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di Lorenzo Baldo - 18 aprile 2011
Palermo.
Nuvole gonfie di pioggia sovrastano questa città mentre centinaia di fiaccole illuminano un fiume di persone sotto il palazzo di giustizia. Secondo le prime stime 3000 persone hanno risposto all'appello del comitato “Cittadinanza per la magistratura”...



...a scendere in piazza sabato 16 aprile al fianco dei magistrati costantemente sotto attacco dall'attuale compagine governativa.
Con grande dignità sfilano diversi familiari di vittime di mafia, esponenti dell'associazionismo di ieri e di oggi, tante agende rosse sollevate al cielo, uomini e donne, intere famiglie con bambini a carico. Alla testa del corteo lo striscione parla chiaro: “Uniti tra noi, uniti per voi contro la mafia!”. Nell'aria pesano ancora le grida convulse del nostro Premier che definisce la magistratura “la patologia della nostra democrazia”. Un delirio senza fine nel quale il Presidente del Consiglio insiste che per contrastare quella parte di magistratura che “intende svolgere un ruolo eversivo” non vede altra soluzione che una “commissione d'inchiesta per accertare se c'è un'associazione a delinquere dei magistrati”. E quindi via alla “riforma” della giustizia e soprattutto giro di vite sulle intercettazioni contro “una parte della magistratura” che “cerca di far cadere questo signore che si chiama Berlusconi”. In quelle stesse ore a Milano la Digos sequestra alcuni manifesti con la scritta “Via le br dalle procure”. Ed è proprio contro questo stillicidio della democrazia, manifestato attraverso un attacco ignobile nei confronti dei magistrati, che molti palermitani e tanti altri cittadini provenienti dal resto d'Italia hanno sfilato fino ad arrivare davanti al Teatro Massimo. Sul palco la caporedattrice di Antimafia Duemila, Anna Petrozzi, introduce gli interventi. Sono quasi le 9 di sera, comincia a piovere, il pm Antonino Di Matteo è il primo a parlare. Di Matteo sa bene il rischio che corre di venire etichettato come “politicizzato” ma non lo teme, è troppo alta la posta in gioco. La gente è con lui, più volte le sue parole vengono interrotte da un forte applauso, a tratti la pioggia si interrompe per poi ricominciare a cadere. Il magistrato palermitano spiega l'importanza di schierarsi contro la logica di una legge forte con i deboli e debole con i forti. Di Matteo ripercorre gli attacchi della politica nei confronti della magistratura, illustra quella “campagna vigliacca” per far leva “sulle mancate risposte alla domanda di giustizia dei cittadini che non sono imputabili ai magistrati”. Quello che il pm della dda di Palermo definisce “l'attacco finale” contro la magistratura riguarda propriamente “l'annientamento dell'indipendenza della magistratura” nei confronti della quale vengono addirittura organizzate manifestazioni mentre si celebrano i processi contro il Premier. Ed è l'accostamento tra magistratura e br quella che Di Matteo definisce “una condotta che alimenta un clima da eversione costituzionale”. Un rischio altissimo che stride pesantemente con il “silenzio” e con le “tiepide risposte” di alti esponenti istituzionali di fronte a questo scempio che mina “la tenuta dei principi costituzionali”. L'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge è palesemente il bersaglio da abbattere in questa contro-riforma della giustizia. La gravissima evidenza che questo ddl “ripercorra il piano di rinascita della P2” viene manifestato impunemente dallo stesso Premier quando afferma che “se questa riforma fosse stata fatta 20 anni fa non ci sarebbe stata l'inchiesta di Mani Pulite”. Parole come pietre che fanno scattare immediatamente i cori di “vergogna” da ogni angolo della piazza. “La morte breve del processo” è quindi la reale interpretazione della definizione di “processo breve”, Di Matteo spiega nello specifico come la magistratura verrà assoggettata al governo di turno  a discapito della giustizia per tutti i cittadini. “Noi abbiamo il dovere – afferma con forza Di Matteo – di avvertire che questo ddl sarà un clamoroso passo indietro contro la criminalità comune e contro la criminalità organizzata!”. La gente applaude incessantemente mentre il pm ricorda come il clima teso che si respira nel nostro Paese “ha sempre costituito il terreno più fertile per le stragi contro i magistrati” ma che “queste manifestazioni fanno da argine al dilagare di questo pericolo”, un vero e proprio “scudo” per tutti coloro “che sono impegnati nella lotta contro la mafia”. “Queste manifestazioni – conclude Di Matteo – stanno a dimostrare che, nonostante tutto, il popolo non ha ancora perso la sua coscienza democratica!”