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montante-antonello-imagoeconomicaLa Repubblica, Pm Caltanissetta indagano su dichiarazioni pentiti. Montante si difende: "Sono vittimadi un metodo subdolo della diffamazione"
di AMDuemila - 9 febbraio 2015
Palermo. Il presidente degli imprenditori siciliani, Antonello Montante, sarebbe sotto inchiesta per reati di mafia da parte della Procura di Caltanissetta. L'indiscrezione viene pubblicata stamane dal quotidiano La Repubblica. Nei confronti di Montante, che è anche delegato per la Legalità di Confindustria, vi sarebbero le dichiarazioni di tre pentiti. Tra questi vi è Salvatore Dario Di Francesco, mafioso di Serradifalco, lo stesso paese di Montante. Il boss venne arrestato tempo fa dalla Squadra Mobile e da qualche tempo ha iniziato a collaborare parlando di appalti pilotati negli anni tra il 1999 ed il 2004, in particolare al Consorzio Asi. Di Francesco  è stato definito ‘’il collettore tra esponenti di Cosa nostra e i colletti bianchi della provincia’’. Il pentito è “compare” del mafioso di Serradifalco Vincenzo Arnone, che è stato compare di nozze di Montante. Questa notizia era già stata diffusa lo scorso anno dalla rivista I Siciliani Giovani con tanto di foto di Montante insieme a Vincenzo Arnone nella sede di Assindustria nissena, scattata negli anni Ottanta, accompagnato dal certificato di nozze in cui compaiono i nomi dei quattro testimoni. Due erano gli Arnone di Serradifalco, padre e figlio. Anche queste lontane “conoscenze” sono entrate nell’inchiesta dove, comunque, la parte più consistente riguarda le rivelazioni del pentito Di Francesco e degli altri due collaboratori di giustizia. Intanto Montante ha già spiegato che le sue frequentazioni con Arnone, altro non erano che  legami dovuti alla comune origine paesana legata a Serradifalco. A suo carico, sempre secondo il quotidiano, vi sarebbe anche un'altra inchiesta a Catania scaturita da una denuncia. Antonello Montante, 52 anni, originario di Serradifalco (Caltanissetta), è titolare dell'omonima fabbrica di biciclette fondata negli anni '20 del secolo scorso. Insieme al suo predecessore Ivan Lo Bello, l'imprenditore è stato tra gli artefici del codice etico e della svolta anti racket di Confindustria. Un “nuovo corso” che molti hanno definito come la “rivoluzione antimafia” dell’Isola, dato che parallelamente alle denunce contro il pizzo, gli industriali emarginarono alcuni ex leader di Confindustria considerati vicini ai clan: primo tra tutti Pietro Di Vincenzo, condannato in via definitiva a nove anni per estorsione. Montante, che è anche presidente della Camera di Commercio di Caltanissetta, il 20 gennaio scorso è stato infine designato - su proposta del ministero dell'Interno - componente dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati. Intanto allontana da se le accuse: "Ho letto su un quotidiano nazionale notizie che mi riguarderebbero. Mi tornano in mente le parole profetiche pronunciate appena qualche giorno fa dal presidente della Corte d'Appello di Caltanissetta, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario". "L'alto magistrato, ribadendo quanto già denunciato in più occasioni solenni anche da altri alti magistrati, - prosegue Montante - ha parlato di 'attacchi contro i nuovi vertici confindustriali siciliani e nisseni, spesso aggrediti attraverso il metodo subdolo della diffamazione e del discredito mediatico, e l'accentuata campagna di delegittimazione condotta a tutto campo contro vari protagonisti dell'antimafia operativa, mirati a riprodurre una strategia della tensione che potrebbe tradursi in azioni eclatanti'". "E non è la prima volta. Non è un caso che nel 2013 il Comitato nazionale per l'Ordine e la Sicurezza pubblica abbia deciso di riunirsi proprio a Caltanissetta, - osserva - mettendo attorno allo stesso tavolo i vertici delle forze dell'Ordine e della magistratura, insieme con i rappresentanti di Confindustria Montante e Lo Bello. Anche in quella circostanza, il messaggio unanime fu quello di alzare il livello di guardia attorno a chi, con azioni concrete, ha segnato una inversione di rotta nella lotta alla criminalità, e i procuratori presenti espressero preoccupazioni sulla delegittimazione in atto da parte della mafia contro i vertici di Confindustria". "Detto questo, posso assicurare - conclude - che il mio impegno contro il malaffare per liberare le imprese dal sopruso delle mafie continuerà con maggiore forza e determinazione di prima, in continuo contatto, così come ho sempre fatto, con forze dell'ordine, istituzioni e magistratura, cui va la mia più assoluta fiducia"


Foto © Imagoeconomica

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