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di Sonia Cordella - 12 marzo 2015

Gli studenti incontrano all'aula bunker il Sostituto Procuratore di Palermo Antonino Di Matteo
L’aula bunker del Carcere dell'Ucciardone respira una boccata d'ossigeno. L'allegria e la spensieratezza di tanti giovanissimi studenti illuminano come raggi di sole la grande aula avvezza alla presenza di imputati, avvocati, magistrati e giudici. Un insolito appuntamento che ha inizio con l'atteso arrivo del magistrato più famoso d'Italia Antonino Di Matteo che in quest'aula è proprio di casa. Rosanna Melilli, responsabile delle agende Rosse “Paolo Borsellino” di Palermo, organizzatrice dell'evento, presenta l'incontro parlando successivamente agli studenti di alcune vicissitudini della sua esperienza come insegnante all'interno della scuola ed esortando i ragazzi a distruggere quella cultura mafiosa oramai radicata dentro ciascuno di noi. Presente anche il responsabile dell'ASSEPED dell’associazione per disabili di Palermo. Roberta Gatani coordinatrice gruppo delle Agende Rosse “Rita Atria” di Trapani spiega ai ragazzi l'importanza di parlare di mafia, di avere il coraggio di denunciare e di resistere. Linda Grasso, presente in rappresentanza di Scorta Civica sottolinea invece l'importanza della presenza giovanile nelle manifestazioni in piazza. Una visita speciale per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado “Borgese - XXVII Maggio”, l’Istituto Comprensivo “Sciascia” di Palermo e “Via Don Milani” di Cernusco sul Naviglio venuti dalla provincia Milano per una tre giorni nella città di Palermo che prevede oltre alla visita ai vari monumenti e bellezze artistiche della città anche un percorso di legalità. Ma i ragazzi sono ansiosi di ascoltare proprio lui, Antonino Di Matteo.

“Ragazzi è molto bello per me vedere quest'aula una volta tanto occupata da ragazzi, da studenti, dai loro professori, sono abituato da anni a vivere in quest'aula momenti diversi con la celebrazione dei processi” dice il pm della procura di Palermo che ha in mano l'inchiesta più temuta della storia della nostra repubblica. “Il problema mafioso è un problema gravissimo in tutta la nostra nazione, e non è soltanto il problema dei mafiosi che sparano, che chiedono il pizzo, che trafficano stupefacenti ma è anche il problema di una mentalità mafiosa che si sta diffondendo in tutto il Paese. La mentalità mafiosa è la mentalità del più prepotente che vuole prevalere sugli altri con la violenza, con la raccomandazione, con il favore dei potenti” spiega ai ragazzi “la mentalità mafiosa, e vi prego ragazzi di credermi io da vent'anni mi occupo di queste persone, è una mentalità vigliacca, i mafiosi sono essenzialmente dei vigliacchi perchè sono delle persone che sanno agire alle spalle, sono delle persone che sono capaci di tradire, sono capaci di ammazzare i propri fratelli, ci sono padri che hanno ucciso i figli” e tutto questo per avidità, per potere, per denaro sottolinea Di Matteo.

