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manca attilio web3La dottoressa Ranalletta omise lesioni sul corpo di Attilio Manca
di Miriam Cuccu
Scontro al processo sulla morte di Yara Gambirasio tra pubblico ministero e medico consulente della difesa. Nel dibattimento in corso, in cui è accusato della morte della tredicenne Massimo Bossetti, carpentiere di Manoppello, la consulente della difesa Dalila Ranalletta ha avanzato una serie di dubbi sulla ricostruzione dell’omicidio di Yara da parte dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, del Labanof di Milano.
Secondo la Ranalletta, infatti, non è certo che Yara sia stata uccisa nel campo di Chignolo d’Isola, dove ne è stato ritrovato il corpo, in quanto sarebbero state identificate fibre di tessuto non riconducibili ai vestiti dell'adolescente, che potrebbero far pensare a uno spostamento del corpo all'interno del campo solo in un secondo momento. La Ranalletta si è dimostrata scettica anche sull'arma del delitto: "Si è parlato di una lama affilata e sottile, ma ci sono lesioni che non possono non far pensare a un’arma importante" ha sostenuto, escludendo quindi l'uso di un coltellino Opimel come quello che Massimo Bossetti aveva e che è poi scomparso, come sostiene invece l’accusa. Bocciata anche la ricostruzione dell'ora del decesso, secondo la Cattaneo avvenuto nella fascia oraria intorno a mezzanotte. "Non ci sono indicazioni precise" ha replicato la Ranalletta, parlando dell'analisi del succo gastrico che sarebbe troppo impreciso, nonostante la consulente della controparte abbia ribadito che si tratta di un range orario, dunque di un'ampia fascia temporale.

A questo punto lo scontro è stato inevitabile. "Lei lavora per l’Asl, ma quali sono le sue reali competenze?" ha sbottato a un certo punto il pm Letizia Ruggeri. "Ho lavorato su circa 2.500 cadaveri nella mia vita" ha ribattuto la dottoressa Dalila Ranalletta. Ma il sostituto procuratore ha ricordato alla dottoressa di "negligenze, rispetto al suo lavoro sul caso di Attilio Manca" recentemente evidenziate dalla stessa Commissione parlamentare antimafia. "Mai avuto problemi con le procure" è stata la replica della dottoressa. In realtà, però, ad essere chiamati dalla Commissione antimafia per chiarire alcuni aspetti dell'inchiesta sulla morte di Attilio Manca sono stati gli stessi magistrati della Procura di Viterbo, il procuratore Pazienti e il sostituto Petroselli. Attilio Manca, urologo di Belcolle originario di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) è stato ritrovato nella sua casa di Viterbo la mattina del 12 febbraio 2014. Il suo corpo presentava diversi segni di violenza, sul braccio sinistro due buchi (anche se Attilio era un mancino puro) e vicino al cadavere due siringhe.
Lo stesso vicepresidente della Commissione antimafia, Claudio Fava, al termine dell'audizione dei due magistrati che avevano ribadito il suicidio di Attilio con un mix di droga e alcool (nonostante numerosi indizi portassero all'omicidio, addirittura collegato alla latitanza del boss Bernardo Provenzano, che l'urologo avrebbe operato a Marsiglia) aveva parlato di un’inchiesta “gestita con eccessiva sufficienza” e di “pregiudizio negativo addirittura nei confronti della vittima”. In questo quadro, resta ad oggi incomprensibile perché la dottoressa Ranalletta, che analizzò il corpo di Attilio Manca, omise di descrivere le lesioni (il setto nasale deviato, lo scroto gonfio e visibili macchie ematiche su tutto il corpo) che tutto facevano pensare meno che a un suicidio.
Dell'incomprensibile autopsia della Ranalletta diranno poi Pazienti e Petroselli di averne discusso per ore, salvo poi avallare la teoria del "medico drogato". Perché? Resta il fatto che, a seguito di errori così macroscopici, oggi il medico legale è passata a dirigere l'Asp di Roma, conducendo una brillante carriera, oltre ad essere consulente fissa negli studi di "Quarto grado" su Mediaset. I dubbi che restano su certi episodi, però, non sono mai stati del tutto chiariti. A discapito non solo della verità processuale, ma soprattutto del dolore dei familiari, quelli di Yara e Attilio, che oltre a dover fare i conti con il lacerante dolore di una perdita, si trovano a combattere contro gravi anomalie che impediscono alla verità dei fatti di venire finalmente a galla.

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