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ingroia-antonio-big6di Miriam Cuccu - 11 aprile 2013
Ieri pomeriggio la terza commissione del Csm ha detto “no” alla richiesta avanzata da Antonio Ingroia di ricoprire il ruolo di presidente a Riscossione Sicilia Spa (l'ex Serit), l'agenzia che si occupa dell'esazione dei tributi per la regione. Ingroia aveva infatti accettato l'incarico affidatogli da Rosario Crocetta, chiedendo alla Consiglio superiore della magistratura l'aspettativa e il collocamento fuori ruolo.
Questa mattina il plenum del Csm, con 19 voti a favore e 7 astenuti, ha confermato la sua decisione in merito assegnando all'ex procuratore il posto di giudice fuori ruolo ad Aosta, l'unica regione dove Ingroia non si è candidato con il movimento Rivoluzione civile. Decade quindi per lui la possibilità di ricoprire l'incarico regionale in Sicilia.

Secondo la legge, infatti, dopo il ricollocamento in ruolo, un magistrato non può chiedere il trasferimento dalla sede assegnatagli per tre anni, e per almeno cinque gli è preclusa la possibilità di chiedere aspettative o fuori ruolo. “Sono stupito, anzi sconcertato, ma aspetto di conoscere le motivazioni” ha commentato Ingroia subito dopo la “sentenza” emessa, aggiungendo che “il Csm ha fatto le sue scelte e le sue valutazioni. Io farò le mie. Ha scartato ogni opportunità affinchè venisse valorizzata la mia esperienza e professionalità e ora farò io le mie valutazioni e le mie scelte”. Ingroia ha inoltre dichiarato come, tra le varie possibilità, ci sia quella di lasciare definitivamente la magistratura, ma potrebbe anche scegliere la via del ricorso contro il no all'autorizzazione in merito al ruolo di presidente di Riscossione Sicilia davanti ai Tar e al Consiglio di Stato.
Il rifiuto, secondo la Commissione, si baserebbe su una serie di precedenti in cui altri magistrati si sono visti negare la copertura di incarichi nella pubblica amministrazione. È il caso, ad esempio, di Maria Cristina Motta, alla quale non è stato concesso il posto di direttore amministrativo alla Asl di Verona. Stesso discorso per Sergio Casarella e Salvatore Cirignotta, che non poterono ricoprire i ruoli rispettivamente all'Agenzia delle Entrate e alla Asl di Palermo.
Il Codacons ha accolto il verdetto con soddisfazione, sostenendo che “sarebbe stato davvero grave se il Csm avesse permesso ad un magistrato, bocciato alle elezioni politiche, di ricoprire un così delicato ruolo in Sicilia, nonostante le informazioni da egli acquisite nel corso della sua attività di pm proprio nella regione dove avrebbe poi dovuto far pagare le tasse” e sottolineando la palese incompatibilità tra i due ruoli.
Deve fare molta paura lo spessore professionale di Antonio Ingroia, che recentemente aveva promesso di “dare la caccia ai grandi evasori fiscali” una volta insediatosi a Riscossione Sicilia. Il posto offerto da Crocetta voleva essere anche un modo per ristabilire l'ordine in una società più volte attenzionata dal governo siciliano per le pesanti e preoccupanti irregolarità nella metodologia di riscossione delle tasse.
A parere del Csm, però, non esisterebbe  “nessun interesse dell'amministrazione della giustizia” nel far ricoprire questo ruolo a Ingroia da magistrato, anche se in aspettativa. “Se non è interesse della giustizia mettere ordine in una struttura sulla quale in passato si sono allungate le mani della mafia e di cricche di ogni genere, mi domando quale sia l'interesse della giustizia” ha commentato l'ex pm di Palermo. Certamente vi è molto più interesse nel relegarlo ad Aosta, dove il magistrato dovrebbe riporre nel cassetto anni di esperienza sulla corruzione mafiosa e sugli intrecci tra mafia e politica in virtù di un posto da giudice fuori ruolo che, ha sostenuto Ingroia, “equivale a una sorta di prepensionamento”.
Una decisione, questa, che suona un po' come una punizione per un magistrato “colpevole” di non aver taciuto davanti a un preoccupante scenario dove sempre più spesso i principi della Costituzione italiana vengono sacrificati sull'altare del tornaconto personale. Colpevole, soprattutto, di aver svolto con ammirevole (quanto raro) spirito di servizio un mestiere percepito come una pericolosa minaccia da quella parte di Stato colluso con il potere mafioso. Ingroia non ha abbassato la testa quando piovevano pesanti critiche su di lui e sui suoi colleghi impegnati nel portare avanti quelle indagini che si occupano di svelare i misteri sulla trattativa tra lo Stato e la mafia (confluite in un processo che inizierà il prossimo 27 maggio), e quando si è visto messo all'angolo e impossibilitato nello svolgere il ruolo di pm come veniva richiesto dal suo alto rigore morale ha preferito entrare in politica, nonostante i ripetuti attacchi che non si è visto risparmiare dalla stampa, dalla politica e anche dalla magistratura. E ora l'ennesimo rifiuto, che dimostra come il Csm preferisca disprezzare una professionalità di oltre vent'anni di esperienza su alcune delle indagini antimafia tra le più importanti, complesse e delicate.

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