Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

tribunale-palermo-webdi Miriam Cuccu - 18 luglio 2012
L'affetto e il sostegno dell'opinione pubblica, la volontà di conoscere la verità sulle stragi del '92, le cui indagini si trascinano attraverso vent'anni di ostinato silenzio. Questa l'aria che si respirava stamattina, 18 luglio, durante il presidio organizzato dalle Agende Rosse di fronte al Palazzo di Giustizia a Palermo. Presenti per l'occasione oltre a Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso, anche il procuratore Nino Di Matteo, il gip Nicola Aiello e Vittorio Teresi, procuratore aggiunto e vice presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, insieme a un folto gruppo di persone, striscioni e agende rosse alzate al cielo.

“Ringrazio tutti coloro che hanno accolto il mio appello, la mia rabbia, e che insieme a me impediscono la profanazione di via d'Amelio” afferma a gran voce Salvatore Borsellino con la forza che lo contraddistingue, assicurando il proprio appoggio e l'affetto indispensabile per quei magistrati che si fanno carico delle indagini sulle stragi dove Falcone e Borsellino hanno trovato la morte. “Grazie” dice Nino Di Matteo “perché con il vostro sostegno dimostrate che la parte migliore dell'opinione pubblica ha veramente a cuore la verità e la giustizia” tutti i presenti gli si fanno intorno, come a intendere che non verrà ripetuto lo stesso errore, mai più dei giudici verranno lasciati soli a portare avanti un lavoro che non è solo interrogatori e indagini, ma anche e soprattutto un movimento culturale che parte dalla società civile, dove ognuno è coinvolto in prima persona. Nicola Aiello si appella proprio a questo sentire comune “State sempre vicini ai colleghi più esposti da tutti i punti di vista. Borsellino era solo, e sapeva di essere ucciso. Tutto questo non si dovrà più ripetere”. Prosegue Di Matteo “Grazie al vostro sostegno anche nei momenti più difficili non si insinuerà in noi il germe della rassegnazione, perchè voi siete lo stimolo per fare fino in fondo il nostro dovere”. Parole che scatenano una serie di applausi, che esprimono una grande forza in un momento in cui proprio questi magistrati ricevono attacchi a più riprese e rischiano di precipitare in una condizione di sconforto e di isolamento. Ma non c'è traccia di sconforto in queste parole, né di rassegnazione. Solo la volontà ferrea di andare avanti, e una promessa “Prometto che non ci faremo trascinare nel gorgo delle polemiche, non ci faremo fiaccare dalla sensazione di isolamento. La nostra strada è continuare a fare i magistrati, cercando la verità e trattando tutti alla stessa maniera”. Una verità troppo spesso ostacolata da quella parte deviata dello stato che tuttora sopravvive nella complicità e nel silenzio, un silenzio dal quale Vittorio Teresi ci tiene a dissociarsi “Il silenzio è il peggior nemico, l'Anm ha deciso di portare avanti questa strategia, ma io me ne vergogno, perché non prendere una posizione significa contribuire ad anestetizzare la voglia di conoscere la verità sulle stragi”.
Ma non c'è traccia qui, davanti al Palazzo di Giustizia a Palermo, di complicità e silenzio, e Salvatore Borsellino lo sottolinea ancora una volta “Combatterò fino all'ultimo giorno della mia vita. Oggi ho ritrovato la speranza che avevo perso, perché quando la mia voce non ci sarà più ci sarà qualcun altro a lottare al posto mio”.
Un momento in cui è stato ribadito che la società civile tornerà ancora e ancora a chiedere le risposte che questa nostra Seconda Repubblica occulta da anni. E la caparbietà con la quale questo messaggio viene ripetuto da vent'anni è la stessa che anima Rita Borsellino, sorella di Paolo e Salvatore, che la sera prima durante l'evento “Legami di memoria” organizzato dall'Arci presso la biblioteca, afferma con forza “Noi pretendiamo che si sappia e che si ricordi, perché solo tutta la verità ci può dare giustizia”. Parlando del fratello ucciso sottolinea poi “Paolo non si rassegnò, non scappò e portò avanti il nostro futuro, e noi non possiamo venire meno a questo debito” aggiungendo che “noi non vogliamo simboli di morte in via d'Amelio. Questa è la promessa che non ci rassegneremo mai, ora e anche dopo, portando avanti tutti insieme il progetto di Paolo Borsellino!”

 

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos