi era accanto: ‘Ma, insomma, chi era questo super killer che si trovava con voi in via Fani?’. Bonisoli mi invita a non dare troppo peso alla faccenda: ‘Sa, il super killer non ha tutta questa importanza. Potrei essere stato anche io, visto che ho freddato Oreste Leonardi. Il maresciallo effettivamente si girò verso Moro, per proteggerlo’”.
È a questo punto che il senatore Fornaro fa un balzo dalla sedia e pensa che, forse, ha sentito male. Invece aveva proprio capito bene. Bodrato ripete quelle parole che cadono come un sasso nella stanza dello storico palazzo della Legione dei carabinieri di Torino, dove i commissari lo ascoltano in trasferta. Dunque, vediamo. I quattro del “gruppo di fuoco” – gli unici a sparare, stando alla ricostruzione di Valerio Morucci – sono dall’alto in basso, lungo via Fani, seguendo la direzione delle vetture: Franco Bonisoli, venuto da Milano; Prospero Gallinari, reggiano ma “in prestito” alla colonna romana; Raffaele Fiore, venuto da Torino; e lo stesso Valerio Morucci, romano. Sono loro a estrarre i mitra da sotto gli impermeabili e a spostarsi velocemente verso il centro della strada. I due più in basso, Morucci e Fiore, devono annientare i due uomini di scorta a bordo dell’auto di Moro, dove si trovava il maresciallo Leonardi: un compito molto difficile perché ovviamente devono evitare di colpire l’obiettivo del sequestro; Gallinari e Bonisoli devono invece neutralizzare i tre poliziotti sull’Alfetta. Nessun altro, se non per una accidentale necessità, avrebbe dovuto sparare.
La confessione forse involontaria di Bonisoli piomba come un lampo a ciel sereno, in effetti, sulla narrazione della dinamica dell’agguato di via Fani e, più in generale, di tutto il caso Moro. “Molti aspetti sono già stati messi in discussione dai nostri lavori e da alcune pubblicazioni”, sostiene Fornaro, segretario della Commissione parlamentare d’inchiesta guidata da Giuseppe Fioroni, “ma ora abbiamo un contributo che si incarica di mandare in frantumi tutta la versione ‘ufficiale’. Capisco che esperienze come quelle del Libro dell’incontro possano avere un valore intimo per i protagonisti di queste tragiche vicende e per i familiari delle vittime. Ma attenzione: nulla vale più della verità, se ci si vuole pacificare con sé stessi e con gli altri. Gli ex Br dicano finalmente la verità. Bodrato è stato molto lucido nella sua esposizione, ci ha dato un quadro politico molto interessante e ha aggiunto poi questa inattesa rivelazione”.
La versione “taroccata”, in effetti, racconta di mitra inceppati: tutti quelli in dotazione ai quattro, compreso quello di Bonisoli, un Fnab 43. Perciò Bonisoli avrebbe proseguito a sparare con la pistola che aveva indosso, una Smith&Wesson 39. Quanto a Fiore, secondo Morucci è armato di un Beretta M12, l’arma automatica più moderna ed efficiente delle quattro, e spara qualche colpo. Probabilmente tre colpi che eliminano l’appuntato Ricci. In realtà Fiore stesso ha poi detto che la sua arma non ha funzionato e che non ha fatto in tempo a sparare neanche con la sua Browning Hp. Morucci ha sempre ripetuto che in via Fani le Br spararono con sei armi, quattro mitra (Morucci, Fiore, Gallinari e Bonisoli) e due pistole (Gallinari e Bonisoli). Ma Fiore va escluso, lo dice lui stesso: dunque sparano tre mitra, che comunque poi si inceppano, e due pistole. Quindi dobbiamo dedurne che cinque armi esplosero 91 colpi? Davvero non è importante saperne di più, come vogliono molti commentatori che accolgono con fastidio l’impegno di chi cerca una verità finora negata? Sarebbe certo un peccato se l’ennesimo lampo di verità non fosse accolto con responsabilità da parte di chi sa, nel fronte brigatista e in quello dello Stato.
(21 marzo 2017)
Tratto da: ilfattoquotidiano.it