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borsellino lucia web2di AMDuemila
“Il sospetto che uomini dello Stato abbiano potuto tradire un altro uomo dello Stato, mio padre, mi fa vergognare e mi spinge a chiedere supporto a chi ritiene di potersi impegnare nella ricerca della verità”. A parlare è la figlia del magistrato Paolo Borsellino, Lucia, già nella giunta Crocetta oggi responsabile dei programmi di sviluppo dell'Agenas, che davanti alla Commissione parlamentare antimafia ieri ha evidenziato come a distanza di oltre 20 anni non sia stata fatta giustizia per suo padre. "Nel caso della strage non è stata fatto ciò che sarebbe stato giusto si facesse - ha chiarito - il lavoro fatto è tanto ma per quello che sta emergendo credo ci si debba interrogare se veramente ci si possa fidare in toto delle istituzioni… Se siamo arrivati a questo punto vuol dire che qualcosa non è andato. Ci sono vicende che gridano vendetta anche se il termine non mi piace".
Riguardo l’agenda rossa, scomparsa il giorno della strage, Lucia Borsellino ha detto: “È noto a tutti come più volte mi sia stato chiesto anche dell'agenda rossa e non posso che confermare quanto detto già all'autorità giudiziaria”. Mentre invece "posso dire che nei mesi successivi alla strage io mi sono recata a Caltanissetta, perché ho trovato la famosa agenda grigia di mio padre e mi sono subito recata a portarla alla procura competente. Oggi alcune piccole verità su incontri che mio padre ha avuto solo pochi giorni prima della strage sono realtà inconfutabili" grazie a quella agenda. In quell’agenda infatti Paolo Borsellino aveva annotato un incontro avuto con il ministro Mancino il primo luglio, incontro che invece l’allora ministro dell’interno ha negato per quasi vent’anni ammettendo soltanto qualche anno fa di “non escludere di avergli stretto la mano”.

Riguardo le indagini e il processo in corso, il quarto per la strage di Via D’Amelio, la figlia del magistrato ucciso il 19 luglio assieme ai suoi uomini di scorta, ha concluso: “Mi auguro che questa fase processuale tenti di fare chiarezza sull'accaduto, pensare che ci si possa affidare ancora a ricordi di un figlio o una figlia che lottavano per ottenere un diploma di laurea è un pò crudele, anche perchè papà non riferiva a due giovani quello che stava vivendo. Non sapevo determinati fatti, è una dolenza che vivo anche da figlia e una difficoltà all'elaborazione del lutto”.
Il vicepresidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava, anche lui vittima di mafia, durante l'audizione ha sottolineato come “la sua (di Lucia Borsellino, ndr) domanda di giustizia e di verità deve prevalere” in quanto “senza la verità non possiamo dare sepolture ai nostri morti, abbiamo diritto alla verità".
Il deputato Davide Mattiello, membro della Commissione antimafia, ha evidenziato come “quel tipo di condotta vergognosa e imbarazzante a cui Lucia Borsellino ha fatto riferimento: ovvero la condotta del pubblico ufficiale che per sviare una indagine, imbroglia le carte” ora, grazie all’approvazione del nuovo reato di depistaggio sarà colpita e condannata anche nelle aule di giustizia. "Ci siamo detti alla Camera che approvavamo questa norma con una punta di amarezza - ha concluso Mattiello -, dovuta alla consapevolezza che una norma del genere non è retroattiva quindi non sanziona le condotte di coloro che oltre 20 anni fa imbrogliarono le carte, ma sia chiaro a tutti che questo nuovo reato 375 del Codice penale sarà applicato a coloro che oggi ancora imbrogliano le carte, dal momento che queste vicende giudiziarie sono ancora aperte e il sospetto che qualcuno cerchi ancora oggi di imbrogliare è fondato”.

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