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20150410-mafie-ed-ecomafieConferenza a Pordenone sul business dell'ambiente: "La corruzione è il collante perfetto"
di Miriam Cuccu - 11 aprile 2015
Mafie ed ecomafie. Non si percepiscono nell'immediato, eppure le conseguenze possono essere tra le più gravi perché, a rischio, ci sono le nostre falde acquifere, i campi coltivati, la terra che calpestiamo, l'acqua che beviamo e quella dei mari. Un delitto "dilazionato nel tempo", così lo definisce Antonio Pergolizzi (Coordinatore dell'Osservatorio Nazionale Ecomafie di Legambiente) alla conferenza "Mafie ed ECOmafie. Il business della criminalità nell’ambiente che ci circonda" organizzata dalle associazioni culturali Il Sicomoro e Terra Mater. Un incontro, moderato dal vicedirettore di Antimafia Duemila Lorenzo Baldo e promosso a Pordenone dal progetto "Costruire Legalità", che è stato realizzato con il contributo e il patrocinio del Friuli Venezia Giulia e che ha visto partecipare circa duecento ragazzi - a raccontarlo Tamara Tonus, avvocato e referente “Cultura della legalità” - delle scuole di Brugnera, Fontanafredda e Zoppola. "La Terra dei Fuochi in Campania, i nostri mari, sono stati usati come grandi discariche di rifiuti" ha continuato Pergolizzi. Il tutto "con il beneplacito della classe dirigente", sversando "rifiuti tossici di ogni tipo". Tutto questo, ha specificato, solo per fare in modo che le industrie "continuino a produrre infischiandosene dei costi". Perché bonificare scarti e riciclare rifiuti costa. Il problema è che, di questo business, ne approfittano anche le mafie: "I Casalesi - ha elencato Pergolizzi - hanno gestito discariche illegali nelle campagne agricole, sono quelli che hanno compiuto l'esperimento criminale più riuscito. Cosa nostra, invece, delle discariche ne ha sfruttato gli appalti, mentre la 'Ndrangheta si muove su entrambi i fronti". Ma anche quando non si tratta di mafiosi, "sono soggetti con conti correnti e partita iva, che operano nei mercati legali e illegali attuando traffici nazionali e all'estero". L'approvazione del nuovo disegno di legge sugli ecoreati potrebbe rappresentare un importante passo avanti dato che, ha sottolineato ancora Pergolizzi, "in campo ambientale strumenti investigativi non ci sono mai stati" e i reati prevedono solo una contravvenzione, "pene ridicole che non spaventano nessuno", salvo per il traffico illecito di rifiuti. Occorre invece "cambiare le regole del gioco": la proposta di legge "introdurrebbe sei fattispecie delittuose come l'inquinamento e il disastro ambientale, l'omessa bonifica, aggravanti come quella ecomafiosa ed il coinvolgimento di pubblici funzionari, perchè la corruzione, in campo ambientale, è un collante perfetto" che ingloba "imprenditori, colletti bianchi, funzionari. Le mafie sono solo un pezzo del ragionamento, si tratta di economia criminale". Questo testo di legge, ha auspicato Pergolizzi, "deve essere approvato senza cambiargli una virgola" evitando la "navetta" tra Camera e Senato, dato che "si fa fa di tutto per boicottarlo".

Rita Ugolini, pm della Procura di Venezia, ha in mano l'indagine sui rifiuti pericolosi stoccati sotto l’autostrada Valdastico. Il reato ambientale, ha spiegato il magistrato, "è difficile da provare perchè servono persone con una certa esperienza e competenza non facili da trovare, e la normativa è così dettagliata, così frastagliata da creare anche notevoli problemi di tempo, se pensiamo che per i processi penali l'indagine dura due anni e per un accertamento possono volerci anche sei mesi". Ma la Ugolini si dice contenta "per la grande quantità di reati, vuol dire che la gente denuncia, che ci sono provvedimenti aperti, che i magistrati stanno lavorando". Il problema della repressione penale, però, è che "arriva alla fine, quando il reato è già consumato o si sta consumato, ma non può arrivare a prevenirlo".
Secondo Giorgio Bongiovanni, direttore di Antimafia Duemila, il problema è anche a monte: "Se parliamo di legislatori onesti e trasparenti, questi cercheranno di fare leggi per proteggere l'ambiente e la collettività, ma nel nostro caso abbiamo ottanta parlamentari indagati, pensate che possano fornire leggi utili ai magistrati per reprimere i crimini? Siamo tra i primi posti al mondo per mafia e corruzione, qui hanno ucciso più magistrati, giornalisti, poliziotti. Per le nostre stragi non c'è una persona in carcere come mandante esterno. Ecco perchè i magistrati hanno le armi spuntate, perchè il legislatore è sotto ricatto dalle mafie".
La strada per invertire la rotta è lunga, ma da qualcosa si deve pur iniziare: "Bisogna votare persone oneste - ha detto Bongiovanni - abbattere questo modo di fare perchè siamo in una guerra civile appena velata dalla democrazia. La maggior parte della corruzione italiana sta nella politica, che non ha mai voluto processare se stessa". E per creare un nuovo circolo virtuoso, ha aggiunto Pergolizzi, "serve un piano nazionale di mappatura e smaltimento di rifiuti", è necessaria "un'innovazione dei processi e dei prodotti, cercando di fare un'economia sempre più circolare. Una strategia economica che guardi ai rifiuti fin dall'origine come l'inizio di un processo produttivo sarebbe il modo migliore per evitare l'intromissione delle mafie", ma soprattutto, ha concluso la Ugolini "unirsi insieme per denunciare, il controllo del cittadino, se ha a cuore la propria terra, è la cosa più importante".

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