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marino-nicolo-web0di Accursio Sabella - 11 aprile 2014
Intervista a Nicolò Marino: "Non riconosco più il presidente. Più volte l'ho messo in guardia. Ma lui ha mantenuto al loro posto persone inadeguate come la Monterosso e Cicero". Il magistrato-assessore critica "le ingerenze di Confindustria" e al governatore rimprovera le "chiacchiere" dell'antimafia e le parole sulla Chinnici: "Dovrebbe vergognarsi. Se pensa di fare la rivoluzione con Cardinale, Forzese e Fiumefreddo, forse è meglio andare a casa".
Palermo. “Crocetta decida: o sta con la gente o sta con i poteri forti. E se davvero vuole fare la rivoluzione in questo modo, forse è meglio che qualcuno stacchi la spina al governo”. Del governo, intanto, da qualche ora lui non fa più parte. Ma l'ormai ex assessore Nicolò Marino non ha ancora lasciato gli uffici di via Campania. La smobilitazione è evidente anche tra gli scaffali, lungo i corridoi. Intanto, si attende la revoca ufficiale dell'incarico. E l'effettiva nomina dei nuovi assessori. L'esperienza nell'esecutivo dell'ex pm antimafia è comunque terminata.

Che esperienza è stata quella in giunta, dottor Marino?
“Sono sincero. Le giunte di governo erano un vero caos. Un colabrodo. Guardi qua (Marino mostra una lettera inviata al presidente Crocetta e agli assessori, ndr)”.

Che lettera è questa?
“Come vede già alcuni mesi fa (la nota è del 6 novembre 2013) chiedevo che le riunioni di governo rispettassero delle regole basilari. Le convocazioni avvenivano da un momento all'altro, senza alcun ordine del giorno, non sapevamo quindi né quali documenti presentare, né avevamo la possibilità di preparare l'argomento in questione. Così, dopo la vergognosa vicenda Humanitas ho dovuto formalizzare la richiesta di rispetto delle regole. Quelle giunte erano un colabrodo. Entrava chiunque. E credo anche che la struttura a supporto del presidente della Regione sia inadeguata sia dal punto di vista giuridico che amministrativo”.

A chi si riferisce?
“In questi mesi, ad esempio, ho più volte detto a Crocetta che il segretario generale è inadeguato a ricoprire quel ruolo. Non è solo una questione di titoli, ma di sostanza. E Patrizia Monterosso è anche costantemente presa dall'ansia di controllare ogni atto che riguarda il governo. Senza contare che la sua presenza in giunta non è prevista dalle norme. Ma c'è di più. Ritengo inaccettabile la scelta di Crocetta di tenerla al suo posto dopo la recente condanna della Corte dei Conti, considerata anche la necessità per un rappresentante delle istituzioni non solo di essere “terzo”, ma anche di apparirlo. Nessuna logica, nessun accordo politico potrebbe mai giustificare il mantenimento in quel ruolo del segretario generale. Mi auguro quindi che alla base non ci sia nessun'altra forma di condizionamento”.

Non mi dirà che i rapporti col presidente si sono incrinati per questo motivo...
“No, affatto. Credo che a creare un solco sia stata la vicenda dei termovalorizzatori. E soprattutto sulla difesa della Regione per la revoca dei mega-appalti sugli inceneritori. Ho deciso, considerando anche il fatto che per legge non potevo rivolgermi all'Avvocatura dello Stato e il fatto che l'Ufficio legislativo e legale si è dichiarato non in grado di sobbarcarsi quel carico di lavoro, di rinnovare l'incarico a Pier Carmelo Russo, che aveva ottenuto una splendida revoca e vittorie di fronte al Tar. Crocetta dapprima non si costituisce nemmeno di fronte al Tar, poi mi chiede di non rinnovare quell'incarico perché avrei dato 'continuità al lavoro di Lombardo'. E addirittura, per convincermi, provò a passarmi al telefono la Monterosso. Gli risposi che non doveva permettere a una laureata in Filosofia di illustrare a me, che sono un magistrato, questioni di natura giuridica”.