FOTOGALLERY © Antonella Morelli


“Nella mafia quando si entra, si va inevitabilmente in contro ad un destino: o si muore ammazzati o si finisce in galera. In ogni caso si rovina la vita il mafioso e chi gli sta accanto, in ogni caso il destino è un destino di tragedia, di sangue, di disperazione” evidenzia il giudice. “I mafiosi hanno bisogno di una sola cosa per fare i loro sporchi affari: il silenzio e l'indifferenza. I mafiosi vogliono che di mafia non si parli. Noi, voi, a partire dal vostro ambiente familiare, dal vostro ambiente scolastico, dal vostro ambiente di amicizie se volete fare qualcosa di utile per sconfiggere la mafia intanto iniziate a parlarne perchè ragazzi l'indifferenza e il silenzio mortificano la libertà, mortificano le vostre aspirazioni. Questo non è un paese normale, questa non è una città normale, ve lo vogliono fare credere, ma questo è un paese, l'Italia, dove la mafia è arrivata al punto di organizzare attentati con le autobombe, di fare attentati che hanno colpito vittime casuali come quelle di Roma, Firenze, Milano, questo è un paese in cui uomini politici importanti che sono stati anche più volte presidenti del consiglio sono stati collusi con i mafiosi, questo è un paese dove si è verificato quello che non si è verificato in nessuna parte del mondo. Ragazzi” continua Di Matteo “noi siamo palermitani e orgogliosi di esserlo ma la verità non la dobbiamo nascondere. Questa è l'unica città al mondo dove sono stati uccisi magistrati, prefetti, funzionari di polizia, presidenti della regione in carica, esponenti dei partiti politici di governo e dell'opposizione, sacerdoti, giornalisti, imprenditori, medici legali, questa è una città dove è successo e succede tutto questo e mettere la testa sotto la sabbia, fare finta di niente e disinteressarsi del problema significa proprio essere un vigliacco. È come se noi vivessimo in un mondo dove intorno a noi c'è una guerra, una battaglia, un’umanità che soffre, che combatte, che agisce e reagisce e noi invece ci occupiamo solamente delle nostre cose come se fossimo tutti semplicemente dei vigliacchi e delle persone amorfe. Questo ve lo voglio dire ragazzi non perchè vi voglio opprimere ma perchè vi voglio stimolare ad una cosa. Vi formerete le vostre idee nel tempo ma non siate indifferenti, informatevi, leggete, partecipate, solo così potete capire il mondo che vi sta attorno”. Una preziosa scuola di vita per il futuro dei nostri giovani. Una scuola di vita data dall'esempio di un uomo il quale incarna i valori che esprime. “Ragazzi, molte persone si sono trovate invischiate da giovani in questa maledetta mafia da cui non sono più uscite perchè all'inizio da ragazzi hanno avuto questo atteggiamento superficiale, questo atteggiamento di dire: -Ma quello mi sta aiutando, ma a me che me ne frega se è mafioso, mi sta facendo il favore!- Vi prego state attenti, voi siete ragazzi, siete vivi, avete aspirazioni, avete ideali, avete la voglia di giocare, di innamorarvi, di vivere la vostra vita appieno. La mafia è la mortificazione della libertà. Perchè nella mafia c'è una scala gerarchica per cui la libertà dell'individuo non esiste” prosegue il magistrato. “Non dobbiamo avere paura di conoscere la verità dei fatti e quando ci dicono che Palermo è la capitale della mafia non dobbiamo avere paura di riconoscerlo, dobbiamo avere però un altro orgoglio di dire: è vero, però Palermo è stata ed è anche la città dove la reazione è stata più forte, dove ci sono stati uomini come Falcone, Borsellino, Livatino, Chinnici, come il commissario Cassarà, come Libero Grassi, come Padre Pino Puglisi che hanno saputo reagire e hanno saputo anche sacrificare la loro vita per essere dignitosi e liberi.

FOTOGALLERY © ACFB

Non dobbiamo avere paura anche di chi ha idee diverse dalle nostre, dobbiamo avere paura soltanto della rassegnazione, dell’indifferenza e del silenzio che uccidono l'uomo prima ancora che muoia fisicamente. Dobbiamo avere paura perchè se non pensiamo con la nostra testa, se non lottiamo per una società più giusta nella carta d'identità ci sarà scritto cittadino italiano ma in realtà saremo sempre dei sudditi che faranno quello che altri vogliono che facciamo”. Tutti gli studenti delle scuole italiane dovrebbero ascoltare questa alta lezione di vita e di legalità. Il dottore Di Matteo chiede ai ragazzi che seguono attentamente di formulare delle domande e di parlare con schiettezza senza nessun tipo di problema del proprio pensiero, dei propri dubbi. Lui risponde a ciascuna di esse come un padre, come un insegnante, con quell'amore e quella preoccupazione per il  loro futuro che è innata nei veri educatori. “Fare il magistrato significa avere sempre dinanzi un concetto fondamentale che è scritto nella nostra Costituzione” prosegue ancora, “tu senti parlare per ora sempre della necessità di cambiare la Costituzione, io ti dico che invece di cambiarla sarebbe importante applicarla, e in questa Costituzione noi abbiamo un faro, noi magistrati e tutti gli operatori del diritto che è l'articolo 3: la legge è uguale per tutti. Il magistrato deve fare questo e se lo fa bene protegge proprio le minoranze, i più deboli, gli indifesi, le persone miti rispetto ai violenti” spiega poi rispondendo ad una domanda sulla sua scelta di fare il magistrato. Inevitabile quindi la domanda su Falcone e Borsellino, fari di legalità e della vera lotta alla mafia. “L'esempio che ci hanno lasciato è che, consapevoli di rischiare la loro vita, sono andati avanti. E non sono andati avanti per incoscienza ma per una decisione che era quella di far prevalere sulla paura la dignità. Superavano la paura con la consapevolezza di dover andare a testa alta e non farsi condizionare” riferisce Di Matteo con una commovente delicatezza e quasi devozione per i nostri martiri della giustizia. Uno dei ragazzi chiede di quale aiuto avrebbero bisogno dallo stato loro che stanno conducendo indagini tanto delicate: “Il modo migliore per aiutare la magistratura per la ricerca della verità è quello di approvare delle leggi che consentano ai magistrati di fare bene il loro lavoro” risponde il sostituto procuratore, “avere non soltanto i mezzi materiali ma anche quelli che sono gli strumenti di legge per potere scoprire gli autori dei reati e punirli adeguatamente, che significa non una vendetta nei confronti di chi ha sbagliato e commesso il delitto, significa intanto accertare la verità. Ci sarebbe bisogno di una politica pulita. Tutte le idee sono rispettabili di destra, di centro e di sinistra ma ad una condizione, che il vero rispetto della legge e l'onestà siano la prima cosa. Ma vi dico un’altra cosa” prosegue “ci dobbiamo rendere conto che gli esponenti politici che siedono in parlamento ce li abbiamo messi noi con i nostri voti. Questo vuol dire che innanzitutto deve essere ciascuno di noi a capire che il voto non si dà a chi ci ha promesso un favore, il voto si dà  a una persona che innanzitutto si sia dimostrata con i fatti onesta. Perchè in quel caso svendiamo l'arma più importante che abbiamo che è l'esercizio libero del diritto di voto”. “Uno stato serio che vuole difendere i suoi cittadini onesti non può accordarsi con la mafia” - sottolinea Di Matteo - “perchè questo significa riconoscere ad una organizzazione che è criminale la dignità quasi come se fosse un altro stato all'interno dello stato”. Ma qualcosa sta cambiando.

