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italgasLa decisione della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo
di Aaron Pettinari - 30 dicembre 2014
Altri sei mesi di amministrazione giudiziaria. Così ha deciso la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, presieduta da Silvana Saguto, riguardo all'Italgas, la società controllata dalla Snam e leader del settore della distribuzione del metano in Italia. Italgas è guidata da amministratori nominati dai giudici da luglio scorso. Un provvedimento eclatante che ha messo la ditta sotto la tutela dei magistrati che poi valuteranno se procedere al sequestro o restituire ai legittimi titolari la gestione "ripulita" dalle criticità riscontrate dagli investigatori. Secondo le indagini, infatti, l’impresa avrebbe agevolato imprenditori in odore di mafia, i fratelli Gaetano e Vincenzo Cavallotti, ritenuti vicini al boss Bernardo Provenzano. Assolti dall’accusa di concorso esterno a Cosa Nostra i due, originari di Belmonte Mezzagno, sono stati comunque destinatari di misure di prevenzione patrimoniali, che hanno portato al sequestro di beni per quasi otto milioni di euro, e sono stati sottoposti alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per ben due anni. Non solo. Tra le società riconducibili ai Cavallotti per la Procura vi è anche la Euroimpianti.
È quest’ultima a aver ottenuto dall’Italgas l’affidamento di alcuni appalti tra la Sicilia e la Liguria, oltre ad aver curato la manutenzione di altre reti di distribuzione. Nella sua richiesta di commissariamento temporaneo la Procura aveva scritto che “la struttura dirigenziale di Italgas era sicuramente a conoscenza dei citati provvedimenti ablativi e di prevenzione personale e aveva sicuramente cognizione del fatto che la Euroimpianti pur se formalmente intestata ai giovanissimi figli di Cavallotti Vincenzo e Cavallotti Gaetano, era di fatto gestita dai predetti imprenditori”.

L’inchiesta palermitana traeva origine dalle indagini sulla Gas spa di Ezio Brancato, riconducibile al’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino. La stessa società che nei primi anni duemila era controllata dal figlio di don Vito, Massimo Ciancimino, tramite gli avvocati Gianni Lapis e Giorgio Ghiron, fino a quando non è stata poi ceduta alla società spagnola Endesa.

Ed è nell’ambito di questa indagine che si arriva alla sospensione dell’amministrazione della Gas Natural Distribuzione Italia Spa, della Gas Natural Vendita Italia Spa, della Gas Natural Italia Spa e della Crm di Curatola Alfredo Snc. Sempre contestualmente alla stessa indagine i pm hanno scoperto che tra gli anni ’80 e gli anni ’90 la Gas spa avrebbe ottenuto 72 concessioni tra la Sicilia e l’Abruzzo grazie alla protezione di Cosa Nostra dando poi l’input alla Guardia di Finanza di Palermo per il sequestro di un patrimonio di oltre 50 milioni di euro al gruppo imprenditoriale.

Per i giudici che hanno prorogato l'amministrazione le criticità non sarebbero superate e il rischio di agevolazione delle attività delle cosche permarrebbero. I pm, che sulla vicenda hanno aperto un'inchiesta, stanno cercando di verificare se sia vero quanto ipotizzato dagli amministratori, che hanno stilato una lunghissima relazione sul caso, e cioè che Snam fosse al corrente dei "favori" assicurati da Italgas alle imprese mafiose. Della vicenda si è occupata la commissione Antimafia che ha convocato e ascoltato il procuratore aggiunto di Palermo Dino Petralia, il sostituto procuratore Dario Scaletta e il sostituto procuratore nazionale antimafia Maurizio De Lucia e gli amministratori giudiziari di Italgas SpA, Andrea Aiello, Sergio Caramazza, Marco Frey, Luigi Saporito e degli amministratori giudiziari di Gas Natural Italia SpA, Gaetano Cappellano Seminara, Donato Pezzuto, Enzo Bivona. Alcune audizioni sono state persino secretate.

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