di Lorenzo Baldo - 24 febbraio 2014
Palermo. Lo scarno comunicato stampa delle agenzie ha riportato nuovamente la città di Palermo nell’incubo autobomba. In via Madonie, all’altezza del civico 12, è stata trovata una Fiat Seicento di colore giallo, risultata rubata nei giorni scorsi, nei pressi dell'abitazione dell'ex pm Antonio Ingroia. Immediatamente è scattato l'allarme bomba, sul posto sono sopraggiunti gli artificieri e i carabinieri con la squadra cinofila. Per precauzione la strada è stata chiusa con alcune transenne per impedire il passaggio delle auto nel tratto che andava fino a via Abruzzi, così da permettere ai militari di poter effettuare gli specifici controlli del caso. E’ stato anche fatto evacuare l’asilo nido privato “Biancaneve”, ubicato proprio davanti al palazzo dove abita Ingroia. Gli accertamenti di rito hanno successivamente escluso qualsiasi pericolo e le strade sono state riaperte.
Subito dopo è stata quindi contattata l’anziana proprietaria che nei giorni scorsi aveva sporto denuncia. Fin qui la cronaca dei fatti. Ma l’episodio odierno si aggiunge ad un fatto analogo accaduto lo scorso 9 febbraio sotto casa del procuratore di Palermo Francesco Messineo. Anche in quel caso nei pressi dell’abitazione del magistrato era stata rinvenuta un’automobile risultata poi rubata. Che sta succedendo? Quali segnali vengono indirizzati ai giudici che abitano vicino al luogo del ritrovamento di queste auto? L’anomalia è palese: una macchina rubata in un determinato quartiere viene fatta ritrovare nella stessa zona sotto casa di un magistrato. Nel caso di Ingroia, pur trattandosi di un ex magistrato, siamo comunque di fronte ad un "obiettivo sensibile" ancora sotto scorta. Come è noto Cosa Nostra non dimentica, l’azione antimafia dell’ex pm nei suoi 25 anni di carriera ha lasciato un segno indelebile. A fine anno lo stesso Ingroia rientrerà nel processo sulla trattativa Stato-mafia con il ruolo di avvocato di parte civile per l’associazione vittime della strage di via dei Georgofili. Allo stesso modo le prospettive del suo nuovo incarico di Commissario straordinario a Trapani (dopo quello di “Sicilia e-servizi”) danno indubbiamente fastidio alla mafia e a quelle cosiddette zone grigie che non tollerano intromissioni nei propri affari. Al momento sotto casa di Antonio Ingroia non c’è più una vigilanza fissa, bensì quella dinamica. Ma i rischi sono tutt’altro che esauriti. In una fase di transizione politico-istituzionale come quella che stiamo attraversando non si può trascurare il minimo dettaglio. E di fronte ad uno Stato che tutela “a corrente alternata” le personalità più esposte, si deve necessariamente contrapporre una attenzione della società civile mirata e soprattutto costante.
Foto a destra © Andrea Tuttoilmondo
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La Fiat Seicento dopo il controllo degli artificieri
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