di Enrica Frasca Caccia e Daniela Sammito - 24 aprile 2013
Sono stati rilasciati dal GIP del Tribunale di Caltagirone – e senza l’applicazione di alcuna misura cautelare a loro carico – Turi Vaccaro e Nicola Arboscelli, i pacifisti che lunedì 22 aprile erano entrati nella base NRTF-8 (il sistema militare di telecomunicazioni costituito da quarantasei antenne attive a Niscemi dal 1991, ndr) e avevano scalato e occupato alcune antenne, insieme ad altre due attiviste No MUOS.
Il braccio di ferro tra i molti Davide siciliani che si oppongono alla militarizzazione dell’isola e il Golia americano, che ha eletto la riserva naturale Sughereta di Niscemi come luogo da cui impartire gli ordini per i conflitti del terzo millennio, non è mai stato così aspro.
E in questi giorni convulsi, in cui la volontà di autodeterminazione del popolo siciliano si sta esprimendo con una forza mai vista, cadono le maschere e si profilano nuovi fronti opposti: il conflitto non è più solo tra Usa e Sicilia, ma è interno, fra Stato italiano e Regione.
Il ministero della Difesa ha, infatti, presentato ricorso al T.A.R. contro la revoca delle autorizzazioni alla costruzione del MUOS formalizzata dall’Assessorato regionale al Territorio e all’Ambiente il 29 marzo, chiedendo alla Regione Siciliana un risarcimento di 25.000 euro al giorno (a partire dalla data di entrata in vigore della revoca) per i danni derivanti dal ritardo nel lancio del satellite MUOS e per quelli collegati ad un peggioramento dei rapporti tra “Italia e Stati Uniti d’America e Nato”.
A questo punto si spera che l’assessore Mariella Lo Bello riesca finalmente ad empatizzare con le ragioni e le preoccupazioni del Movimento No MUOS, che fino a qualche giorno fa le risultavano incomprensibili: “I lavori sono sospesi, non capisco la protesta degli attivisti. Il MUOS è un’opera indispensabile per la Difesa italiana, se si accerta che è dannoso, si farà da un’altra parte”.
Neanche i vertici del governo regionale, perciò, a cui i Comitati No MUOS si sono sempre rivolti, ha saputo dare risposte univoche e definitive. Ne è prova il fatto che siano rimasti sordi quando attivisti e Comitati comunicavano che i lavori nel cantiere MUOS continuavano in barba alla revoca, come dimostrava il video di Manolo Luppichini girato vicino alla base di contrada Ulmo.
Cosa si aspettano adesso i Comitati, e cosa si aspetta la Sicilia? C’è da sperare, intanto, che il T.A.R. non accolga il ricorso della Difesa diretto a sospendere l’efficacia della revoca regionale. Un’altra via percorribile contro il MUOS potrebbe essere intrapresa dal governatore Crocetta, con un’azione decisa a tutela della salute dei siciliani e dell’ambiente: il conflitto di attribuzioni tra poteri della Regione e poteri dello Stato, innanzi alla Corte Costituzionale. Se così fosse potremmo tornare a credere che le istituzioni proteggono ancora i diritti e gli interessi dei cittadini che rappresentano.
Tratto da: ilclandestino.info