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ingroia-antonio-c-paolo-bassanidi AMDuemila - 25 aprile 2014
E' in un documento di sette pagine, inviato alla Procura e alla Core dei conti, che l'amministratore unico della Sicilia e-Servizi, Antonio Ingroia, spiega quanto avvenuto all'interno della stessa società partecipata. La scorsa settimana proprio la Corte dei conti aveva contestato al governatore siciliano Rosario Crocetta, all’ex pm e a sei assessori un danno erariale di 2,2 milioni di euro a causa dell'assunzione di oltre 70 dipendenti ex Sisev. Un reclutamento, secondo l'accusa, illegittimo. Ma ora Ingroia passa al “controattacco”. Quando ha iniziato il proprio lavoro come amministratore unico aveva detto: “l nuovo ruolo in Sicilia e-Servizi per me è una sfida importante perché può dimostrare come legalità e sviluppo siano tutt'altro che nemici, anzi la legalità costituisce la premessa per lo sviluppo. L'idea è quella di fare pulizia per rilanciare il futuro di un'informatica regionale che può servire a snellire la burocrazia regionale e renderla trasparente come una casa di vetro”.

E la pulizia si fa denunciando “il grande sacco” che sarebbe tramite la partecipata Regionale tra il 2009 ed il 2011. Utilizzando la relazione di un dirigente, il responsabile dell’ufficio legale e contratti Leonardo Palazzolo, in cui si parla di un presunto danno erariale da 4,5 milioni a causa di consulenze e collaborazioni inutili, Ingroia mette in evidenza un giro d'affari clientelare che coinvolgeva politici, parenti ed amici degli stessi.
Palazzolo nella sua relazione parla di “smisurata contrattualizzazione di collaboratori a progetto e consulenti in assenza di alcuna preventiva pianificazione e in spregio alle reali esigenze aziendali, cui ha fatto seguito un ingiustificato costo aggiuntivo per la società di 851 mila euro”.
Uno dei casi più eclatanti denunciato dall'ex magistrato, riportato oggi da La Repubblica, è quello di una “consulenza di fatto”, semestrale, assegnata secondo Ingroia “senza alcun contratto scritto e
nonostante l’esistenza di un ufficio legale nella società”. Un incarico che, scrive sempre l'amministratore unico della Sicilia e-servizi, “non ha prodotto un solo parere rimasto agli atti”. Nonostante ciò l'avvocato catanese Andrea Musumeci avrebbe poi presentato una richiesta di compenso di 3 milioni 456 mila euro. Non solo. Ha anche adito il tribunale di Catania che, senza entrare nel merito, ha disposto un sequestro conservativo che blocca le spese di Sicilia e-Servizi. Tra le carte inviate alla Procura da Ingroia vi sono anche quelle in cui Musumeci si dice pronto ad accettare una transazione da 1,5 milioni di euro e chiede 100 mila euro all’ex pm per il danno d’immagine ricevuto.
Ma altri casi messi in evidenza riguardano ad esempio la manutenzione delle centrali idropluviometriche con la partecipata regionale che ha assunto ben tredici persone in più del necessario. Tra questi attuali politici o soggetti vicini ad ambienti della politica. Altre assunzioni allegre hanno riguardato l'area della comunicazione (6 assunti a fronte di una documentazione esistente per soli due impiegati ndr), oppure per la gestione della banca dati delle leggi (16 assunzioni mentre, scrive Palazzolo, le “attività venivano gestite da 11 risorse”). Ma gli esempi continuano. Ed ora il documento è nelle mani dei pm e che potrebbe portare, ora, a nuovi risvolti giudiziari.

Foto © Paolo Bassani

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