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cancellieri-annamaria-web3di Aaron Pettinari - 31 ottobre 2013
“Non ho letto la motivazione, prima vorrei documentarmi. Certo mi lascia un po' perplessa, la convocazione del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, mi sembra un po' inusuale”. Con queste parole Anna Maria Cencellieri, ministro della Giustizia, commentava la citazione del Presidente della Repubblica al Processo sulla trattativa Stato-mafia. Chissà se il ministro, tanto volenterosa di leggere carte e documenti, ha fatto lo stesso riguardo l'inchiesta di Torino sul caso Fonsai. Viene il dubbio se si guarda all'azione che ha svolto in favore di Giulia Maria Ligresti affinché quest'ultima, indagata, venisse scarcerata. Questa mattina il quotidiano La Repubblica ha ricostruito alcuni interventi diretti con due vice capi del Dap, il dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, per “sensibilizzarli” sul fatto che Giulia, in carcere da luglio, soffriva di anoressia. E il 28 agosto le porte del carcere si sono “magicamente” aperte.
La Cancellieri non è indagata ma il suo nome emerge nell'inchiesta quando la Procura di Torino, esaminando i tabulati telefonici degli indagati, si è accorta di diversi contatti con il ministro della Giustizia fin dal giorno degli arresti.
In una di queste telefonate era la stessa compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni, a suggerire al cognato di contattare la Cancellieri come ultimo tentativo, visto che la situazione della figlia Giulia non trovava soluzione.
E la stessa Ministro, la cui amicizia con la famiglia Ligresti è nota, così come il fatto che il figlio, Piergiorgio Peluso, sia stato dirigente della Fondiaria Sai,  avrebbe confermato, interrogata dai pm, il fatto. “Ho ricevuto una telefonata da Antonino Ligresti (fratello di Salvatore, ndr), preoccupato per la salute della nipote Giulia”, che aveva sofferto di anoressia e che in cella rifiutava il cibo.

Inoltre avrebbe anche ammesso di avere “sensibilizzato i due vice capi del Dap, Francesco Cascini e Luigi Pagano, perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati”, chiarendo in un secondo momento che il suo interessamento era stato per un carcerato soltanto, Giulia Maria Ligresti, che pochi giorni dopo è andata agli arresti domiciliari.
“Si è trattato di un intervento umanitario assolutamente doveroso in considerazione del rischio connesso con la detenzione”, ha raccontato al procuratore aggiunto Vittorio Nessi. Quindi ha aggiunto: “Essendo io una buona amica della Fragni da parecchi anni ho ritenuto, in concomitanza degli arresti, di farle una telefonata di solidarietà sotto l’aspetto umano”.
A prescindere dal fatto che Giulia Ligresti è l'unica ad aver patteggiato con la Procura una pena a due anni e otto mesi di reclusione e 20mila euro di multa, resta il fatto che si tratta comunque di un'indagata. Ma evidentemente ai vertici delle nostre Istituzioni è usuale andare in soccorso di questa particolare categoria. Del resto se anche il Capo dello Stato può permettersi di parlare al telefono con Mancino, indagato per falsa testimonianza al processo sulla trattativa Stato-mafia, che sarà mai adoperarsi in favore di una componente della famiglia Ligresti.

In foto: Il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri al termine della visita al carcere romano di Regina Coeli (© ANSA)

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