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di AMDuemila - 11 ottobre 2014

File di case e tetti colorati a volte minacciati da un’imponente ombra di una piovra nera che si inserisce con i suoi tentacoli nell’armonia selvaggia di colori vivaci e forti. Paesaggi naturali, campi, barche che si stagliano in un mare intenso e profondo, contrapposti a inferiate e gabbie che impediscono di assaporare la bellezza di una terra meravigliosa e disgraziata. Questa è la Sicilia che emerge nei quadri di Gaspare Mutolo, ex boss di Cosa Nostra che ha voltato spalle alla mafia pentendosi e rinnegando quella che per anni era stata la sua vita e il suo credo. Un percorso ripido e difficile visibile chiaramente nelle tele esposte oggi per la prima volta a Palermo, città dove Mutolo in passato ha commesso i peggior crimini ma dove ora, con la sua arte, riesce a trasmettere la forza e la serenità che una scelta così radicale può dare. Questa sera presso lo Spazio Cannatella l’Associazione Culturale Falcone e Borsellino (editrice della rivista Antimafia Duemila) insieme alla Galleria Baccina 66, al Laboratorio Saccardi e alla Ila Palma Produzioni è stata inaugurata la mostra pittorica “Gaspare Mutolo tra ombre e luci”.


Antefatto
La passione di Mutolo per la pittura emerse nello spazio ristretto di una cella, durante la detenzione nella quale entrò in contatto con il boss dei Corleonesi Luciano Liggio. Per anni lo stesso Mutolo dipinse al suo posto i quadri facendo nascere l “immagine” del Liggio pittore. Dopo tanti anni, attraverso i colori e i pennelli, l’ex boss è riuscito a comunicare il travagliato conflitto interiore vissuto. Basta osservare quello che trasmettono certi accostamenti di colori o immagini con piccole sagome in lontananza avvolte dalle fiamme. Ma c’è anche il momento di risveglio, di cambiamento nel quale il pentito è riuscito a trovare la pace di un albero in fiore, o di un silenzioso bosco, oppure di una cascata purificante, abbandonando, sbarre, ombre e fiamme. 



Il ritorno a Palermo
Il pentito, che da oltre vent’anni non può tornare a Palermo, con l’inaugurazione di questa mostra, è riuscito a portare, nella miglior forma espressiva, la sua diretta testimonianza di pentimento e riscatto, dimostrando come la luce riesca a filtrare e illuminare anche i luoghi più bui. All'esposizione sono intervenute numerose persone che hanno potuto ammirare i quadri ed anche ascoltare le testimonianze dello stesso Mutolo (in collegamento telefonico), dell’autrice del libro sulla sua storia, Anna Vinci (“La mafia non lascia tempo”, Rizzoli, ndr), e del direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni. La scrittrice ha esordito raccontando l’episodio di un editore che si era rifiutato di pubblicare la storia di Mutolo e che aveva preferito quella di Luigi Bisignani (indagato per la P4). “C'è chi non capisce che Gaspare Mutolo si può redimere con l'arte, e a chi non lo crede possibile io dico: perché lui no?”. “Tutto quello che stiamo vivendo risente dei misteri non risolti”, ha specificato amaramente la biografa di Tina Anselmi. Dal canto suo Bongiovanni ha raccontato brevemente la storia del pentito sottolineando l’importanza della sua collaborazione, evidenziando quello che a tutti gli effetti può essere considerato un percorso di redenzione. Il direttore di Antimafia Duemila ha quindi introdotto il tema della trattativa Stato-mafia. “Siamo nella notte della Repubblica, con  un'assenza di giustizia ed una crisi economica senza precedenti. Abbiamo un primo ministro che decide di cambiare la Costituzione con un pregiudicato in via definitiva (Silvio Berlusconi, ndr) il cui partito è stato fondato da un uomo condannato per mafia in Cassazione (Marcello Dell'Utri, ndr)”. Bongiovanni si è quindi soffermato sui rischi che corrono i magistrato che indagano sulla trattativa. “O avviene una rivoluzione culturale, o corriamo il rischio che possano tornare ad esplodere bombe”. Di seguito è stata la volta del fondatore della Ila Palma, Rean Mazzone, produttore, tra l’altro, del film “Belluscone - una storia siciliana”. E proprio partendo dal film che tanto successo di pubblico e di critica ha riscosso al festival di Venezia, lo stesso Mazzone ha raccontato il suo incontro con Mutolo durante la lavorazione del lungometraggio. “Ci piace questo suo stile – hanno spiegato successivamente i curatori della mostra – apprezziamo questa parte bruta ed al tempo stesso sensibile di Mutolo nel produrre le proprie opere”. A conclusione della serata c'è stato l'intervento telefonico dell’ex boss di Cosa Nostra. A tratti emozionato, Mutolo ha raccontato la sua storia spiegando le ragioni intime del suo avvicinamento alla pittura mentre si trovava in carcere. “Lo Stato ha sempre avuto rapporti con lo mafia e continua ad averlo anche se sono cambiati i personaggi”, ha quindi concluso. Attimi di silenzio in sala. Trasformati poi in un lungo applauso rivolto all’ex uomo d’onore, ma soprattutto all’artista e al suo coraggio.

Foto © ACFB

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