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Giudizio immediato per Rocco Schirripa accusato di essere il killer del procuratore di Torino Bruno Caccia, ucciso il 26 giugno 1983. Si torna in aula il 10 febbraio del nuovo anno, dopo la chiusura del precedente processo.
E tra le fonti di prova citate dall’accusa sembrano esserci anche nuovi nomi, come il pentito Domenico Agresta, 28 anni ora in carcere per omicidio che nell’ultimo periodo sta parlando con i magistrati della Dda torinese.
Il “vizio di forma”, che ha annullato le udienze dello scorso dibattimento, consiste nel fatto che la Procura di Milano aveva indagato Schirripa aprendo un nuovo fasciolo invece di chiedere la riapertura delle indagini archiviate nel 2001, non essendo a conoscenza di quel precedente fascicolo.
Era stato lo stesso pm Marcello Tatangelo, all'udienza del 30 novembre, a chiedere alla Corte la chiusura del dibattimento in quanto mancavano le “condizioni di procedibilità” .
Nel mentre il pm ha chiesto e ottenuto la riapertura del  precedente fascicolo, sempre a carico di Schirripa che nel frattempo è rimasto in carcere a causa dell'ordinanza  con cui il gip di Milano, Stefania Pepe, ha convalidato il fermo e disposto una nuova misura cautelare in carcere. Il Gip ha quindi spiegato che, nonostante il vizio procedurale, quasi tutte le prove a suo carico restano valide.
Ordinanza contro la quale gli avvocati difensori di Schirripa, Mauro Anetrini e Basilio Foti, hanno fatto ricordo direttamente in Cassazione sostenendo la "illegittima raccolta e utilizzazione delle prove".
L'avvocato della famiglia Caccia, Fabio Repici, che aveva definito l'accaduto un'“angosciosa tragedia degli equivoci”, ora si augura che “il processo, questa volta, non abbia le fondamenta minate. E spero che nel dibattimento ci sarà la voglia di tutte le parti e della Corte di accertare integralmente la verità sulla causale del delitto oltre che su tutte le responsabilità dei mandanti e degli esecutori”.

In foto: l'arresto di Rocco Schirripa (© Ansa)

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