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“Quello che sta cambiando è proprio l'interesse di voi giovani, sta cambiando una diversa consapevolezza, il cambiamento sta avvenendo dal basso, dai giovani, dai cittadini comuni, ancora purtroppo non ci sono grandi segnali di cambiamento. E vi dico una cosa, saranno i figli dei mafiosi a far cambiare la testa ai loro padri, comincio a vedere in alcuni ambiti prettamente mafiosi una crisi dettata dalla voglia di cambiamento che hanno proprio i giovani”. Ma perchè lo stato non reagisce? “Quest'aula è diventata il simbolo più bello della reazione dello stato. Qui per la prima volta lo stato ha processato la mafia e questo è avvenuto già a metà degli anni '80. Io sono contento che abbiate visto questo luogo che rappresenta un simbolo. Tante volte mi capita di parlare con colleghi o forze di polizia di altri paesi, di altre nazioni, loro guardano a Palermo, alla Sicilia, all'aula bunker, ai pool antimafia come un esempio da seguire, nel senso che qui l'antimafia grazie soprattutto a magistrati come Falcone e Borsellino è stata avanti rispetto a tanti altri posti ed è un esempio a cui altre nazioni si ispirano. Certe volte sembra che in Italia si vuole distruggere quello a cui altri paesi guardano come esempio da imitare. Sembra un paradosso ma è così” dice il giudice con una nota amara. “La scoperta della verità sulla trattativa potrebbe compromettere la nostra democrazia? - chiede un altro giovane - “In un sistema democratico la cosa che compromette la democrazia è quando non si scopre la verità. Uno stato serio non può avere paura della verità. Quello che può compromettere la democrazia non è mai la verità, casomai è il mancato raggiungimento della verità, casomai è il non voler andare avanti, il voler nascondere le cose. Senza verità non c'è giustizia e senza giustizia non c'è democrazia” asserisce Di Matteo e le sue parole da vero servitore dello stato cadono come macigni sulla responsabilità civile dei rappresentanti delle istituzioni del nostro paese e su tutti noi cittadini. “Registrate questa giornata nel cuore” conclude il direttore di Antimafia Duemila, Giorgio Bongiovanni,  spiegando ai ragazzi l'importanza di studiare la verità sulla storia del nostro paese per poter capire le motivazioni che ci hanno portato ai gravissimi problemi in cui ci troviamo “perchè quando crescerete vi aiuterà moltissimo ciò che avete sentito oggi da questo magistrato che insieme ad altri è diventato così importante per il nostro paese. Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, sono i nostri punti di riferimento ma ci sono magistrati vivi che rappresentano la loro eredità, continuano il loro stesso percorso rischiando la loro vita, oggi”.

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