Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

garofano-luciano-galluffo-vitodi Rino Giacalone - 6 febbraio 2014
La difesa dei due “mafiosi” Vincenzo Virga e Vito Mazzara, imputati rispettivamente come mandante ed esecutore del delitto di Mauro Rostagno, sociologo-giornalista ucciso a Trapani nel settembre del 1988,  nel corso dell’udienza dello scorso 5 febbraio ha tentato  di raccogliere un “no” secco dai periti ascoltati dalla Corte di Assise a proposito della oramai cosiddetta “firma della mafia” sui bossoli trovati sulla scena del crimine di Lenzi, quel 26 settembre del 1988, sera in cui il giornalista di Rtc e animatore della comunità di recupero, Saman, venne ucciso. Il massimo che ha potuto raccogliere dai periti e in particolare dai super periti balistici incaricati dalla Corte, Paniz e Gatti, è invece stata la “non certezza” sulla esclusione delle compatibilità riscontrate tra i bossoli.

Paniz e Gatti, e in questa risposta sono stati sollecitati in particolare dall’avvocato della parte civile, Carmelo Miceli, sostanzialmente hanno detto che dal confronto di alcuni bossoli si colgono delle convergenze, pur con pochi elementi, e non si può dire che in assoluto è esclusa la compatibilità. Sostanzialmente con le deposizioni dei periti Manetto, Milone, Garofalo e ancora, come si diceva, Paniz e Gatti, il processo non ha fatto certo passi in avanti, la Corte di Assise sotto la guida del presidente Pellino ha voluto semmai, utilmente (così hanno anche valutato tutte le parti in aula) mettere ordine alle testimonianze raccolte nel tempo a proposito di perizie balistiche, facendo domande precise sui punti rimasti da chiarire e che non erano pochi,  tant’è che l’udienza cominciata di buon mattino si è poi conclusa a pomeriggio parecchio inoltrato. Si riprenderà il prossimo mercoledì, ma con molta probabilità si tratterà di una udienza breve, per sentire alcuni ufficiali di polizia giudiziaria su accertamenti ancora chiesti dalla Corte di Assise, non è escluso nemmeno che vengano direttamente acquisiti i verbali senza alcuna ulteriore testimonianza. Fine febbraio il processo rientrerà nel vivo: dapprima con i periti incaricati ieri che hanno avuto affidato l’incarico di determinare a che tipo di auto si riferisce un frammento di fanale trovato sul luogo del delitto. Poi toccherà agli ultimi periti incaricati a proposito di Dna. Fase cruciale. Gli elementi raccolti portano a ritenere che sui reperti sia presente Dna riconducibile all’imputato Vito Mazzara.

La “firma” della mafia sui bossoli è altra cosa rispetto al Dna. Si tratta di striature notate sui bossoli del delitto Rostagno e sui bossoli di altri omicidi, per i quali esistono condanne definitive contro Vito Mazzara ritenuto il “sicario” della “famiglia” mafiosa di Trapani: striature che sono state provocate da spari a freddo, cioè senza l’esplosione della cartuccia, modalità questa, ha anche confermato durante il dibattimento il pentito Francesco Milazzo, il killer Mazzara praticava per evitare che al confronto balistico si potesse risalire all’arma dalla quale poi, per uccidere, quelle cartucce venivano sparate via. Mazzara è giudiziariamente ritenuto uno specialista, un killer esperto. Era anche campione di tiro a volo della nazionale azzurra. Era solito camminare in auto con un fucile già carico, “se mi fermano – così andava raccontando quando da libero frequentava altri mafiosi – posso dire che vado ad allenarmi”. Lui si allenava però andando ad ammazzare “cristiani”, persone, esercizio che in alcuni casi svolgeva assieme all’attuale super latitante della mafia trapanese Matteo Messina Denaro.

Killer spietato, che però può permettersi per la sua difesa di avvalersi di un consulente ex generale dei carabinieri, un nome famoso, l’ex capo dei Ris di Parma Luciano Garofano, ieri per la prima volta presente nell’aula della Corte di Assise “Giovanni Falcone” a Palazzo di Giustizia di Trapani.

[Nella Foto: l'ex capo dei Ris di Parma, Luciano Garofano e l'avvocato Vito Galluffo]

Tratto da: liberainformazione.org

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos