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vetrano-salvatore.web0di Francesca Mondin - 23 maggio 2013
È stato il tribunale di Palermo, su suggerimento di Arturo De Felice e Giuseppe D’Agata, a disporre il sequestro di beni appartenenti all’imprenditore Salvatore Vetrano, 42 anni, che ieri si è visto sequestrare un patrimonio del valore di 25 milioni di euro. L’operazione condotta dagli uomini della Gdf e dalla Dia ha messo i sigilli a: 7 aziende, un ristorante, 2 auto di lusso, 2 barche e 20 immobili tra appartamenti, terreni e magazzini nei pressi di Marsala, Sciacca, Palermo, Carini e Trabbia oltre ad alcuni rapporti bancari e assicurativi.
Salvatore Vetrano, imprenditore nel settore alimentare e titolare della famosa ditta di surgelati Veragel di Carini, è considerato vicino ad esponenti di spicco di Cosa Nostra tra cui Giuseppe Salvatore Riina, vicinanza questa, sostiene l’accusa, che gli ha permesso un improvviso successo imprenditoriale.

D’altra parte Vetrano ha una storia giudiziaria che lo ha visto spesso in affari di collaborazione con le cosche mafiose.
Nel ’99 viene arrestato assieme al padre per aver nascosto la refurtiva (un carico di pesce) di un furto messo a punto dalla famiglia mafiosa di corso Calatafimi. Nel 2002 finisce in cella, durante l’operazione New Generation che portò all’arresto anche di Riina jr, per aver partecipato con alcuni esponenti di Cosa nostra a furti di pesce congelato. Col padre lo troviamo coinvolto anche nell’ inchiesta del 2005 quando entrambi vengono arrestati assieme ai boss di Brancaccio Benedetto Graviano e Cesare Lupo. Vetrano ha rivestito pure il ruolo di vittima, e ammettendo di subire estorsioni ha permesso anche l’arresto di 4 persone tra cui suo cugino Puccio. Le ultime notizie risalgono all’anno scorso quando viene arrestato per detenzione, porto illegale d’armi e tentato omicidio nei confronti del suo rivale in amore Giuseppe Toia.
Le varie ordinanze di custodia cautelare non hanno però impedito a Vetrano di costruire il suo impero imprenditoriale e commerciale che conta numerose aziende alimentari e un consistente patrimonio immobiliare. Dalle indagini emerge anche che l’imprenditore ha accumulato un importante fortuna evadendo il fisco e beneficiando di finanziamenti comunitari erogati dal Fondo Europeo per la pesca in Sicilia.
Ieri Sonia Alfano, in seguito anche all’altro maxi sequestro di 48 milioni di euro, ai danni degli eredi di Enzo Brancato, ha voluto complimentarsi con la Direzione investigativa antimafia e la Guardia di Finanza per i successi che stanno ottenendo in questo periodo: “Desidero esprimere il mio più vivo apprezzamento al direttore della DIA Arturo De Felice, così come al capo centro D’Agata, ai loro uomini e alla Guardia di Finanza di Palermo, realtà eccellenti che stanno ottenendo risultati egregi e oltre tutte le aspettative nella lotta alla mafia, all’imprenditoria collusa e alle infiltrazioni nella pubblica amministrazione”.


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