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di AMDuemila - 27 novembre 2014

“Provenzano aveva paura di Bagarella perché lo considerava un pazzo. All’interno delle carceri si mormorava che la responsabilità dell’arresto di Riina potesse essere sua. Ma non era così”.
Palermo. “Già nel 1987 Cosa Nostra progettava, oltre all’omicidio di Giovanni Falcone, anche quello di Paolo Borsellino. Me lo disse Balduccio Di Maggio”. Per la sesta volta il collaboratore di giustizia Angelo Siino depone in videoconferenza davanti alla Corte di Assise dinnanzi la quale si sta celebrando il processo sulla trattativa Stato-mafia. Nella mattinata di oggi è proseguito il controesame condotto dall’avvocato Basilio Milio, difensore dell’ex generale dei Carabinieri Mario Mori.

Balduccio Di Maggio – ha spiegato Siino – mi chiese di accompagnarlo in motoscafo ad Ustica, mi disse che si voleva fare un attentato a Falcone, poi mi portarono a Marina Longa e lì mi disse che volevano fare un attentato a Borsellino. Io gli dissi: ‘sei pazzo, succede l’inferno e il primo ad essere preso sarei io’ e lui mi disse: ‘è così e basta’. Io allora scappai in Tunisia”. Nella deposizione del pentito si sono alternati momenti di memoria dettagliata ad alcuni “non ricordo” legati al troppo tempo trascorso dai fatti narrati. “Dopo la cattura di Riina Provenzano aveva paura di Bagarella perché lo considerava un pazzo – ha sottolineato l’ex ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra –. All’interno delle carceri si mormorava che la responsabilità dell’arresto di Riina potesse essere anche sua (di Provenzano, ndr). Ma non era così”. Alla domanda su eventuali “sollecitazioni esterne” per la realizzazione della strage di via D’Amelio Siino ha riferito di non ricordarli. Dal canto suo l’avv. Milio ha ripreso un verbale di interrogatorio del ’97 nel quale lo stesso Siino era stato decisamente più esplicito. In quella occasione il pentito aveva parlato dei boss Pippo Calò e Bernardo Brusca che gli avrebbero parlato dei contatti di Bernardo Provenzano con il gruppo imprenditoriale di Roul Gardini (che temeva determinate indagini del giudice Borsellino) finalizzati a velocizzare l’eccidio di via D’Amelio.
La prosecuzione del controesame di Angelo Siino è prevista per giovedì 4 dicembre. Domani, invece, verrà ascoltato il magistrato campano, Diego Cavaliero. Amico personale di Paolo Borsellino, Cavaliero è stato già sentito al processo Mori. Tra i suoi ricordi ce n’è uno che riguarda particolarmente uno degli imputati al processo sulla trattativa: l’ex generale Antonio Subranni. L’episodio riguarda un racconto di Agnese Piraino Leto, la moglie di Borsellino, che si era tenuto nella casa della stessa: “Eravamo in cucina – aveva dichiarato Cavaliero all’udienza del 22 giugno 2012 – e mi turbò molto, fu una sorta di sfogo da parte della signora Agnese Piraino Leto. Mi raccontò che Paolo prima di morire un giorno tornò a casa e dopo aver vomitato ed essere stato molto male le disse 'Agnese, il generale Subranni è punciutu' (affiliato alla mafia, ndr). Me lo disse nel 2004 quando venni a Palermo”.

DOSSIER Processo trattativa Stato-Mafia

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