Il ministro della Giustizia Orlando proroga il carcere duro
di AMDuemila
Il boss Bernardo Provenzano resta al 41 bis. Il ministro della Giustizia Orlando ha firmato il rinnovo del regime di carcere duro per il capomafia di Corleone, arrestato nell'aprile 2006. Da quasi due anni Provenzano è ricoverato in stato quasi vegetativo nel reparto detenuti dell'ospedale San Paolo, a Milano. Secondo Orlando, “non è venuta meno la sua capacità di mantenere contatti con esponenti tuttora liberi dell'organizzazione criminale di appartenenza,anche in ragione della sua particolare concreta pericolosità”. Poco importa se in tre diversi processi (tra cui quello in corso a Palermo sulla trattativa Stato-mafia) la sua posizione è stata stralciata e la sua posizione da imputato è stata sospesa proprio per le sue gravi condizioni di salute.
Già nei mesi scorsi la Corte di Cassazione aveva confermato, dopo l’ennesimo ricorso della difesa di Provenzano, il carcere duro per il boss mafioso. Nonostante le patologie di cui soffre il padrino – condannato all’ergastolo – siano “plurime e gravi di tipo invalidante“.
Proprio la Suprema corte aveva ravvisato il decadimento cognitivo, i problemi dei movimenti involontari, l’ipertensione arteriosa, un’infezione cronica del fegato, oltre alle conseguenze degli interventi subiti da Provenzano per lo svuotamento di un ematoma da trauma cranico, per l’asportazione della tiroide e per il tumore alla prostata. Tuttavia il 41 bis doveva essere applicato in quanto Provenzano “risponde alle terapie” ed è compatibile “con le pur gravi condizioni di salute accertate”. La Suprema Corte avanzava anche il “rischio per la stessa possibilità di sopravvivenza del detenuto” se “la prosecuzione della sua degenza” avvenisse “nel meno rigoroso regime della detenzione domiciliare”, sempre in ospedale, perché avverrebbe “in un contesto di promiscuità in cui l'assistenza sanitaria non gli potrebbe essere assicurata con altrettanta efficacia”.
Al di là delle motivazioni tecniche, poi, nella relazione compaiono anche altri pareri positivi alla proroga del cartcere duro come ad esempio quello giunto dalla Direzione nazionale antimafia, diretta da Franco Roberti. Secondo la Dna “in nessun modo la modifica del regime del 41 bis può incidere sulle condizioni di salute di Provenzano”. Anzi. “Nel vigente regime detentivo egli ben possa usufruire di tutte le cure necessarie”.
Procure favorevoli e contrarie
Nella relazione del ministro della Giustizia compaiono anche i pareri delle tre principali Procure interessate su indagini che hanno cinvolto e che potrebbero coinvolgere lo storico padrino. Così è emerso che a dare parere negativo sulla proroga del carcere duro sono state, ancora una volta, le Procure di Caltanissetta e di Firenze, mentre per la prima volta, la Dda di Palermo, diretta da Francesco Lo Voi, ha dato parere positivo per la proroga del regime del 41 bis.
In particolare per la Dda nissena il boss non dovrebbe continuare a stare al 41 bis per “le particolari condizioni di salute in cui versa”. La Dda di Firenze “pone alla base il fatto che non sono in corso indagini, nell'ambito del territorio di sua competenza, che riguardano direttamente o indirettamente Provenzano, o il contesto criminale a lui riferibile”. Invece, la Dda di Palermo, a differenze delle altre due Procure, “ha affermato che per una migliore valutazione della necessità del rinnovo del regime detentivo speciale nei confronti di Provenzano, occorre delineare la sua figura e il suo ruolo nell'associazione mafiosa Cosa nostra”. Per il Procuratore Lo Voi, dunque, “il detenuto in questione, grazie ai diffusi appoggi della consorteria mafiosa siciliana è riuscito ad assicurarsi lo stato di latitanza per oltre 40 anni, sino all'11 aprile 2006”. Inoltre viene ricordato come dopo l'arresto del'altro boss corleonese, Totò Riina, “Provenzano ha assunto una incontestata posizione verticistica rimanendo per diversi anni l'incontrastato capo dell'associazione mafiosa nel suo insieme, non di uno o l'altro mandamento”. E' per questo motivo che la Dda di Palermo ritiene che “esista il pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica derivante da vincoli con la criminalità organizzata e dalla capacità del detenuto di mantenere contatti con essa”.
Come un vegetale
Parole non condivise in particolare dal legale di Provenzano, l'avvocato Rosalba Di Gregorio, che all'Adnkronos ha ribadito: “Provenzano è un vegetale, non parla, non mangia, non capisce, viene alimentato artificialmente con un sondino che finisce direttamente nell'intestino, visto che lo stomaco è necrotizzato”. “Come dovrebbe gestire in queste condizioni l'organizzazione mafiosa? - dice - Non riesce a parlare neppure con i suoi familiari. Non li riconosce più. E' un vegetale, lo ribadisco”.
Secondo il ministro della Giustizia, comunque, dalle “informazioni ricevute dalle autorità giudiziarie e dagli organi investigativi” emerge “l'elevata pericolosità del soggetto e del gruppo criminale di appartenenza”.