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parlamento-web00di Lorenzo Mauro - 18 agosto 2013
Il governo ha compiuto cento giorni ed è già tempo di primi bilanci. Se questo lasso di tempo vi sembra poco, potremmo ricordare che fu sufficiente al professor Monti per riformare le pensioni, bastonare gli esodati e disegnare alcune liberalizzazioni meglio conosciute con il nome di pacchetto Cresci-Italia. La squadra di Enrico Letta, suo amico di “pizzino”, non ha certamente dato prova di tanta efficienza, se si eccettua l’attività di rinviare le scelte a tempi migliori.

E siccome fino ad  ora ha evitato di decidere, i conti si faranno in autunno con Iva e Imu. Ciononostante, qualche materia sulla quale intervenire il nostro premier l’ha indicata, tanto che nel dossier sui cento giorni compaiono ben dodici titoli. Si va dalla trasparenza al lavoro, dall’ambiente alle istituzioni. Un bel prodotto per il web, realizzato con video e infografiche, che testimonia l’attenzione alla comunicazione sui nuovi media come eredità del precedente esecutivo.

Ma Letta si dimentica della mafia. Il buongiorno, si sa, si vede dal mattino. E quando Roberto Saviano denunciò, al formarsi dell’esecutivo, la mancanza della parola “mafia” nei dieci punti programmatici, già si era capito quello che sarebbe stato l’andazzo. In poco più di tre mesi nulla è stato fatto, qualcosa è stato pasticciato (vedi legge sul voto di scambio), e qualche brutta figura utile ad accrescere la distanza tra mondo antimafia e istituzioni non è stata evitata. Ciliegina sulla torta, le ricevute delle vacanze (a gratis) del vicepremier Angelino Alfano e di Renato Schifani nei villaggi Valtur, ospiti di quel Claudio Patti sospettato di essere il prestanome di Matteo Messina Denaro. E guarda caso: nel dossier dei cento giorni non un cenno viene fatto alle mafie e alla corruzione.

I simboli. E’ un peccato perché i simboli in politica contano molto. L’eliminazione dello stipendio dei ministri parlamentari o la riduzione del finanziamento pubblico ai partiti non ci faranno uscire dalla crisi. Però esplicitano un minimo interesse verso un argomento che sta a cuore all’opinione pubblica. Questa scarsa attenzione potrà essere giustificata dalla natura di questo governo, definito “di servizio” e “a tempo”. Perché se l’emergenza è sociale, politica, economica, al contrario la mafia è ritenuta endemica, storica, quasi invincibile. Cosi almeno viene trattata dai media e dalla politica, che faticano ad introdurla in agenda come una vera emergenza. E ogni volta che ciò non accade si tira acqua al mulino di chi ritiene che con la mafia si debba convivere.

Ma il punto principale è probabilmente un altro. Il nostro Paese può davvero pensare di risolvere i suoi problemi senza una lotta senza quartiere alle mafie e alla corruzione? Questa pare una domanda che perlomeno meriterebbe risposta. E se agire male è già peccato, figurarsi non parlarne nemmeno.

Tratto da: azionecivile.net

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