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di matteo nino c paolo bassani cl 2015 verticaldi AMDuemila
“In Italia i reati di corruzione sono contraddistinti da impunità perché si concludono sempre in prescrizione, è necessario che si operi affinchè i processi si concludano con una sentenza di assoluzione o di condanna. La prescrizione rappresenta la mortificazione dell'operato dei giudici e delle forze dell'ordine”. Il pm di Palermo Nino Di Matteo, intervenuto al convegno a Siracusa dal titolo “Fenomeno mafioso oggi”, ha criticato lo strumento della prescrizione giudicandolo una "sconfitta per il lavoro di magistrati, forze dell'ordine e degli stessi cittadini". L'evento è stato organizzato nel salone dell'Isisc (Istituto superiore di scienze criminali) dal coordinamento provinciale di Libera. Presenti all'incontro il prefetto Armando Gradone, il segretario generale dell'Isisc Paolo Ezechia Reale, Giovanna Raiti (Associazione familiari delle vittime di mafia) e la coordinatrice provinciale di Libera Lauretta Rinauro. Il segretario dell'Isisc ha fatto appello all'importanza di tornare ad una "selezione della classe politica e di fare chiarezza sul periodo oscuro delle stragi del 1992 e 1993", mentre il prefetto Gradone, nel corso del suo intervento, ha espresso la necessità di “mantenere alta l'attenzione verso i fenomeni di modifica e infiltrazione della mafia nella società".

“La mafia - ha detto ancora Di Matteo, magistrato sotto scorta e più volte minacciato dalla mafia - nella sua storia ha avuto come costante sempre la capacità di infiltrarsi nella società, abbiamo bisogno di strumenti legislativi più efficaci e rigorosi contro il voto di scambio politico e la corruzione che non sono in questo fenomeni distinti e separati rispetto alla mafia, ma interagiscono tra loro perchè sono parti di uno stesso sistema”.
Il sostituto procuratore palermitano, che si occupa insieme ai colleghi Del Bene, Teresi e Tartaglia del processo sulla trattativa Stato-mafia, ha inoltre sottolineato che “si deve evitare di strumentalizzare chi fa la vera antimafia, considerando che esistono menti raffinatissime che lavorano per cercare di spegnere l'entusiasmo di tanti cittadini ed associazioni che lottano ogni giorno in prima fila. In Italia - ha precisato - non scatta mai una responsabilità vera della politica di fronte a reati come la corruzione, perché la classe dirigente ha fatto troppi passi indietro, demandando la titolarità solo alla magistratura che ha il dovere di resistere contro gli attacchi esterni ed interni. Considero insopportabile il peso che proviene dalle correnti, e che si deve evitare di mutuare le peggiori prassi della politica”.
“Sulla lotta alla mafia - ha detto ancora Di Matteo - dobbiamo fare tutti un salto di qualità, abbiamo fatto tanti passi avanti per combattere l'ala militare di Cosa Nostra, adesso lo sforzo comune di tutti in particolare delle istituzioni politiche deve essere rivolto a recidere definitivamente il rapporto tra mafia potere politico ed economico”.

Foto © Paolo Bassani

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