di Miriam Cuccu - 27 novembre 2013 - VIDEO
Palermo. A Villa Ahrens, sede della Dia, è stato presentato il testo unico antimafia messo a punto dal Crim (Commissione sul crimine organizzato) e in particolare dal suo presidente Sonia Alfano. Il testo, approvato lo scorso ottobre dal Parlamento Europeo, rappresenta il raggiungimento di un risultato storico per l'Europa e per un'azione di contrasto contro le mafie che sia sempre più globale e collaborativa. Villa Ahrens, dove ha avuto luogo la conferenza intitolata "Le mafie nel mirino dell'Europa - Le strategie di contrasto a crimine organizzato, corruzione e riciclaggio di denaro attraverso il testo approvato dal Parlamento Europeo e la direttiva relativa al congelamento e alla confisca dei beni proventi di reato nell'Ue" è stata l'occasione per fare il punto della situazione sulla lotta contro la criminalità organizzata.
"Fino a due anni fa - ha esordito Sonia Alfano - il parlamento europeo non aveva neanche i termini per definire il crimine organizzato, ora siamo riusciti a istituire una commissione e a produrre in 18 mesi un testo unico di contrasto alle mafie e al riciclaggio. La difficoltà è passare attraverso l'armonizzazione dei sistemi giudiziari", cioè "arrivare a sintetizzare 27 modi diversi di concepire le forme di contrasto alla criminalità organizzata superando la concezione che considerava la mafia un problema limitato ai nostri confini geografici".
Alla conferenza erano presenti anche la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, il viceministro dell'Interno Filippo Bubbico, il sostituto procuratore nazionale antimafia, Maurizio De Lucia, il direttore dell'Agenzia Nazionale per i beni confiscati, Giuseppe Caruso, il Presidente della Commissione Antimafia dell'Ars Nello Musumeci, il presidente del tribunale di Palermo, Leonardo Guarnotta, il prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo.
Durante la presentazione sono stati toccati diversi aspetti, come il riconoscimento del reato di associazione mafiosa - un ostacolo spesso spinoso quando si tratta di condurre indagini che portano oltre i confini italiani - la confisca e il riutilizzo dei beni sottratti alle mafie - che ha la duplice funzione di sottrarre ingenti patrimoni alla criminalità e di porli al servizio della collettività per scopi sociali - o il dilagante problema della corruzione, che secondo la commissione europea costa 120 miliardi di euro all'anno, circa 60 miliardi solo per l'Italia, anche se l'europarlamentare siciliana ha sottolineato che si tratta di una cifra al ribasso.
"Per la prima volta - ha proseguito Sonia Alfano - l'Europa spinta da italiani ma soprattutto da siciliani è riuscita a comprendere l'importanza di sedersi attorno a un tavolo e a capire che non c'era più tempo da perdere. Il fenomeno mafioso è da sempre considerato una questione prettamente italiana, ma così non è". Al contrario, il fenomeno della mafia che si fa globale e unisce le proprie conoscenze e competenze per perpetrare le sue attività illecite, superando anche la barriera della lingua, è stato infatti per troppo tempo trascurato. Una parte della responsabilità è da imputare anche ad una certa politica, che secondo la Alfano "edifica ostacoli su ostacoli e contrasta l'attività giudiziaria per perseguire gli interessi personali" mentre invece “essere politici significa essere al servizio dei cittadini, e soprattutto legislatori. Ci sono donne e uomini che si espongono quotidianamente, mettendo a rischio la propria vita per il Paese. Organismi come la Dia vanno sempre valorizzati e implementati. Basta tagliare sulla sicurezza" ha concluso.
In merito alla questione del carcere duro Sonia Alfano ha tenuto a precisare che "in Italia il regime di 41 bis non ha mai violato i diritti dei detenuti" sostenendo inoltre come sia "nato proprio per evitare situazioni come quelle di Provenzano e per evitare soluzioni di continuità con chi continua a esercitare un potere all'interno della criminalità organizzata". Proprio pochi giorni fa la Corte europea dei diritti umani aveva respinto il ricorso del boss contro il regime carcerario 41 bis, ribadendo che questo veniva applicato legittimamente senza costituire una violazione per i suoi diritti umani, mentre secondo il suo legale Rosalba Di Gregorio sarebbe invece da revocare a causa delle gravi condizioni di salute del capomafia corleonese.
