cutro ignazio9di Francesca Mondin
Nel 2012 era chiaro nesso tra i danni all’azienda Cutrò e la denuncia contro la mafia

C’è la controprova di quello che lamenta Ignazio Cutrò: Tra il 2011  e il 2012 furono scritti da un perito del Viminale degli interventi urgenti da fare nei suoi confronti. Tra questi un mutuo di 300 mila euro senza interessi che gli avrebbe permesso di rimettere in piedi l’azienda oggi fallita. Non una sola ma ben due sono le perizie che il Viminale fece fare all’avvocato Dell’Antonietta riguardo l’azienda di Ignazio Cutrò, presidente dell’Associazione testimoni di giustizia. A svelarlo è il deputato Davide Mattiello, coordinatore del V Comitato della Commissione Antimafia (comitato incaricato di seguire gli sviluppi sui testimoni di giustizia) dopo aver parlato stamani con l’avvocato stesso.
“Mi ha specificato che le perizie furono due e ha confermato quello che Cutrò dice da tempo” spiega Mattiello. Secondo quanto detto dal perito al deputato, la seconda perizia fu chiesta dalla Commissione Centrale in un secondo momento, tra il 2011 e il 2012, specificatamente per verificare la relazione tra i danni dell’impresa, individuati nella prima perizia, e il fatto che Cutrò avesse cominciato a denunciare i mafiosi. Ed è proprio questo secondo documento che chiarisce ogni dubbio sul fatto che il testimone di giustizia nel tempo non “ci ha marciato sopra” la sua posizione cercando di ottenere più del dovuto. Anzi va riconosciuto che in questi anni Cutrò, prima di essere costretto a chiudere, ha fatto di tutto per mantenere in regola la sua azienda a sue spese per poter continuare a lavorare, senza voler essere mantenuto dallo Stato ma chiedendo solo di essere aiutato a far ripartire la sua azienda. “Questa perizia - precisa Mattiello - metteva in evidenza che l’azienda di Cutrò aveva cominciato ad andare male proprio e solo in relazione all’attività di denuncia”.
Alla luce di queste conferme è giusto chiedersi perché la Commissione Centrale ha atteso cinque anni (durante i quali l’azienda ha dovuto chiudere) prima di rendere note al testimone di giustizia i risultati di queste perizie? Ignazio Cutrò sostiene che nessuno degli interventi descritti nella relazione come urgenti sono stati fatti nei suoi confronti per salvare l’azienda. Come mai allora il Ministero non ha attuato le perizie che lui stesso aveva incaricato di fare?
Questi quesiti pretendono una risposta urgente di fronte alla disperazione in cui versa ora la famiglia Cutrò. Il testimone di giustizia, infatti, dopo aver ricevuto le pressioni delle banche e della Serit sul pagamento di 500 mila euro entro fine mese, ha minacciato di essere pronto a darsi fuoco se non arrivano risposte a breve dal governo. “Si capisce l’amarezza di Cutrò - aggiunge il deputato - che si domanda cosa sarebbe successo se questi interventi fossero stati presa sul serio subito, nel 2012 prima che tutto fallisse”.
Alcune di queste risposte Mattiello si è ripromesso di provare ad ottenerle nella giornata di domani: “Alle tredici e trenta ci sarà in Commissione Antimafia il Ministro Alfano, sono intenzionato a chiedere conto di questa perizia”. “Non sono nemmeno richieste di Cutrò ma siamo di fronte alle perizie del ministero stesso, perché allora non ottemperarle?”.
“Ormai il latte è stato versato e cinque anni sono tanti per un azienda - ha concluso Mattiello - il governo dovrebbe almeno rispondere del perché non si è fatto nulla” se non altro per rispetto e serietà della dignità di uomini e donne che hanno messo la faccia nella lotta alla mafia.
Intanto oggi dal palco di Messina, durante la giornata di memoria e impegno in ricordo delle vittime di mafia, il fondatore di Libera Don Luigi Ciotti in collegamento nazionale ha espresso piena solidarietà nei confronti suoi e degli altri testimoni di giustizia: “Penso a situazioni come quelle dei testimoni di giustizia come Ignazio Cutrò che minaccia di darsi fuoco se non verranno prese misure che fermino le banche. Banche che entro fine mese esigono un credito da 500mila euro. Lui testimone coraggioso. E sono tanti i testimoni di giustizia che chiedono il Giusto.” Nessuna solidarietà invece è pervenuta da altre associazioni del territorio, addirittura nella pagina fb Bivona news, si sarebbero sollevate delle polemiche contro di lui da un personaggio vicino a Panepinto (che Cutrò fece arrestare con le sue denunce) subito però cancellate. La solidarietà invece è arrivata da cittadini di tutta Italia che hanno anche proposto di raccogliere delle donazioni come iniziativa simbolica per non lasciare solo il testimone di giustizia nel pagamento del debito.

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