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scarpinato-roberto-web3di Miriam Cuccu - 7 febbraio 2013
Questa mattina il plenum del Csm ha nominato Roberto Scarpinato, 61 anni e fino a ieri pg della procura nissena, nuovo procuratore generale di Palermo. La seduta si è aperta in seguito alle ripetute sollecitazioni del presidente della Repubblica Napolitano per affrettare la nomina di una carica rimasta scoperta per troppo tempo (dall'ottobre 2011, quando andò in pensione Luigi Croce).
Il magistrato di Caltanissetta era di fatto il candidato più probabile dopo il ritiro della domanda a pg del procuratore palermitano Francesco Messineo (a causa dell'indagine per violazione del segreto istruttorio aperto dal Csm) e del procuratore messinese Guido Lo Forte, probabile candidato al posto di procuratore nazionale antimafia lasciato vacante da Piero Grasso, in corsa per le elezioni.

Scarpinato era l'ultimo candidato rimasto per la poltrona di Palermo in quanto l'altro concorrente, Libertino Alberto Russo, è stato nominato questa mattina presidente della Cassazione.
Il nuovo pg della procura palermitana è quindi stato eletto quasi all'unanimità, con 19 voti favorevoli e soli 4 astenuti (il togato indipendente Nello Nappi e i laici di centrodestra Ettore Albertoni, Niccolò Zanon, Filiberto Palumbo).
Roberto Scarpianto, in magistratura dal 1977, nel 1988 entrò a far parte del pool antimafia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nella procura di Palermo, in veste di procuratore aggiunto, seguì molti dei più torbidi processi sugli omicidi di matrice mafiosa: quelli del presidente della regione Sicilia Piersanti Mattarella,del segretario regionale del PCI Pio La Torre, dell'europarlamentare Salvo Lima, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, di sua moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente Domenico Russo. I processi di cui si occupò non fecero altro che confermare la sua convinzione secondo cui la questione criminale italiana è “inestricabilmente intrecciata con la nostra Storia nazionale” dove il ruolo principale ricoperto da “una criminalità dei potenti plurisecolare che si è manifestata essenzialmente su tre versanti: lo stragismo e l'omicidio per fini politici, la corruzione sistemica e la mafia” (vedi “Il ritorno del Principe”).
Sotto la direzione del procuratore Giancarlo Caselli, insediatosi a Palermo in seguito al trasferimento di Pietro Giammanco, accusato da otto sostituti (tra cui lo stesso Scarpinato) di aver isolato Falcone, il magistrato nisseno prese parte al processo di Bruno Contrada, ex dirigente del Sisde, e di Giulio Andreotti. In quest'ultimo fu pm insieme a Guido Lo Forte e a Gioacchino Natoli.
Nel 2005 Scarpinato coordinò il pool che si occupò di misure di prevenzione e sequestri di beni, esplorando così sempre più a fondo i legami che la mafia instaura con il mondo della finanza e dell'economia legale e non. Sotto la sua guida vennero compiuti sequestri di beni nel nostro Paese e anche all'estero per un totale di circa tre miliardi e mezzo di euro.
Nel 2010 divenne procuratore generale di Caltanissetta, prendendo così parte alla revisione del processo Borsellino in seguito alle dichiarazioni di Spatuzza, dichiarazioni che smascherarono il falso pentito Vincenzo Scarantino.
Da tutta la redazione di Antimafia Duemila le congratulazioni a Roberto Scarpinato per questo nuovo incarico.

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