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dall-olio-tonioIl sindaco Loira: "La mafia è anche qui, denunciamola con forza"
di Miriam Cuccu - 29 ottobre 2013
Si ripete anche quest’anno il ciclo di appuntamenti della Settimana della Costituzione, un evento formativo e divulgativo promosso dalla Provincia di Fermo insieme al Tavolo della Legalità. Due realtà che rinnovano il loro continuo impegno nell’organizzazione di incontri, rivolti in particolare ai ragazzi nelle scuole, per approfondire concetti più che mai attuali come la giustizia, l’impegno, la responsabilità.
La settimana avrà luogo dal 6 all’11 novembre, ma già ieri gli studenti sono stati introdotti ai temi della pace e della legalità per bocca di don Tonio Dell’Olio (foto), che questa mattina all’Auditorium San Martino di Fermo ha partecipato all’incontro dal titolo “Soldi e criminali senza confini”. Don Tonio è il responsabile dell’area internazionale di Libera – l’associazione contro le mafie fondata da don Ciotti – e da diversi anni è testimone dei valori di legalità sia in Italia che all’estero, partecipando a incontri internazionali anche presso le Nazioni Unite. È stato portavoce della Campagna per la pace in Sudan, ha promosso la Rete Disarmo e figura tra i promotori della Campagna Italiana contro le Mine. Membro della Tavola della Pace, ha contribuito all’organizzazione delle edizioni dell’Assemblea dell’Onu dei popoli e alla Marcia per la pace Perugia-Assisi dal 1993.
Ieri sera è stata la cittadinanza di Porto San Giorgio, sempre nel fermano, ad ospitarlo. L’iniziativa, che ha avuto luogo al Teatro Comunale, è stata promossa dal Tavolo della Legalità in collaborazione con Libera, Arcidiocesi di Fermo Caritas Diocesana, Azione Cattolica Italiana, Agesci, Aloe e Comunità Volontari per il Mondo.

L’incontro, intitolato “Pace, Giustizia e Legalità” e moderato da Alessandra Mancini insieme al sociologo Massimiliano Colombi – presente anche l’assessore alla cultura di Fermo Giuseppe Buondonno – ha seguito il filo conduttore della legalità e dell’internazionalità ma anche quello della musica, uno dei mezzi che meglio riesce ad unire popoli e culture diversi. A regalare le sue note jazz al pubblico il musicista Roberto Zechini, autore di numerosi cd e colonne sonore.
E se la musica ha dato l’input alla serata unendo menti e cuori è stato don Tonio Dell’Olio a presentare, grazie ad un’esperienza che abbraccia realtà che vanno dai quartieri spagnoli a Napoli alle terre messicane ostaggio dei narcos, un nitido quadro del contesto internazionale. Partendo proprio dall’immagine delle mafie, che “si distinguono dalle criminalità organizzate perché sono caratterizzate da un’attività corruttiva nei confronti della politica, dell’economia, dell’informazione. Mafia è anche cultura, è un modo di pensare che va oltre le regioni d’origine. Mafia è ciò che tolleriamo, che sosteniamo e che a volte pratichiamo” spiegando che “c’è un’intima connessione tra l’aumento delle mafia in Italia, la conseguente crescita dei giovani affiliati e la mancanza di lavoro, delle politiche sociali. Oggi a subire tagli drastici sono le case famiglia, i servizi ai migranti e alle donne vittime della tratta, perché si pensa che il primo settore da cui si può tagliare in tempi di crisi sia quello dei servizi”. “Ogni volta che lasciamo un ragazzo per strada facciamo un favore alle mafie – ha precisato il portavoce di Libera – non si può fare il bilancio della lotta alla mafia solo dal numero di latitanti che vengono assicurati alla giustizia, perché nel frattempo sono state create le condizioni ideali perchè altri vengano inglobati”. Sono spesso giovani che rifiutano le regole da osservare per una convivenza civile, anche a scuola. Nonostante ciò si mettono a disposizione di organizzazioni nelle quali subiscono regole molto più ferree “perché lì hanno trovato il senso della comunità”. Per questo “se la legalità è un patto di lealtà che l’individuo stipula con la comunità di appartenenza, noi dobbiamo tornare a sentirci comunità, soprattutto agli occhi dei più giovani, e amare ogni zolla della nostra terra” perché “ci salveremo dalla crisi solo stando insieme”.
“Non c’è più l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia lecita – ha spiegato ancora padre Dell’Olio – ora è l’economia che richiede l’intervento delle mafie”. Una realtà che non sembra così lontana dal territorio marchigiano, caratterizzato da un ricco tessuto produttivo che – non è una novità – da sempre fa gola alle mafie. Ne è convinto anche Nicola Loira, sindaco di Porto San Giorgio, che ha dichiarato: “E’ il caso di dirlo, anche noi abbiamo un problema di infiltrazione mafiosa nelle attività produttive del territorio. È ora di cominciare a denunciare con forza”. “Esiste ancora una mentalità legata alla mafia che uccide e viene uccisa – ha proseguito padre Dell’Olio – la mafia oggi invece è camaleontica, ed è capace di stare tanto a Brancaccio quanto a Wall Street, o in tessuti economici di cittadine come questa. Ma è scientificamente provato che i soldi delle mafie non creano sviluppo: momentaneamente possono dare respiro ma a lungo andare sono la forma peggiore di controllo sul territorio”. “Recentemente – ha poi continuato, svelando un ulteriore dettaglio – il Parlamento Europeo ha approvato il testo unico antimafia sul quale il Crim ha lavorato per un anno e mezzo. Nel documento ci sono questioni che riguardano soprattutto l’economia. A livello dell’Unione Europea Libera ha spinto per introdurre una direttiva europea che riconoscesse in tutti gli Stati membri i provvedimenti di confisca, di modo che un mafioso non potesse arricchirsi in un paese e investire in un altro. Le opposizioni maggiori sono arrivate dalla Germania, dall’Austria, dal Belgio, dove la presenza delinquenziale e il fenomeno delle estorsioni non sono rilevati, ma si tratta di territori appetibili per investimenti. Però perché uno dovrebbe denunciare quando le mafie portano solo ricchezza in un paese?”
Il messaggio del portavoce internazionale di Libera è certo fonte di preoccupazione: “Ci hanno derubato anche delle parole, la parola solidarietà è stata abusata”. Mentre “i soldati vanno a fare le missioni di pace”, per parlare “del coraggio della memoria, della legalità, dell’informazione corretta, dello spazio internazionale per creare reti e così rispondere ad una mafia sempre più globalizzata” si deve usare la parola “anti-mafia”, così come “non-violenza” cioè “la negazione di un concetto, qualcosa che si contrappone”. Al giorno d’oggi “abbiamo imparato la furbizia e criminalizzato la miseria, la povertà e le vittime di mafia, che dopo essere state uccise si diceva che ‘se l’erano cercata’” mentre la questione dei migranti che affrontano viaggi-incubo verso l’Italia si fa sempre più urgente: “C’era bisogno di trecento morti a Lampedusa per ricordare di avere una legge infame sull’immigrazione?”.
Proprio perché siamo di fronte a un tale scenario è necessario operare per il cambiamento, “e le leve del cambiamento sono quelle della partecipazione” così come quelle della solidarietà, dell’impegno civile, della coscienza critica e della consapevolezza che “come scriveva Rita Atria nel suo diario, per lottare contro la mafia che è fuori dobbiamo prima riconoscere e combattere la mafia che è dentro di noi”. Per poter vivere in un Paese finalmente libero e di cui essere orgogliosi.

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