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ecomostro-via-innocenzo-xIeri sequestrati beni per 100 milioni di euro
di Miriam Cuccu - 20 dicembre 2014
Le sue imprese erano nelle mani dell’organizzazione criminale di Massimo Carminati. Tra ieri e oggi, i beni di Cristiano Guarnera, finito nell’indagine su Mafia Capitale come imprenditore colluso con l’ex Nar della Banda della Magliana, sono stati sequestrati. Di Carminati, Guarnera aveva raccolto anche le “filosofie” sul “mondo di mezzo”: “Ci sta un mondo… un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano” diceva il boss all’imprenditore. E in questa terra di nessuno la mafia a Roma faceva affari per cifre da capogiro.
Posti sotto sequestro, nella giornata di oggi, 93 immobili per un valore complessivo di 13 milioni di euro, scoperti dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma nei registri della contabilità della società Edilizia Piera srl., rappresentata dal nonno di Guarnera, Angelo, le cui quote sono intestate a Cristiano Guarnera ed alla nonna Maria Piera Verducci. Con quest’ultima operazione sale a 274 il numero degli immobili sottratti all’imprenditore prima “colluso”, poi ufficialmente “affiliato” alla struttura di Carminati. Ieri, infatti, la Guardia di Finanza ha sequestrato cinque società tra immobiliari ed edili, il 52% di un'impresa nel settore della manutenzione e riparazione di veicoli, 178 case e tre terreni, una barca, dieci tra auto e moto e conti correnti. In totale 100 milioni di euro. Il sequestro è stato emesso dal Tribunale di Roma su richiesta della Direzione distrettuale antimafia.

Tra i 37 arrestati nel blitz che ha svelato gli assetti di Mafia Capitale, Guarnera (classe 1973) ha messo a disposizione le proprie attività economiche nel settore della edilizia per la gestione degli appalti di opere e servizi conseguiti dall’associazione anche attraverso metodi corruttivi. Dopo aver chiesto “protezione” e aver usufruito dei vantaggi derivanti dalla commistione negli affari dell’organizzazione diretta da Carminati, Guarnera è entrato poi a pieno titolo tra gli affiliati alla struttura criminale. Il suo ruolo si è poi evoluto nel tempo diventando “parte integrante dell’associazione stessa”.
Il gruppo criminale di Carminati usava abitualmente la forza dell’intimidazione, “espressa dal sodalizio come strumento per la acquisizione di attività economiche e per la affiliazione degli imprenditori”. Emblematico, in questo, l’episodio dello “sgarbo” fatto da Guarnera a Carminati: Guarnera aveva deciso di partecipare attivamente ad un affare sull’assegnazione di alloggi tramite la cooperativa 29 giugno, presieduta da Salvatore Buzzi, fedelissimo di Carminati. Il 20 marzo 2013 Guarnera mancò ad un appuntamento importante per il proseguimento del progetto con Carminati, perché non si era svegliato. Terrorizzato dalla reazione del boss, Guarnera telefonò a Riccardo Brugia, braccio destro di Carminati, per chiede reconsiglio: “te conviene … ti conviene poi andare da quel nostro amico a dare … a dare … tu c’avevi un appuntamento stamattina? … non hai risposto e non hai dato spiegazioni … io ti dò un consiglio Chicché, vatti a fa … vai … vai eh … vatte a fa’…” gli risponde Brugia. “Non te sei svegliato chicchè noi non semo. . non siamo persone che tu me poi risponde così...”. Consapevole della gravità della cosa, Guarnera successivamente scrisse a Carminati, dopo un incontro di persona: “Perdonami per favore ho solo voi come amici”. Lo sgarbo fu perdonato e il rapporto tra i due continuò a fruttare nuovi guadagni. Secondo gli investigatori Guarnera ha soddisfatto anche “ulteriori richieste di supporto da parte dell’organizzazione”, ad esempio l’imprenditore aveva proposto a Carminati un investimento in sale giochi (in realtà mai concretizzato) e avrebbe messo a disposizione anche una casa a Montecarlo e una Mercedes.

In foto: l'ecomostro in via Innocenzo X

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