. Di seguito è il giudice Giovanbattista Tona ad unirsi all'appello di Nino Di Matteo. Tona ricorda la sua partecipazione alle manifestazioni antimafia attraversate di rabbia e disperazione subito dopo le stragi del '92. L'ex Gip di Caltanissetta riconosce nelle manifestazioni attuali una gioia dettata dalla volontà di seguire un “percorso di resistenza alla mafia”. “Il vero contrario di mafia – specifica Tona – è libertà, gioia, voglia di fare e chi vuole portare fino alla fine questo percorso sa bene che è lungo...”. Dietro l'aspetto mite di questo magistrato c'è una indomita capacità di lottare contro la mafia che lo ha portato a finire nel mirino delle cosche. Solo un anno fa attorno a lui, a Sergio Lari, a Nico Gozzo e ad altri magistrati impegnati in prima linea è sorto spontaneo a Caltanissetta il movimento della “Scorta Civica” a dimostrazione della sensibilità di molti siciliani nei confronti dei magistrati antimafia, contro il loro isolamento messo in atto da un sistema politico colluso e corrotto. L'appello del dott. Tona tocca di seguito i punti salienti della manifestazione stessa, il magistrato ricorda “coloro che non ci sono più” rimarcando l'importanza di compiere il proprio dovere di cittadini onesti soprattutto per chi ha sacrificato la propria vita per il valore altissimo della giustizia. Con molta sensibilità e altrettanta determinazione il giudice evidenzia il dovere di farlo in quanto “noi siamo vivi”. Un applauso fragoroso riempie la piazza mentre sul palco sale la dottoressa Marina Petruzzella. Il Gup di Palermo che lo scorso anno ha comminato numerose condanne contro gli esattori del pizzo della famiglie mafiose della Noce e di Porta Nuova   e contro i fiancheggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro focalizza immediatamente il suo intervento sulla primaria gravità del problema mafia per lo Stato italiano. La Petruzzella ribadisce l'importanza di un “progetto educativo” posto in essere da uno Stato che realmente “voglia sconfiggere la mafia”. Ed è sempre il legame mafia-politica il nodo attorno al quale ruota l'intervento del Gup palermitano a dimostrazione del relativo condizionamento in peggio della vita sociale del nostro Paese. L'appello finale della dott.ssa Petruzzella è finalizzato ad unire il senso dell'odierna manifestazione con quella del prossimo 6 maggio programmata dall'Anm a palazzo di giustizia. Il procuratore aggiunto Vittorio Teresi inizia il suo intervento domandandosi amaramente in quale Paese viviamo se di fronte all'omicidio del pacifista Vittorio Arrigoni i giornali vicini al Premier si permettono di infangarne la memoria. Il magistrato palermitano prosegue il suo discorso affrontando il grave accostamento magistratura-br comparso sui manifesti ed esternando tutta la solidarietà ai colleghi della procura di Milano. “Arrigoni diceva di temere il silenzio degli onesti – ribadisce con vigore Teresi -. Oggi il silenzio diventa responsabilità!”. Quel silenzio che finisce per diventare vera e propria complicità. “Nessuna meraviglia quindi – sottolinea con amarezza il pm – che questo sia il Paese della mafia...”. “E di fronte a leggi che andranno contro tutti i cittadini onesti – conclude il pm palermitano – non dovremo più tacere!”. A portare la solidarietà ai magistrati sale sul palco anche Salvatore Cuomo, segretario gen. del Siap (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia) che riporta l'attenzione sul rischio di una legge non più uguale per tutti, sottolineando le importanti catture di grandi latitanti realizzate grazie alle tanto “vituperate” intercettazioni. Il Gip di Palermo Gioacchino Scaduto interviene successivamente per ribadire come la stessa manifestazione indetta in difesa dei magistrati sia in realtà in difesa dell'intera collettività. “E' la nostra dignità – sottolinea Scaduto – ad essere messa in discussione!”, per poi concludere affrontando di petto la questione della prescrizione breve e di come salverà a tutti gli effetti i “colletti bianchi” al di là dei reati commessi. Unico intervento video quello del pm Antonio Ingroia, assente per motivi di lavoro, che sottolinea la gravità degli attacchi sistematici alla democrazia che con sempre maggior incisività continuano a verificarsi su più fronti. “La magistratura – ricorda Ingroia – è 'obiettivo' non solo della politica, ma anche della mafia...”. Il magistrato palermitano evidenzia come una vera e propria “fibrillazione costituzionale” unita ad un “clima di attacco e di assedio alla magistratura” possano creare realmente una situazione di “ulteriore tensione e pericolo”. Ingroia sottolinea un'ennesima volta il ruolo determinante della società civile in questo periodo storico così cruciale. Moltissimi dei palermitani presenti ne sono coscienti. E seppur sotto il tiro incrociato di un sistema politico marcio e di una parte del Paese silente e complice la partita è ancora tutta da giocare.


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