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carcere sgdi AMDuemila
La Corte Costituzionale ha ribadito la legittimità del divieto di ricevere - e spedire - libri per i detenuti sottoposti al 41 bis, il regime di carcere duro riservato a mafiosi e terroristi.
La questione era stata sollevata attraverso un magistrato di sorveglianza di Spoleto, Fabio Gianfilippi, che ha raccolto l'appello di un detenuto in regime di 41 bis a Terni e metteva in discussione l'art. 41 bis - e in particolare il comma 2 - dell'ordinamento penitenziario, che consente all'amministrazione penitenziaria di adottare circolari e disposizioni che impediscano ai detenuti sottoposti al carcere duro, di ricevere dall'esterno o spedire all'esterno libri e riviste, per “prevenire contatti del detenuto con l'organizzazione criminale di appartenenza”.
Ieri, al termine di un'udienza a porte chiuse, relatore il giudice Franco Modugno, avvocato dello Stato Maurizio Greco, i giudici hanno ritenuto “non fondata” la questione e nelle prossime settimane depositeranno le motivazioni.
Prima che arrivasse la decisione della Consulta, così si era espressa Giovanna Maggiani Chelli, Presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili: “Siamo proprio curiosi di sapere che uso ne faranno uomini di 'cosa nostra' come gli stragisti terroristi di via dei Georgofili, di libri, giornali e riviste. Si laureano in carcere, si curano in centri all’avanguardia, ora chissà leggeranno libri, riviste e giornali, poi? I mafiosi della strage di via dei Georgofili hanno figliato ai tempi in cui non c’era la legge che lo consentiva, consegnando liquidi seminali ai loro avvocati, si sono laureati a spese dello Stato, nelle ore d’aria minacciano i magistrati e sparlano di noi, ci manca che 'mandino pizzini' di morte con fogli di giornale e saremo al massimo della presa in giro”.
In serata è poi arrivata la decisione della Corte Costituzionale, accolta in maniera positiva anche dal deputato del Pd Davide Mattiello, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia: “La sentenza della Corte è un respiro di sollievo per l'efficacia del 41 bis. Nessuno mette in discussione la possibilità del detenuto anche in regime di 41 bis di leggere e studiare, ma la possibilità che ciò avvenga anche attraverso la possibilità di ricevere dall'esterno o spedire all'esterno libri e riviste. Ma ci immaginiamo a quale mostruoso lavoro sarebbe stata costretta diversamente la Polizia Penitenziaria che avrebbe dovuto garantire che in nessun modo questo via vai di testi potesse contenere messaggi nascosti volti a mantenere in funzione la relazione criminale? Si pensi ai sodali che spediscano al boss detenuto Guerra e Pace”.

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