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scorta-auto-webdi Aaron Pettinari - 12 gennaio 2014
I sindacati di polizia puntano il dito sui tagli che minano indagini e servizi scorta
La Procura di Palermo è sempre più in fibrillazione a seguito delle nuove minacce nei confronti dei propri magistrati. Ora ad essere minacciata è la vita del procuratore aggiunto, Teresa Principato, con un confidente che ha dichiarato come il boss latitante Matteo Messina Denaro starebbe cercando del tritolo per eliminarla. La Principato però non ha l'auto di scorta che riceve solo dopo le turnazioni. A rivelarlo è il quotidiano La Repubblica, che già ieri aveva anticipato la notizia delle minacce al procuratore di Palermo.
Ancora una volta lo Stato non mette a disposizione i mezzi per tutelare la sicurezza di chi è in prima linea e in questo caso sta dando la caccia al super latitante di Castelvetrano.

In merito è intervenuto Franco Billitteri, segretario provinciale del sindacato di polizia Siap, “sono ormai tanti, troppi i tagli ai servizi di scorta e di indagine effettuati alla polizia di Stato”. “I poliziotti – prosegue Billitteri a Repubblica – impegnati nelle scorte ai magistrati di Palermo lavorano in condizioni difficili, su auto blindate che nel migliore dei casi hanno già fatto 150 mila chilometri. Chi le ha queste auto, deve ritenersi fortunato, molti equipaggi non hanno neanche una vettura stabile a disposizione. E se l’auto non c’è, il servizio di scorta al magistrato non si può fare o viene ritardato. Bisogna allora attendere che si liberi un’auto, magari perché un altro magistrato quel giorno resta a casa o è fuori Palermo”. Inoltre mancano i soldi dello straordinario dei poliziotti che fanno le scorte. “Si aspetta ancora il pagamento di molti arretrati del 2013. Tutto ciò finisce per demotivare i poliziotti, che da quattro anni aspettano il rinnovo del contratto nazionale”.
Fatti che sicuramente contribuiscono a rendere più difficile il clima che già si era surriscaldato nell'ultimo anno.
Nel luglio scorso è stato innalzato il livello di tutela per Di Matteo, dal secondo al primo. Ed anche agli altri membri del pool sulla trattativa, il procuratore aggiunto Vittorio Teresi ed i sostituti Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia è stato aumentato il servizio di scorta già prima della “condanna a morte” emessa da Totò Riina dal carcere “Opera” di Milano.
Altre minacce hanno riguardato anche il pm Laura Vaccaro, con una lettera nascosta tra le carte dei fascicoli e rinvenuta durante un'udienza, e il sostituto procuratore generale Mirella Agliastro che nei giorni scorsi si è vista recapitare in ufficio una lettera con minacce di morte. Intimidazioni sono poi arrivate anche nei confronti dei pm delle Procure di Caltanissetta e Trapani.
La società civile si è riunita proprio nei giorni scorsi a Trapani per sostenere la magistratura che è in prima linea contro la mafia e chiedere allo Stato un vero contributo. Sonia Alfano, eurodeputato e presidente della Commissione Antimafia Europea è intervenuta chiedendo allo Stato di “tutelare i magistrati a rischio-attentato potenziando i sistemi di protezione e dotando gli apparati investigativi di uomini e mezzi necessari per impedire ogni azione a Cosa nostra. A Trapani, come a Palermo e Caltanissetta, i magistrati e le forze dell’ordine stanno conducendo importanti inchieste contro la mafia e i suoi collegamenti esterni. Confische e sequestri dei beni dei boss si susseguono. Un’attività che va potenziata per fare terra bruciata attorno ai mafiosi e ai loro complici”. Certo, finché vi sarà mancanza di fondi e mezzi per le forze dell'ordine impegnate nel servizio di sicurezza o nelle indagini, o ancora si verificheranno episodi di lavori iniziati e non finiti (proprio a causa della mancanza di liquidità di cui lo Stato si è reso conto solo in un secondo momento) all'interno degli stessi uffici giudiziari, con soffitti che restano pericolanti e mattonelle che si sgretolano (come accaduto all'interno dell'ufficio del sostituto procuratore Francesco Del Bene), ecco che diventa difficile credere in un reale impegno nella lotta alla mafia, al di là delle promesse il ministro degli Interni Angelino Alfano. Anche per questo, a partire da lunedì 20 gennaio davanti al palazzo di giustizia di Palermo arriverà la “scorta civica” con il presidio permanente per i magistrati minacciati dall mafia composta da studenti, professionisti, casalinghe, commercianti e impiegati. Ogni giorno si alterneranno i gruppi che aderiscono all’iniziativa. Lunedì, Addiopizzo; martedì, Agende Rosse e Muovi Palermo; mercoledì, Azione Civile e Io mi arruolo; giovedì, Contrariamente; venerdì, Professionisti Liberi e Anpi.

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