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Fa la cosa giustaLa testimonianza di Giorgio Scimeca
di Vivianne Pellacani - 18 marzo 2013
Si è conclusa ieri la decima edizione di Fa la cosa giusta!, fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, che da venerdì 15 marzo a domenica 17 ha ospitato a Fieramilanocity migliaia di visitatori, accorsi da tutto il paese. Tra gli espositori partecipanti all’evento, Addiopizzo, che ha approfittato dell’occasione per presentare produttori e commercianti provenienti da tutta la Sicilia, realtà protagoniste di un movimento di opposizione pubblica al pizzo.
L’iniziativa dell’associazione “Comitato Addiopizzo” si inserisce all’interno di un evento fieristico nato nel 2004 da un progetto della casa editrice Terre di mezzo e animato dall’ambizioso obiettivo di promuovere uno stile di vita sano, economico ed ecosostenibile. Da qui prodotti, idee e progetti per scegliere in modo consapevole, coniugando il valore delle merci con la loro utilità, il lavoro con la dignità del lavoratore e il risparmio con la qualità.

Diverse le aree di interesse, dal turismo sostenibile al commercio equo e solidale, dall’arredamento eco-compatibile alla critical fashion, da aziende agricole a piccoli e grandi distributori di prodotti biologici e biodinamici.
Tra le centinaia di espositori, non passa inosservata la presenza di Addiopizzo. Movimento nato nel 2005 e portavoce di una rivoluzione culturale contro la mafia. A rappresentarlo, cooperative di prodotti biologici prodotti da terreni confiscati alla mafia nonché tutte quelle realtà agricole e imprenditoriali che hanno deciso di adottare il marchio “Certificato Addiopizzo” e che espongono fiere i loro prodotti, dall’abbigliamento all’oggettistica (come I colori del Sole, I colori del Mare, Lab zen), dalle macchine da caffè (Kamira) all’industria dolciaria e pastificia, passando per l’agricoltura biologica (Scimeca, La Manna di Zabbra, Stramondo, Eocene, Valdibella Coop agro-biologica, Apicoltura Coniglio).
Giorgio Scimeca, proprietario dell’omonima pasticceria siciliana, racconta commosso la sua storia di lotta e coraggio. La pasticceria Scimeca nasce a Caccamo, in provincia di Palermo, nel 2006 grazie all’aiuto del Comitato Addiopizzo, ma appena cinque anni prima era solo una semplice sala giochi, chiamata Flash Dance Bar, che ha portato Giorgio quasi al fallimento a causa della Mafia.
Nel 2004, infatti, iniziano le richieste di “prestiti” che ben presto si trasformano in un vero e proprio “pizzo”, da corrispondere  in modo regolare. Poi inizia il coinvolgimento in attività criminali, finché il padrone di casa non si rifiuta di collaborare e continuare a pagare. Benché minacciato da pesanti ritorsioni, Giorgio trova il coraggio di chiamare la polizia, grazie alla quale si arriva all’arresto del suo aguzzino. E’ dichiarata così guerra aperta alla mafia.
In questo modo, tuttavia, Scimeca incomincia a perdere clienti e amici e, sempre più isolato, rischia di soffocare, travolto dai debiti. Decide così di rivolgersi alla neonata associazione Addiopizzo, che lo aiuta a mantenere in vita il locale. Giorgio Scimeca risorge nel marzo dell’anno successivo, con l’idea di una pasticceria artigianale a conduzione familiare: pasta, cioccolato, confetture, biscotti, dolci della tradizione tipica siciliana, tutti prodotti preparati con ingredienti freschi di altissima qualità, senza coloranti o conservanti. Il team è giovane e sogna in futuro di aprire un vero e proprio laboratorio biologico, offrendo nuove opportunità di lavoro.
I prodotti della pasticceria Scimeca, sono venduti oggi in numerosi negozi di Roma ed è la seconda volta che la famiglia partecipa a Fa la cosa giusta!
“Denunciateli! E non pagate, mai – questo il consiglio di Giorgio Scimeca, che con tutto il cuore raccomanda a chi dovesse trovarsi nella sua stessa situazione di dieci anni fa – Perché se capiscono che hai paura, che sei debole, la prima volta ti chiedono poco, poi sempre di più e ben presto la ditta non è più tua: diventa della mafia”.
Fondamentale poi è la collaborazione con Addiopizzo, una rete di volontari che si riconoscono nel motto “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza  libertà” e che si battono ogni giorno perché commercianti e imprenditori soffocati dalla mafia, possano tornare a respirare ancora. “Facendo parte di questa associazione, è più difficile subire attentati – spiega Scimeca – colpirvi, sarebbe come attentare a migliaia di persone. Così non colpiscono più uno, ma diecimila persone”.

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