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carabinieri fIntanto si cerca una soluzione per mantenere il processo a Reggio.
di Sara Donatelli
L'indagine Aemilia, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, prosegue in maniera del tutto coerente ai presupposti iniziali: svelare le complicità tra la ‘ndrangheta ed il mondo politico ed economico emiliano. In questo scenario, dunque, ben si inserisce l’operazione condotta ieri dai carabinieri del nucleo investigativo di Modena che si sono presentati presso la Prefettura per acquisire documentazione varia e per ascoltare alcuni funzionari.

In particolar modo, l’interesse degli investigatori è orientato verso tutti coloro che hanno seguito le procedure di iscrizione, cancellazione e riammissione dalle "white list", le liste pulite alle quali è obbligatorio iscriversi per lavorare all’interno cantieri post-sisma. Quali sono state le modalità attraverso le quali si è valutata l’inclusione, l’esclusione e la riammissione nella white list di alcune aziende subito dopo il sisma del 2012? E’ questa la domanda che si sono posti gli inquirenti. Qualcosa di sicuro non ha funzionato (vedi il ruolo della Bianchini Costruzioni Srl). Oltre a vari funzionari della Prefettura, è stato sentito persino lo stesso prefetto, Michele Di Bari, il quale si è recato negli uffici della DDA per spiegare il complesso lavoro portato avanti in merito all'infiltrazione mafiosa nei famosi appalti post sisma. Non dimentichiamo un dato importante: lo stesso prefetto  modenese, a ottobre, aveva firmato ed inviato al Ministero dell'Interno la proposta di scioglimento per mafia del comune di Finale Emilia, sollevando molti dubbi sulle procedure legate alla famosa white list.

Aemilia deve rimanere in Emilia
Il processo Aemilia deve rimanere in Emilia Romagna. Firenze non dista molto da Reggio Emilia, è vero. Ma è altrettanto vero che quei  150 km di distanza potrebbero definitivamente compromettere tutto il lavoro che la DDA di Bologna ha portato avanti negli ultimi anni. E non è un lavoro che mira solamente ad identificare tutti coloro che hanno permesso il radicamento della ‘ndrangheta in Emilia Romagna. E’ un lavoro, un duro lavoro, che punta al risveglio delle coscienze emiliane. Mantenere un processo di tali dimensioni a Reggio Emilia sarebbe un segnale fortissimo non solo per la cittadinanza (che potrà così assistere alle varie udienze) ma anche per gli stessi imputati (che avranno così modo di rispondere delle accuse mosse nei loro confronti proprio dinanzi al popolo emiliano). Solo pochi giorni fa avevamo raccolto le parole durissime del Presidente del Tribunale di Reggio Emilia, Francesco Maria Caruso, il quale aveva denunciato la mancanza di fondi per mantenere il processo a Reggio Emilia. Dalla Regione Emilia-Romagna, invece,  arriva ora la disponibilità a contribuire all'allestimento di un'aula bunker nel Tribunale di Reggio Emilia. “Abbiamo ricevuto dal presidente Francesco Caruso una proposta di preventivo di 330-350 mila euro per l'allestimento di un'apposita tensostruttura nel cortile del Tribunale- ha affermato il sottosegretario alla presidenza della Giunta Regionale, Andrea Rossi-. Come Regione siamo disponibili a farci carico di questa cifra, con quel senso di responsabilità e con quelle motivazioni che ci hanno portato a sostenere lo svolgimento dell'udienza preliminare a Bologna”.  E’ anche vero, però, che deve essere il Ministero stesso a fare le corrette valutazioni in merito alla reale fattibilità del progetto, soprattutto per quanto riguarda i dati relativi alla sicurezza.  Proprio per queste motivazioni Giovanni Melillo, capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia, ha convocato per domani una riunione  che avrà lo scopo di analizzare ogni singolo aspetto organizzativo riguardante lo svolgimento del processo Aemilia a Reggio. All'incontro, al quale parteciperanno i capi degli uffici ministeriali, sono stati invitati il governatore della Regione Emilia-Romagna, il prefetto e il sindaco di Reggio Emilia, il presidente e il procuratore generale presso la corte di appello di Bologna, il presidente del tribunale di Reggio Emilia e il presidente del locale Consiglio dell'ordine degli avvocati.  I problemi da affrontare hanno sicuramente una portata considerevole: bisogna innanzitutto individuare una soluzione fattibile affinché si possa garantire un efficiente svolgimento del processo stesso (considerando il fatto che l’aula dovrà contenere un considerevole numero di imputati, insieme ad avvocati, parti civili ed infine il pubblico che vorrà assistere alle varie udienze). Bisogna anche giungere ad una certa “economicità” dell’operazione stessa, mantenendo alti, al contempo, i livelli di qualità e di sicurezza logistica. Risultato non facile da raggiungere. Ma sarebbe un risultato fattibile se le istituzioni continuassero a mostrarsi (così come stanno già facendo) realmente interessate al buon esito del processo Aemilia.

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