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scrima-matteoPer gli inquirenti è organico della famiglia mafiosa
di Aaron Pettinari - 25 settembre 2013
Questa mattina l'ufficio di misure prevenzione ha posto a sequestro i beni, pari ad un valore di due milioni di euro, del “gioelliere mafioso ex Pip” Matteo Scrima (foto), condannato ad 8 anni.
Secondo gli inquirenti sarebbe un componente della famiglia mafiosa di Brancaccio. Il suo ruolo emerge in particolare durante l'operazione della polizia denominata “Araba Fenice” che azzerò il clan portando all'arresto di 36 persone tra cui Cesare Lupo, capo della famiglia e Nunzia Graviano, sorella dei più noti Giuseppe e Filippo.
In quell'indagine emersero a carico di Scrima precedenti per riciclaggio e ricettazione. Il suo ruolo all'interno della famiglia di Brancaccio era comunque di rilievo. Di lui si fa riferimento in un'intercettazione tra il boss Antonino Sacco, punto di riferimento per il mandamento di Brancaccio assieme a Cesare Lupo, i quali facevano le veci della sorella dei Graviano: “Gli ho detto, tu ultimamente …(inc)… hai fatto una 'battuta' che a me e a Cesare ci si sono rizzati pure i capelli. Vedi che io e Cesare siamo le uniche persone per adesso, senza offesa, che non dobbiamo dare conto e ragione a nessuno... ad una persona sola  conto dobbiamo dare, a te non te ne dobbiamo dare!”.

Gli inquirenti hanno poi individuato in Scrima la fiugra del cassiere di famiglia. Sarebbe stato lui a custodire le casse del clan in cui giungevano i “frutti” delle estorsioni e delle altre attività illecite condotte dal clan. Tra i beni sequestrati a Scrima ci sono una gioielleria in via Lincoln, un bazar aperto all'interno del Florio Park Hotel di Cinisi, in corso dei Mille 1302 e di due box sulla stessa via, al civico 1296, oltre a beni immobili, per un totale di due milioni di euro. Gli inquirenti hanno anche ricostruito la storia di Scrima che nel 1998 aprì la gioielleria nonostante non dichiarasse alcun reddito. Dal 2010 al 2011 risulta nelle liste degli ex Pip iscritti alla Social Trinacria Onlus, prendendo l'ultima retribuzione nell'ottobre del 2011, mese del suo arresto. Tra gli episodi che l'hanno visto protagonista per la famiglia di Brancaccio anche il noto summit di mafia del 7 febbraio a Villapensabene. Vi partecipò assieme ai boss Giulio Caporrimo, Giovanni Bosco, Giuseppe Calascibetta - ucciso in un agguato nel settembre dello stesso anno - Alfonso Gambino, Cesare Lupo, Nino Sacco e Giuseppe Arduino.
Un incontro importante per l'organizzazione criminale che si trovava a discutere di una nuova riorganizzazione non solo nella gestione dei territori.

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