Droga, minacce, usura
di Aaron Pettinari
In tredici finiscono in manette con l’operazione “Damasco”
“La criminalità cresce, altro che isola felice”. Così il Procuratore generale Vincenzo Macrì, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario di Ancona, lanciava l'allarme, frutto di quei dati raccolti negli ultimi cinque anni. Un dato che la maxi operazione odierna (45 gli indagati), denominata “Damasco”, conferma con forza. L'inchiesta condotta dai carabinieri di Ancona e Fano, con il coordinamento dei pm della Dda Mariangela Farneti (Ancona) e Valeria Cigliola (Pesaro), ha permesso di sgominare un'associazione per delinquere che spacciava cocaina, hascisc e marijuana nel territorio marchigiano (da Pesaro ad Ascoli Piceno). In totale sono state tredici le persone arrestate: dieci su ordine di custodia cautelare in carcere firmato dal Gip e tre in flagranza di reato, compreso il sottocapo della Capitaneria di porto di Pesaro, C.F., 38 anni, siciliano, arrestato in flagranza per detenzione di una pistola serba cal. 6,35 con la matricola abrasa.
Secondo gli inquirenti, la droga acquistata sia in Italia che all’estero veniva immessa nelle province di Pesaro-Urbino e Ancona attraverso una fitta rete di pusher al dettaglio gestita da personaggi di notevole spessore criminale di origine siciliana. Un gruppo di stampo simile all’organizzazione mafiosa che addirittura forniva sostegno economico e legale fornito agli affiliati e ai piccoli spacciatori nell’eventualità di un loro arresto.
Nel corso della mattina alcuni dettagli dell'operazione sono stati illustrati dal comandante provinciale dell'Arma di Ancona, col. Stefano Caporossi, dal comandante del Reparto operativo Americo Di Pirro e dal comandante della Compagnia Cc di Fano Alfonso Falcucci.
Secondo gli inquirenti al vertice dell'organizzazione vi sarebbe Salvatore Fontana, 46 anni, originario di Villabate (Palermo) ma da oltre vent'anni residente a Cupramontana (Ancona), con precedenti per droga e rapina. In particolare la banda importava droga dall'Olanda o la faceva arrivare da Napoli tramite un referente campano, figlio di un detenuto rinchiuso nel carcere di Fossombrone in odore di legami con il clan Gionta. Per gestire lo spaccio, Fontana si sarebbe servito per la zona di Ancona del fratello e del nipote (F.V., 43enne palermitano e F.R. 22enne, entrambi residenti a Cupramontana) e di un collaboratore di giustizia legato alla mafia catanese, S.S., 31 anni, per il Pesarese.
Proprio quest'ultimo, per il Capitano della Compagnia di Fano Alfonso Falcucci, sarebbe stato “il perno centrale delle indagini”. L'uomo si era stabilito da tempo nell'entroterra nord-anconetano, e avrebbe iniziato a svolgere in prima persona un'attività criminale. Col tempo era riuscito a circondarsi di spacciatori locali e infine di persone fidate che venivano sostituite ogni volta che qualcuno veniva arrestato. A rifornire l'organizzazione era principalmente uno dei componenti dell’organizzazione, di origine albanese, domiciliato nella provincia di Fermo.
Stando al comandante provinciale di Ancona Stefano Caporossi, insomma: “Sebbene non sia stato possibile incriminarli per associazione a delinquere di tipo mafioso, bensì per associazione a delinquere ai fini di spaccio, in questo caso siamo appena un gradino al di sotto del fenomeno della criminalità organizzata”.
L'inchiesta, che ha preso il via nel 2014 partendo proprio dalla sorveglianza del pentito, si è protratta fino al dicembre scorso ed ha permesso di svelare come l'organizzazione non si facesse scrupolo nel commettere altri reati per recuperare crediti per partite di droga non pagate con metodi paramafiosi. Tra gli episodi citati vi è l'incendio di un'auto a Maiolati Spontini avvenuto il 17 settembre 2015, e due aggressioni ad altrettanti commercianti di Ancona (acquirenti 'morosi' di stupefacente) fatti oggetto di minacce e violenze, ai quali era stato prospettato anche l'intervento di soggetti con legami mafiosi per ottenere il saldo dei pagamenti.
Tra i reati contestati al presunto capo della gang anche l'intestazione fittizia di beni a familiari e a terzi. Tra le persone su cui pesa l'accusa associativa figura una donna campana di 39 anni, residente a Jesi, denunciata a piede libero: avrebbe prestato denaro a debitori per droga in difficoltà, pretendendo poi la restituzione con tassi fino al 121%.
Nei mesi scorsi, l'attività dei carabinieri aveva portato all'arresto di altre sei persone (quattro a Pesaro e due ad Ancona) ed al sequestr di 316 grammi di cocaina, 333 grammi di hascisc e 142 grammi di marijuana. Contestualmente ai fermi di oggi invece, che ha visto il coinvolgimento di ben 140 militari, ha permesso il recupero contestuale di quasi tre kg di hascisc. Svelato anche il tariffario per lo spaccio a domicilio (90 euro al grammo per la cocaina e 10 euro al grammo per la marijuana).
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