il comunicato della famiglia del giovane urologo
di AMDuemila - 19 settembre 2014
di AMDuemila - 19 settembre 2014
Palermo. Le dichiarazioni del killer dei Casalesi Giuseppe Setola potrebbero portare alla riapertura delle indagini sulla morte dell'urologo Attilio Manca, medico di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) trovato morto in circostanze misteriose, nella sua casa di Viterbo nel 2004, con una siringa di eroina nel braccio. Ad agosto 2013 il gip di Viterbo aveva disposto l'archiviazione dell'indagine aperta a carico di cinque persone di Barcellona Pozzo di Gotto, dando credito alla tesi del suicidio che è sempre stata respinta dai familiari. La famiglia Manca sostiene infatti che la mafia barcellonese, nel 2003, avrebbe costretto Manca ad operare alla prostata il boss Bernardo Provenzano in una clinica di Marsiglia, ma a seguito dell'intervento l'avrebbe ucciso per eliminare un testimone scomodo. “Se Attilio muore per droga non si comprende come abbia potuto utilizzare le due siringhe che sono state recuperate nella sua abitazione, dove non sono state trovate impronte né di Attilio né di terzi. – scoperte entrambe con il tappo salva aghi inserito – È una grave incongruenza”.
Aveva dichiarato Gianluca Manca, fratello di Attilio.
Setola, che ha fatto importanti rivelazioni, nei mesi scorsi aveva chiesto di essere sentito dai pm di Palermo Roberto Tartaglia e Nino Di Matteo. La sua deposizione sembra avallare la ipotesi dei familiari del medico. Il boss casalese avrebbe appreso particolari riferiti alla vicenda mentre era detenuto. Le sue dichiarazioni sono state trasmesse alla Dda di Roma e continua a indagare la Procura di Palermo, che sta facendo degli accertamenti in merito alla latitanza di Provenzano.
Anche le dichiarazioni del boss Francesco Pastoia, intercettate e rese pubbliche nel gennaio 2005, – ma mai però confermate da ulteriori riscontri – confermerebbero il coinvolgimento di Provenzano nell'omicidio Manca. Il capomafia affermava infatti che Provenzano sarebbe stato curato da un urologo siciliano nello stesso periodo (autunno 2003) nel quale Attilio disse alla famiglia di doversi recare in Francia per lavoro (il 28 gennaio Pastoia venne poi trovato impiccato nella sua cella, ndr).
Con l’archiviazione dell’inchiesta sono stati scagionati i cinque siciliani di Barcellona Pozzo di Gotto finiti nel registro degli indagati, ma ci sono numerose lacune che ancora persistono.
Fonte ANSA