Lei dice queste cose adesso, le posso chiedere allora come mai ha accettato l'invito di Crocetta a entrare in giunta?
“Ho accettato perché dopo tanti anni in trincea, a Caltanissetta, finalmente pensavo di poter anche costruire qualcosa per la Sicilia. E forse ha influito anche il fatto che qualcuno, nella magistratura nissena, non ha fatto molto per tenermi al mio posto. Io credevo di poter mettere ordine in un settore delicatissimo come quello dei rifiuti e dei termovalorizzatori. Ma sono persino stato ostacolato da altri pezzi della pubblica amministrazione. E quello dei termovalorizzatori è un tema delicatissimo. Da magistrato, infatti, ritengo che alla base del primo e del secondo tavolo che portò all'assegnazione di quegli appalti ci fossero delle mega-tangenti pagate dalle Ati inizialmente vincitrici. Alle quali, come “compensazione” per la perdita di quel, diciamo, investimento, fu offerta un ampliamento incomprensibile di alcune discariche”.

Lei ormai da mesi polemizza col vicepresidente della Confindustria siciliana Giuseppe Catanzaro. Perché questo scontro continuo?
“A dire il vero, lui è giunto a chiedermi, personalmente, un risarcimento da 1,6 milioni di euro. Una richiesta che ho interpretato come una minaccia. Ma della quale, ovviamente, non sono affatto preoccupato. Semmai, mi preoccupa l'idea che, una volta andato via, si possano bloccare una serie di istruttorie avviate proprio sulle discariche. Da Oikos a quella, appunto, di Siculiana”.

È questo scontro col numero due della Confindustria siciliana, allora, ad aver provocato lo strappo decisivo col presidente Crocetta?
“Il discorso è più generale. Non ho mai condiviso, né a Caltanissetta da magistrato, né qui da assessore l'ingerenza di Montante e Lo Bello sul governo regionale. Un esempio lampante è il caso di Alfonso Cicero. In quel caso Crocetta non può liquidare la questione sulla richiesta di risarcimento chiesta dalle ex Asi alla Regione dicendo: 'la risolvo io in 48 ore'. Innanzitutto perché Cicero non dovrebbe nemmeno stare lì:le sue qualità professionali non sono rilevanti. Ma c'è di più”.

Cioè?
“Cicero fa parte di Confindustria. E l'organismo che doveva verificare la legittimità della costituzione in giudizio delle Asi contro la Regione è quello delle Attività produttive. Che guarda caso è guidato da Linda Vancheri, anche lei espressione di Confindustria. E, per ultimo, chi è l'avvocato che chiede i danni alla Regione? Antonio Fiumefreddo, che oggi, guarda caso, è assessore. Nonostante Crocetta l'avesse più volte criticato. E nonostante lo stesso governatore avesse subito, dal nuovo assessore, repliche pesantissime. Sulla scelta di nominare Fiumefreddo in giunta non riconosco più Rosario Crocetta. E poi, anche questo ovviamente sarà un caso, Fiumefreddo che, anche attraverso i giornali da lui controllati, attaccava pesantemente Confindustria, adesso ha smesso, ha cambiato atteggiamento”.

E intanto, però, si sfilacciava il rapporto col governatore...
“Quando ho accettato l'incarico stimavo Crocetta. E ho sempre provato a tutelarlo. Ma oggi non lo riconosco più. Anzi, sono costretto a stigmatizzare fortemente alcune sue azioni”.

A cosa si riferisce?
“Penso ad esempio alle sue parole su Caterina Chinnici. Una persona che ho conosciuto sia nelle vesti di magistrato che di amministratore. Crocetta dovrebbe vergognarsi di quello che ha detto. E, anzi, dovrebbe chiedere pubblicamente scusa”.

Quanto sono lontani i tempi in cui il governatore la considerava quasi un 'fiore all'occhiello' della sua giunta...
“Le ripeto, da un po' di tempo non riconosco più quel Rosario Crocetta. Le racconto un aneddoto. Dopo la vicenda che mi vide votare contro, in giunta, alla conferma di Romeo Palma al vertice dell'Ufficio legislativo e legale, io incontrai Crocetta a Palazzo d'Orleans. E lì gli proposi le mie dimissioni, per toglierlo da ogni imbarazzo. Lui rispose: 'non se ne parla proprio, tu non ti muovi'. E iniziò a parlarmi semmai di altri assessori in bilico. Poco dopo, ho letto che non rientravo più negli accordi politici alla base della formazione della nuova giunta”.

