La provincia di Fermo si schiera al fianco del pm Di Matteo e dei magistrati del processo sulla trattativa
di Miriam Cuccu - 18 novembre 2013
Di mafia transnazionale, ma anche di mafia radicata nel territorio si è parlato oggi alla Sala dei Ritratti di Fermo, capoluogo di provincia marchigiano. Se ne è discusso con il giornalista Antonio Nicaso e il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, che davanti ad un pubblico composto quasi esclusivamente da ragazzi (quinte dei licei classico e pedagogico e dell'istituto tecnico-commerciale) hanno illustrato il quadro di una mafia, la 'Ndrangheta, di cui spesso “non si percepisce il fenomeno, se non quando spara” soprattutto oltre il confine italiano. Una mafia che oggi, ha spiegato il procuratore Gratteri, “detiene la quasi totalità del monopolio di importazione della cocaina” e il cui unico problema è “saper giustificare una tale ricchezza, riciclare e investire”.
Si chiude così il ciclo di incontri della Settimana della Costituzione, organizzato dal Tavolo della Legalità (una rete di associazioni e scuole del fermano, con la provincia come capofila) che anche quest'anno ha invitato ospiti d'eccezione per parlare di legalità ai ragazzi delle scuole medie e superiori. Un evento al quale hanno presenziato le autorità cittadine e provinciali tra cui il sindaco Nella Brambatti e l'assessore provinciale alla cultura Giuseppe Buondonno. Presente anche Domenico Seccia, nuovo procuratore di Fermo insediatosi a settembre.
In occasione dell'incontro la provincia di Fermo si è schierata dalla parte dei pm che si occupano del processo sulla trattativa Stato-mafia, recentemente destinatari di pesanti minacce da parte del boss Totò Riina: “Vogliamo far sentire loro la forza di tanti cittadini onesti che credono nella democrazia e nella libertà – così si è espresso l'assessore Buondonno – siamo stanchi di vedere magistrati isolati, desideriamo che intorno a tutti i servitori dello Stato si stringa la rete dei cittadini e in particolare dei giovani”. Un segno importante e soprattutto concreto che dimostra quanto il territorio abbia a cuore la promozione di una cultura antimafia, attraverso la cura di eventi che approfondiscano un tema di grande delicatezza e attualità. Alla dichiarazione di solidarietà dell'assessore si è associata anche Antimafia Duemila, che insieme ai ragazzi presenti ha voluto ribadire la propria vicinanza ai magistrati di Palermo con uno striscione esposto all'entrata della sala.
Non solo al Sud
Perché parlare di mafia in una cittadina delle Marche? “Nei momenti di crisi economica – ha risposto Gratteri – il mafioso della 'Ndrangheta, della Camorra e di Cosa nostra è il solo ad avere una liquidità disponibile tale da poter acquistare e investire in attività. Sempre più spesso vengono registrate presenze mafiose in Emilia Romagna, Toscana, Umbria, e anche nelle Marche”. “È importante – ha aggiunto l'assessore alla cultura – prendere coscienza del pericolo della penetrazione della criminalità organizzata, non esistono territori immuni dal fenomeno di infiltrazione dei poteri mafiosi”.
Non è affatto vero, ha spiegato ancora Nicaso “che le mafie sono un problema solo del Sud Italia, perché già nel 1906 avevano attecchito negli Stati Uniti, nel 1911 in Canada e nel 1920 in Australia”. Certo è che, in alcune zone, il monopolio di molti settori dell'economia è pressoché totale, e la grande difficoltà dello Stato, in molti casi, è quello di recuperare credibilità in territori dove “alcuni capimafia riescono a dare delle risposte che le istituzioni non danno” come ha affermato il procuratore reggino, approfondendo il delicato discorso del rapporto tra mondo del lavoro e infiltrazione mafiosa: “In Calabria la 'Ndrangheta controlla il 99% del settore dell'edilizia, dal trasporto degli inerti alla lavorazione della sabbia al cemento. Ed è qui che si riforniscono anche i piccoli costruttori”. Nel momento in cui, però, un'impresa in odore di mafia viene sequestrata e amministrata dallo Stato “è la 'Ndrangheta stessa a ostacolarne i guadagni, per dimostrare che è il suo modello ad essere vincente, mentre l'intervento dello Stato genera il fallimento e la chiusura delle attività”. Nel frattempo le cosche hanno già messo le mani su un'altra impresa intestata all'ennesimo prestanome.
