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fabbrocino giovanni arrestodi Emiliano Federico Caruso
Nella mattinata di venerdì 9 ottobre gli uomini della Dia, coordinati dal capocentro Giuseppe Linares, hanno eseguito un sequestro di beni emesso dal Tribunale di Napoli nei confronti di Giovanni Fabbrocino, 41enne appartenente al clan omonimo, già colpito a marzo da un’ordinanza di custodia cautelare insieme ad altre 11 persone nell’ambito dell’operazione «Breccia». Giovanni Fabbrocino, nel complesso meccanismo della Camorra campana, non è uno qualsiasi, ma ha, per così dire, il crimine nel sangue. Il padre di Giovanni è infatti Mario «’o Gravunaro» Fabbrocino, boss indiscusso del clan omonimo e tra i maggiori protagonisti dello scontro tra la Nuova Famiglia e La Nuova Camorra Organizzata negli anni ’70.

Siamo a cavallo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, i clan di Cosa Nostra siciliana hanno esteso i loro tentacoli anche in terra campana, in zone in genere controllate dalla Camorra. Ma iniziano a esagerare, pretendono il monopolio del traffico di droga e del contrabbando di sigarette, agiscono in modo sanguinario e violento contro il clan dei Marsigliesi, e in generale sono mal tollerati dalla Camorra locale, che non vede di buon occhio le pressioni sempre più forti di Cosa Nostra in territorio campano.

C’è un uomo, in particolare, che non ci sta, si chiama Raffaele Cutolo, ma i compagni lo chiamano «’o professore» perché è l’unico a sapere leggere e scrivere. Una dote non scontata nei clan di fine anni ’60. ‘O professore decide di prendere in mano le redini del riscatto della Camorra nei confronti di Cosa Nostra, recluta decine, centinaia di giovani del sottoproletariato (negli anni ’80 diventeranno settemila affiliati) e crea una struttura paramilitare e piramidale, con vari ruoli cha vanno dal picciotto al santista. In cima c’è lui, Cutolo, che in questa struttura si definisce «Vangelo». Nasce la Nuova Camorra Organizzata.

Ma non sono i soli: per contrastarli nasce una sorta di fusione di vari clan tra i quali Nuvoletta, Bardellino, Zaza, Mallardo e Alfieri. A capo della federazione di clan, che prendeva come modello proprio la Nuova Camorra di Cutolo, ci si mettono i Nuvoletta, dal momento che possono contare sul diretto appoggio dei Corleonesi di Riina. Nasce così l’Onorata Fratellanza, che in seguito gli inquirenti chiameranno Nuova Famiglia, una famiglia che durerà poco.

Sconfitti, per così dire, i vertici della Nuova Camorra Organizzata in seguito al pentimento di Pasquale Barra, che porterà a 856 arresti nel clan di Cutolo, i clan della Nuova Famiglia iniziano a farsi guerra tra loro fino alla famosa Strage di Torre Annunziata nell’estate del 1984. Una sorta di seconda guerra di mafia, sul modello di quella che, proprio in questo periodo, insanguina le strade di Palermo. Tra gli esponenti più rispettati della Nuova Famiglia si trova un certo Mario Fabbrocino, cugino di Carmine Alfieri, che si farà poi un lungo curriculum da boss del narcotraffico, costellato di arresti, fughe e una lunga latitanza culminata con l’attuale 41 bis nel carcere di Cuneo.

Ma ‘o gravunaro, il carbonaio, a sua volta ha un figlio della stessa stoffa criminale, Giovanni Fabbrocino, che decide di prendere in mano la gestione del clan e si farà anche lui un curriculum criminale dei più classici, tra estorsione, trasferimento fraudolento di beni, illecita concorrenza ed estorsione. il tutto aggravato dall’associazione mafiosa.

Fino a marzo 2015, quando Giovanni, insieme ad altre 11 persone, viene arrestato nell’ambito dell’operazione «Breccia», che scoperchia un insieme di crimini legati alla gestione di varie attività commerciali, imprenditoriali ed edilizie. In particolare Giovanni risulta titolare (occulto) e gestore della G. F. S.r.l, ditta operante nella vendita dei fiori da vivaio, e soprattutto della Gifra S.r.l., un’altra azienda molto attiva nel settore della vendita del calcestruzzo. Vendita inaugurata già dalla ditta «La Fontana» di Mario Fabbrocino, e che veniva imposta dal figlio Giovanni con metodi estorsivi, violenze, minacce e a prezzi nettamente maggiorati rispetto alla concorrenza. Un sistema che aveva praticamente il monopolio della vendita di materiali edilizi nei comuni di San Giuseppe Vesuviano, Nola, Somma Vesuviana, Palma Campania, San Gennaro Vesuviano e Camposano. Un meccanismo dannoso per l’economia locale, ora fermato dalle operazioni della Dia di Napoli, che hanno portato al sequestro di cinque milioni di euro sotto forma di quote sociali, di beni strumentali utilizzati dalle imprese del clan Fabbrocino, e della società RAF S.r.l., attiva anche questa nel settore dei materiali edili.

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