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incappucciati c letizia battagliaIl quotidiano La Repubblica svela i contenuti di un’informativa consegnata alla Prefettura
di AMDuemila
Diciannove logge massoniche (di cui sei a Castelvetrano), 460 iscritti tra boss mafiosi, esponenti delle forze dell’ordine, funzionari della prefettura, dirigenti di banca, medici, professionisti, imprenditori politici ed amministratori locali. Sono questi numeri contenuti nel dossier consegnata alla Prefettura e redatta grazie al lavoro della Questura e della Procura di Trapani. A dare la notizia oggi è il quotidiano La Repubblica. Il quotidiano riporta alcuni passaggi dell’informativa secondo cui “le clamorose vicende politico-giudiziarie di risonanza nazionale (P2) e locale (Iside2) non sembrano avere ancora ingenerato il diffuso convincimento che in seno a logge massoniche, soprattutto se occulte o deviate, possa annidarsi un vero e proprio potere parallelo in grado di inquinare l'attività amministrativa e la gestione della cosa pubblica costituendo una temibile turbativa per le istituzioni e la collettività".
Guardando proprio al passato nel documento, secondo quanto riportato dal quotidiano, verrebbe rivelata la presenza di un nome pesante com quello dell’ex ministro Calogero Mannino negli elenchi della loggia segreta “Iside 2”, inaugurata a Trapani nella primavera del 1980 dal maestro venerabile Licio Gelli.
La stessa che vedeva iscritti anche boss mafiosi di grosso calibro come Mariano Agate, Natale L'Ala, Gioacchino Calabrò, Antonino Melodia, Mariano Asaro, più Pino Mandalari, considerato il commercialista del capomafia corleonese Totò Riina.
"Iside 2" fece scalpore anche perché tutti gli investigatori che tentarono di saperne di più sulla loggia segreta, per un motivo o per un altro venivano subito trasferiti ad altra sede. Una sorte che toccò il dirigente della Mobile, Saverio Montalbano che scoprì, sotto le insegne del circolo culturale Scontrino, l’esistenza di sette logge con 200 scritti in chiaro e 100 segreti.
Si arrivò anche ad un processo e nel giugno del 1993 arrivarono anche le prime condanne. Il magistrato di allora, il sostituto procuratore Pistorelli, commentò che “L’Iside 2 non era un grande centro di potere ma uno piccolo. Ma non per questo meno pericoloso di altri perché si era rapportato alla realtà ambientale trapanese. Questo lavoro non è il punto di arrivo di un'inchiesta, ma una tappa, perché quella di Trapani è soltanto la punta di un iceberg che va fatto emergere".
A trent’anni di distanza la Procura di Trapani, con il lavoro del procuratore Marcello Viola e dei suoi sostituti, continua ad indagare su questo intreccio che vede legate mafia, politica, massoneria ed imprenditoria.
Una delle ultime è quella sull’ex vescovo Francesco Micciché, rimosso da Papa Ratzinger dopo il suo coinvolgimento in un'indagine per truffa dei fondi dell'8 per mille che si intreccia con un'altra sugli appalti per la gestione dei centri di accoglienza dei migranti gestiti da una rete di cooperative ed enti riconducibili alla Curia.
La Repubblica scrive che dalle intercettazioni sarebbe emerso proprio un filone che porta alla massoneria in quanto risultano essere “fratelli” sia il titolare della ditta sia il progettista incaricati, senza alcuna gara d'appalto, della costruzione della nuova chiesa, della canonica e del teatro parrocchiale del piccolo centro di Paceco. A questi, nel giro di tre anni, Micciché avrebbe consegnato più di 3 milioni e mezzo di euro.
Affari che portano gli investigatori a fare delle riflessioni.
"Appare lecito chiedersi fino a che punto la quotidiana e multiforme attività di enti pubblici - scrivono gli investigatori secondo quanto riportato dal quotidiano - non sia subdolamente pilotata dall'influenza di poteri occulti assai più penetranti della purtroppo diffusa logica clientelare, della dilagante corruzione o ancora delle ben note pressioni intimidatorie di chiara matrice mafiosa". Da qui, "l'esigenza di sviluppare una sistematica ed incisiva attività di investigazione appare prioritaria".

Foto © Letizia Battaglia

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