A dire il vero, il presidente ha detto che lei non era in linea col programma del governatore. Ad esempio sull'Eolico...
“In quel caso è stata detta un'enorme bugia. Io ho già presentato in giunta i provvedimenti che potrebbero, nel rispetto della legge, bloccare o notevolmente ridimensionare il fenomeno dell'Eolico, nei confronti del quale anche io sono contrario. Ma, non so come mai, Crocetta non ha ancora messo le mani su quei documenti. Lo stesso vale per l'acqua pubblica. Quando il presidente dice che il sottoscritto è a favore dell'Eolico o contrario alla pubblicizzazione dell'acqua dice una leggerezza o è in malafede”.

Sembra che il governatore invece sia stato anche infastidito dalle voci che parlano di un suo avvicinamento a forze politiche di centrodestra, Forza Italia su tutte. Quanto c'è di vero?
“Nulla. Non c'è nulla di vero. È stato solo strumentalizzato un rapporto di natura puramente istituzionale col presidente della Commissione antimafia Nello Musumeci. Quella è la sede nella quale ho ritenuto fosse giusto depositare alcuni atti. Tutto qua. Non c'è altro. E invece, a qualcuno è tornato utile mettere in giro questa voce. Non a caso, quando, durante la Finanziaria, mi impuntai per fare approvare degli emendamenti sul prezzario per le depurazioni, Crocetta mi contestò che mi ero messo d'accordo col centrodestra. E invece, ebbi l'appoggio di quasi tutta Sala d'Ercole. Soprattutto del Movimento cinque stelle”.

Come mai, alla luce di tutto quello che ci ha detto, non si è dimesso?
“Non volevo fare un piacere a un po' di persone. E volevo tutelare il mio staff. Ma purtroppo ho continuato a vedere scelte assai discutibili. Penso ad esempio a quella di scegliere, come commissario della Provincia di Palermo, il prefetto Tucci, con gravi problemi di salute”.

Le polemiche di questi giorni stanno creando molta confusione. Queste querelle tra esponenti di quella che viene considerata l'antimafia crea sconcerto: un cittadino a chi dovrebbe credere? Dove sta la vera antimafia?
“Certamente non tra gli industriali siciliani. Lì la lotta per la legalità è solo una millanteria. E purtroppo, ormai, è una finzione anche nell'operato di Crocetta”.

Che vuole dire?
“Da magistrato ritengo che Crocetta abbia rischiato la vita solo in una occasione. Quando le minacce giunsero dal boss Emmanuello. In quel caso siamo intervenuti duramente (il boss fu ucciso nel conflitto a fuoco che scaturì dall'operazione, ndr). Il resto sono solo chiacchiere. E negli ultimi tempi vedo un proliferare di pallottole e teste di agnello. Che casualmente saltano fuori in momenti di difficoltà. Ma se ho capito qualcosa di Cosa Nostra, di fronte a questi fatti possiamo anche dormire tranquilli”.

Adesso che farà?
“Vedremo. Intanto aspetto che mi venga ufficializzata la revoca del mio incarico. Poi non potrò che prendere atto del fatto che Crocetta ha ceduto ad alcune lobby, anche all'interno del Pd. Io invece ho trovato un'interlocuzione assai utile e interessante col nuovo segretario regionale Fausto Raciti, che mi ha fatto un'ottima impressione. Spero che Rosario, che io ho stimato, difeso e tutelato, e nel quale riconosco una sincera volontà di 'fare lo cose', decida: se stare con la gente o dire di sì unicamente ai poteri forti”.

Lei cosa pensa che farà il presidente?
“Le posso dire solo quello che vedo: se si pensa di fare la rivoluzione con Cardinale, Forzese e Fiumefreddo, forse è meglio staccare la spina a questo governo. Nell'interesse dei siciliani”.

Tratto da: livesicilia.it

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