Un problema di “deficit conoscitivo”
Sono soprattutto i mass media e l'informazione giornalistica a costruire l'immagine delle mafie: “Film come 'Il Padrino' – ha spiegato Nicaso – tendono a mitizzare l'idea della mafia, dell'onore e del rispetto, avvalendosi di personaggi che al pubblico risultano quasi simpatici e incentivandone l'aspetto emulativo”. Inoltre la percezione della 'Ndrangheta, soprattutto nei paesi esteri, è tale da far sì che se ne sottovaluti la reale potenza. “La presenza della 'Ndrangheta in Germania è sempre stata negata per motivi di marketing territoriale, per attrarre investitori stranieri”. “In realtà – ha continuato Gratteri – dopo l'Italia è proprio la Germania ad avere un alto tasso di infiltrazione delle famiglie 'ndranghetiste. Dato che il loro interesse è unicamente quello del riciclaggio evitano accuratamente episodi di violenza che possano allertare l'attenzione dell'opinione pubblica e delle forze dell’ordine". “C'è una scarsa consapevolezza della presenza delle mafie in Europa” che sul piano della sicurezza “non è attrezzata dal punto di vista normativo: basti pensare che non è stato esteso il reato di associazione mafiosa, o la possibilità di ritardare l'arresto” quando questo può giovare alle indagini in corso.
I problemi riscontrati nell'azione di contrasto alle mafie sono molteplici, ha asserito Nicaso: “Legislazioni diverse, competenze territoriali, comprensione e applicazione delle rogatorie”, impedimenti compensati da “tanta buona volontà” da parte delle forze dell'ordine, che però non basta.
Tra fiumi di droga e globalizzazione
Soprattutto quando, dall'altra parte, le mafie hanno saputo unire le loro conoscenze in termini di risorse economiche, di competenze telematiche, di tecniche di riciclaggio dei proventi della droga. Superando anche la barriera della lingua grazie all'inglese, che è diventato “l'esperanto delle mafie”. “Grazie al denaro accumulato con i sequestri degli anni '80 – ha spiegato Gratteri – la 'Ndrangheta è approdata in Sud America, dove sono tanti i broker affiliati alla mafia calabrese che vivono oltreoceano da anni per acquistare cocaina al prezzo più basso”. Le dinamiche dell'attività più redditizia al mondo, quella del traffico di stupefacenti, sono presto svelate: “Le famiglie si consorziano per l'acquisto di migliaia di chili di cocaina, che acquistano pura al 98% a mille euro al chilo”. Il carico arriva poi attraverso le vie più disparate, dalle doppie valige in aereo, ai sommergibili per sfuggire ai radar, ai container per grandi quantità, fino ad Amsterdam, Rotterdam, Anversa, Genova, Livorno, Napoli, Gioia Tauro. “Ogni famiglia prende la sua parte e la distribuisce nelle varie piazze di spaccio. Una volta tagliata, da un chilo di cocaina purissima ne vengono ricavati quattro. Così composta, viene poi venduta al dettaglio in dosi da un grammo a cinquanta euro ognuna”.
Quale soluzione?
“Siamo di fronte ad un problema di partecipazione, di scelta tra essere sudditi o cittadini consapevoli” ha dichiarato Antonio Nicaso. “Dobbiamo tenere conto dell'arma più importante che abbiamo: il voto. Noi crediamo nell'importanza della buona politica e nell'importanza della partecipazione dei giovani. Forse la mafia si può vincere con una coscienza civile collettiva, dove non è lo Stato – nei panni dei soli magistrati e delle forze dell'ordine – l'unico a dover essere coinvolto”. “Occorre cominciare dalla quotidianità scegliendo tra compromesso o impegno” tenendo sempre conto che “le mafie sono nemiche del bene comune perchè la loro logica è quella propria del clan, dove prevale l'interesse particolare, l'egoismo e l'insana voglia di potere. Costruendo il bene comune, invece, potremo dare loro molto fastidio”.