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rostagno-piazza-26-anniL'inaugurazione al comune di Erice
di AMDuemila - 29 settembre 2014 - Video
A ventisei anni di distanza dalla sua morte il comune di Erice (Trapani) ha voluto ricordare il giornalista Mauro Rostagno, ucciso da Cosa nostra il 26 settembre 1988 mentre faceva ritorno da Radio Tele Cine, emittente per cui lavorava. All’evento hanno preso parte, tra gli altri, il prefetto Leopoldo Falco, il sostituto procuratore Rossana Penna, il presidente del Consiglio comunale Antonio Romano ed il legale di parte civile del Comune Massimo Zaccarini.

Nel pomeriggio è stata celebrata una cerimonia, “Stele per Mauro vittima di mafia”, nel luogo in cui è avvenuto l’omicidio, con la partecipazione delle scuole del Comune. Tra i promotori dell’iniziativa Gianni Di Malta, vicepresidente di Saman, comunità per il recupero di tossicodipendenti fondata dallo stesso Rostagno, e Piervittorio Demitry, dell'associazione “Ciao Mauro”. Riportiamo di seguito l’intervento dell’associazione dedicata al giornalista ucciso:

Questo è il 26° anno senza Mauro.
Questo è l'anno in cui si è concluso il processo per il suo omicidio.
Questo è l'anno in cui è stata emessa la sentenza che ha reso giustizia a Mauro, ai suoi familiari, ai suoi amici e a tutti noi, suoi concittadini.
Finalmente è stata emessa la sentenza che ha confermato quella verità storica che era già nota ai cittadini trapanesi e siciliani.
Finalmente sono state fatte tutte quelle cose che fanno gli uomini per conoscere la verità, per fare giustizia e per non dimenticare.
Oggi il Comune di Erice onora le memoria di Mauro Rostagno e, per non dimenticare, dà il suo nome a questa piazza.
Come ha fatto il Comune di Trapani e quello di Valderice. Come è stato fatto sul luogo dell'omicidio, ove la Provincia di Trapani ha posto, per non dimenticare, la “Stele per Mauro vittima di mafia”.
Le istituzioni hanno fatto queste cose per rappresentare il comune sentire dei cittadini, e cittadini hanno preteso che queste cose venissero fatte anche quando non c'era la sentenza che ha confermato che Mauro è una vittima di mafia.
Ecco perché a noi di Ciao Mauro queste cose piacciono.
Perché preferiamo le cose fatte a quelle non fatte, e queste sono cose fatte, che i cittadini di questo territorio condividono.
Per questo da oltre dieci anni operiamo affinché la nostra comunità ricordi Mauro, e per questo abbiamo raccolto le 10.000 firme sull'appello alle istituzioni, con il quale abbiamo sostenuto il lavoro di quegli inquirenti che, nonostante il tempo trascorso, hanno deciso di fare quelle indagini che fino a quel momento non erano state fatte o che erano state fatte male, colpevolmente male, come il processo ha appurato.
Probabilmente Mauro, che era un uomo semplice, avrebbe riso, un po’ stupito e un po’ compiaciuto, della scelta di dare il suo nome ad una piazza, ad una strada, o domani, chissà, ad una scuola. Avrebbe riso del monumento alla sua memoria. Avrebbe riso anche di questa cerimonia.
Mauro era fatto così, andava alla sostanza delle cose e non aveva molta simpatia per l'apparenza delle stesse.
Noi però sappiamo che questa cerimonia è sentita come una cosa giusta dalla nostra comunità, e pensiamo che sia giusto porre questi segni di memoria, perché ciò che resterà nel tempo, ciò che leggerà chi passerà da questa piazza tra qualche centinaio di anni, sarà l'unica tragica verità sulla morte di Mauro: vittima di mafia.
Quella verità che noi, cittadini di questo territorio, conosciamo sin dal primo momento dopo l'omicidio. Quella verità che i genitori hanno raccontato ai figli, e che i figli, adesso adulti, racconteranno ai nipoti che verranno.
Ecco perché ci fa piacere parlare a voi ragazzi delle scuole di Erice che oggi siete qui con noi. Perché la storia di Mauro, e di tutte le altre vittime di mafia, è una parte importante della nostra storia, e noi pensiamo che a voi ragazzi deve essere raccontata e che voi ragazzi dovete conoscerla. Perché la nostra è terra di mafia, ma è anche la terra di chi, come Mauro e tanti altri, si oppongono alla mafia, alle criminalità economiche e alla politica collusa con la mafia.
Vedete, tra qualche mese saranno rese pubbliche le motivazioni della sentenza del processo Rostagno, e noi pensiamo che questa sentenza non debba rimanere chiusa negli armadi del Tribunale, letta soltanto dagli addetti ai lavori, giudici, avvocati, poliziotti e giornalisti e, un domani, dagli storici.
Noi pensiamo che i cittadini debbano conoscere quello che sta scritto nelle sentenze di mafia, e che queste sentenze devono servire anche a scrivere la nostra storia e, soprattutto, aiutarci a costruire la nostra memoria condivisa.
L'impegno nostro e delle nostre istituzioni non deve, e, soprattutto, non può limitarsi a cerimonie come queste, che, seppure importanti, rischiano di restare un fatto isolato, episodico, con cui, magari, ci si mette un po' a posto la coscienza, e poi la vita scorre come prima, magari rifiutandoci di vedere ciò che abbiamo sotto gli occhi, per stanchezza, per pigrizia e, peggio, con paura.
Dobbiamo invece impegnarci a leggere le sentenze, metterle in relazione tra loro, per capire la nostra storia, chi siamo e come è stato possibile che la nostra terra meravigliosa abbia generato l'immonda bestia mafiosa, e come ancora oggi essa possa vivere e prosperare accanto a noi.
Le pagine di queste sentenze devono entrare nei programmi delle scuole, essere studiate come si studia la storia e la geografia.
Queste pagine devono ispirare la nostra cultura, la nostra letteratura, il nostro cinema, devono diventare la nostra ballata popolare.
Questo è il compito della società civile e responsabile, questo è il compito delle nostre istituzioni, o almeno di quella parte di esse che interpretano il loro ruolo come servizio alla comunità.

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L’intervento del sostituto procuratore Rossana Penna all'inaugurazione della Piazza Rostagno a Erice


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Il servizio del Tg Regionale (da '11 ''20 a '12 ''49)

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