Nel corso della conferenza è stato posto l'accento anche sulla realtà della 'Ndrangheta, che al momento risulta essere la mafia più ricca, nonchè detentrice del monopolio quasi completo di importazione della cocaina. “La 'ndrangheta - ha detto Giuseppe Caruso, ex prefetto di Palermo e direttore dell'Agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati - da sempre sottovalutata, è in realtà la forma più forte e temibile di criminalità, quella che paga in contanti. L'unica realtà che si può permettere di varare nuove rotte come quella di Rotterdam o di Anversa sotto gli occhi di tutti. Non dobbiamo certo aspettare un altra strage di Duisburg per capire gli investimenti che le mafie stanno facendo fuori dall'Italia”. E' ormai accertata, ad esempio, la presenza in America di "broker", anelli di congiunzione tra le famiglie in Calabria e i narcos per acquistare cocaina al prezzo più basso sul mercato, favorendo il trasporto di migliaia di chili di polvere bianca sull'asse America-Europa.
"La risoluzione approvata dal Parlamento Europeo, su proposta della Crim guidata dall'on. Sonia Alfano, può essere la base per una svolta tanto attesa e necessaria nella lotta alle mafie: creare uno spazio giuridico antimafia europeo" ha commentato il senatore Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia. "Con uno spazio comune le mafie verrebbero colpite sul piano patrimoniale, economico e finanziario con maggiore efficacia. Cosa nostra, la Camorra e soprattutto la 'Ndrangheta dovrebbero fare i conti con un sistema antimafia uguale in Italia come nel resto d'Europa. Lo stesso dicasi per le mafie straniere. Ogni Paese europeo deve avere, quindi - ha proseguito il senatore del Pd - la stessa legislazione e gli stessi strumenti per aggredire i patrimoni dei boss, tutelare i testimoni di giustizia e combattere le collusioni con l'economia e la politica. In Italia mancano all'appello due norme importanti per dare maggiore organicità al contrasto delle mafie sul piano internazionale: il recepimento della direttiva sulle squadre investigative comuni e l'introduzione nel nostro ordinamento del reato di autoriciclaggio. Con questi due provvedimenti e con le indicazioni fornite dalla Crim possiamo fare veramente un salto di qualità".
Arturo De Felice, direttore della Direzione investigativa antimafia, si è dichiarato felice e commosso per la presenza di tanti giovani, in quanto " molti di loro non erano ancora nati all'epoca dei fatti del '92 e del '93". "Ma quelle storie - ha poi proseguito - bruciano ancora sulla nostra pelle. Questa sede, che ci è stata concessa in uso gratuito dal demanio, è un classico esempio di risparmio di fondi pubblici, mentre altre sette sedi della Dia stanno per essere trasferite in beni demaniali con un risparmio considerevole che ci consentirà di acquisire tecnologia utile per contrastare la criminalità organizzata. In questi anni è stato fatto tanto, è stata data una grande mano di aiuto".
"Non bisogna mai abbassare la guardia – ha poi precisato il presidente della commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi - le ultime minacce nei confronti di magistrati onesti, di uomini al servizio della legge ci preoccupano tanto ma dobbiamo tirare fuori la forza e la capacità di reagire. L'Europa è la nostra seconda patria e nel momento in cui le istituzioni non sono in grado di rispettare i diritti dei cittadini e proteggerli, quello è terreno fragile per il proliferare della mafia. Lì la criminalità affonda le radici". Sono state tante, però, e i dati lo confermano, le operazioni di confisca e di custodia cautelare condotte dal 1992 fino ad oggi che hanno permesso il sequestro di oltre 14 miliardi e 475 milioni di beni, di cui 7 miliardi confiscati definitivamente, oltre all'emissione di 9mila ordinanze di custodia cautelare. In oltre vent'anni sono stati arrestati diversi esponenti di clan mafiosi, prestanome al servizio di Cosa nostra, della Camorra e della 'Ndrangheta, scoperti patrimoni figli di attività illecite e innumerevoli attività imprenditoriali in odore di mafia. Una mafia che però, anche in tempi di crisi, continua a puntare in alto, legandosi a doppio filo ad una parte della politica ed inserendosi nei circuiti dell'economia legale tanto in Italia quanto nell'Unione Europea e non solo. Il testo unico antimafia, frutto delle fatiche di molti europarlamentari, tra cui la stessa Sonia Alfano e Rita Borsellino, rappresenta senza dubbio "una svolta epocale" nell'agenda dell'Europa e nelle strategie di lotta contro il crimine organizzato.
Foto © staff Sonia Alfano
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