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3Dalla Campania e dalla Calabria le forniture per il Capoluogo siciliano
di Aaron Pettinari - Foto
“Sono stati sgominati due sodalizi palermitani che si approvvigionavano di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti in Campania e Calabria. Sono stati eseguiti numerosi sequestri. Le due bande riuscivano a dare risposte ad una forte domanda di droga sempre maggiore e riuscivano a soddisfare una clientela palermitana abbastanza variegata. Ci sono liberi professionisti, un appartenente alle forze dell'ordine già destituito, appartenenti a varie categorie sociali, impiegati, dentisti, avvocati, giornalisti. C'è anche chi, per avere la droga, diventa poi a sua volta piccolo spacciatore o viene poi arrestato per altri delitti contro il patrimonio. Uno spaccato incredibile”.
E' così che il Capo della Squadra Mobile, Rodolfo Ruperti ha commentato l'operazione antidroga che dalle prime luci dell'alba ha avuto luogo nel capoluogo siciliano.
Per il momento a finire in manette sono in tredici, mentre sono ancora in corso le ricerche di altri tre soggetti destinatari dell’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere.
L’inchiesta, coordinata dai pm Maurizio Agnello e Amelia Luise, ha fatto emergere un giro d’affari dei trafficanti molto alto. I clienti venivano soprattutto dalla ‘Palermo bene’ con consegne a domicilio a qualunque ora del giorno e della notte. I pusher che gestivano un servizio a domicilio venivano contattati al telefono anche da utenze in servizio alla Corte dei Conti e alla Regione.


Il giro d'affari
Le indagini hanno avuto inizio nel 2012 ed hanno evidenziato come due distinti gruppi di Cosa nostra erano in grado di approvigionarsi di ingenti quantiativi di droga grazie a canali privilegiati provenienti principalmente dalla Campania e dalla Calabria. Il primo gruppo, secondo gli inquirenti, faceva riferimento ad Alessandro Bronte, già inserito all'interno del mandamento di Porta Nuova, dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti per conto del capo mandamento, Tommaso Lo Presti, detenuto. Bronte si sarebbe avvalso della collaborazione di Pietro Catalano ed Angelo Scafidi per reperire cocaina, eroina ed hashish da alcuni fornitori napoletani identificati in Ciro Spasiano, pluripregiudicato in materia di stupefacenti e Dario De Felice.
Nel febbraio 2014, nel corso delle indagini, sono stati anche sequestrati 71 chili di hashish ed 1,5 chili di eroina. E nell'aprile successivo, grazie ad alcune intercettazioni era emerso che proprio lo Spasiano aveva ceduto al Bronte ed al Catalano, al prezzo di 198mila euro, 70 kg di stupefacente del tipo hashish e 2 kg di stupefacente del tipo cocaina. “Certi numeri fanno capire il tipo di liquidità a disposizione di chi compra - ha aggiunto Ruperti - Su duecentomila euro di acquisto poi è possibile ricavarne seicentomila. Altro dato è poi la possibilità da parte del gruppo palermitano, di differenziare i propri fornitori. Emerge anche un contatto con un gruppo albanese”.
La droga che veniva reperita veniva poi venduta al dettaglio, in particolare nel mercato di Ballarò.
In manette sono così finiti anche gli spacciatori. Tra questi Giuseppe Rosciglione, 37 anni, accusato di avere comprato duecento grammi di cocaina al prezzo di dieci mila euro.
Un'altra “via della droga” era rappresentata dal gruppo di albanesi operativi nel ragusano. Tra questi vi sono i due soggetti irreperibili, Xhebraj e Zgjana, che avrebbero provveduto a rifornire la città con ingenti carichi di marijuana.
C'è poi il secondo gruppo che invece faceva affari sul fronte calabrese. A Francesco Ferrante, 57 anni, Gaetano Rubino, 37 anni, e al calabrese Cristian Gambino viene contestato di avere trasportato a Palermo quasi due chili e mezzo di cocaina, undici mila dosi. Gambino sarebbe stato il fornitore, Rubino il corriere e Ferrante l'acquirente finale.
Le indagini di questi anni hanno messo in evidenza un acquisto di cinque chili di cocaina al prezzo di 42 mila euro al chilo. Questo sarebbe stato comprato dal gruppo dei palermitani composto da Carlo Arculeo e Salvatore Peritore, dal calabrese Giuseppe Saltalamacchia. Proprio Peritore, nell'agosto 2014, fu persino fermato dai poliziotti con 93 mila euro in contanti.
Tornando alla questione droga Ruperti ha poi ravvisato quanto sia pericoloso parlare di liberalizzazione della droga: “Non è così che si manda in crisi la mafia. Basterebbe semplicemente non drogarsi. Se non si drogano le persone non cè business e chi si droga, in qualche modo, anche se non è previsto nel codice, va a favorire le organizzazioni criminali”.

Foto © ACFB

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