Il procuratore della Repubblica alla rubrica del Gr1
Le mafie cinesi hanno “una grande capacità criminale e operano attraverso creazioni di banche clandestine e riescono a fornire dei servizi di pagamento anche ad altri gruppi criminali”. Sono state queste le parole del procuratore capo di Prato Luca Tescaroli in un servizio del Gr1 mandato in onda sabato scorso e curato dalla giornalista Rita Pedditzi.
Questi gruppi criminali si sono alleati “con gruppi albanesi, con appartenenti alla ‘Ndrangheta, con esponenti della Sacra Corona Unita e della Camorra. Il dato di fatto è che questi esponenti dei gruppi criminali cinesi sono riconosciuti dalle nostre mafie tradizionali, segno evidente che sono riusciti a conquistare uno spazio molto importante e che qualifica la loro azione, facendo di questi gruppi in realtà criminali avanzate che conquistano spazi prima occupati da altri, dimostrando quindi di essere cresciuti sotto il profilo criminale” ha detto il magistrato, ricordando come non si facciano problemi a ricorrere alla violenza.
“Abbiamo avuto, nell’ultimo anno e mezzo, una serie di atti violenti rivelatori di uno scontro in atto, ma che dimostrano la consapevolezza di fruire di un’impunità, quell’impunità di cui di fatto hanno beneficiato nel corso degli anni, perché qui, nella realtà pratese, è un punto di riferimento per l’effettuazione di transazioni economiche di grandi dimensioni. E quindi esiste un impero criminale cinese, agenzie del crimine che operano in questo territorio, dove pullulano diverse strutture bancarie che sono un po’ il polmone economico di una realtà che vede l’azione di esponenti della criminalità cinese che risultano anche in contatto con rappresentanti delle istituzioni della Repubblica Popolare Cinese”. “I gruppi criminali cinesi – ha continuato – risultano interagire con un sistema economico parallelo a quello legale, che ha carattere di transnazionalità e modalità operative proprie della criminalità. Vi è un ciclo economico completo nel settore tessile, nel settore manifatturiero, che prende le mosse dall’importazione della materia prima, che proviene dalla Cina, attraverso plurimi canali: passa attraverso il porto del Pireo, il porto di Gioia Tauro, l’ex Jugoslavia e la Spagna. La materia viene fatta arrivare quindi in Europa, dove viene fatta stazionare in Paesi dell’Europa dell’Est”.
Il magistrato ha poi specificato che le risorse del territorio vengono drenate e poi trasferite proprio in territorio cinese attraverso servizi di money transfer e “mediante consegne in denaro, quindi partenze di camion, mezzi che trasportano il contante, oppure attraverso i bonifici con l’impiego della criptovaluta. Siamo riusciti anche in alcuni casi a ricostruire questo percorso, ma il percorso investigativo si è arenato quando si è giunti nella Repubblica Popolare Cinese. Sebbene esista un accordo, le nostre rogatorie hanno trovato un muro di gomma”. Oltre a questo, ci sono anche delle difficoltà per quanto riguarda le indagini e i processi: mancano gli interpreti.
Il processo China Track, per esempio, riferito al business principale che alimentava il denaro sporco nell’ultimo ventennio a Prato, ovvero il trasporto in Europa della merce dei “Prontomoda”, aperto ormai sette anni fa, continua a non avere una prima udienza perché non si trova un interprete madrelingua per la traduzione delle migliaia di conversazioni intercettate, ritenute la prova chiave dell’accusa di associazione mafiosa. “Le investigazioni richiedono interpreti che conoscano non solo il mandarino, che è la lingua ufficiale, ma il Wenzhou, cioè la lingua dello Zhejiang, e la lingua che viene parlata nel Fujian, perché i cinesi che sono qui provengono da queste due grandi aree della Repubblica Popolare Cinese. E ci stiamo attrezzando” ha detto Tescaroli.
Il degrado nel territorio pratese
Prato, quasi 200.000 abitanti, è una di quelle città che vengono spesso definite laboratorio, il più evidente a che fare proprio con il distretto dell’abbigliamento. Nel macro Lotto Zero, quartiere adiacente al centro storico, c’è la seconda comunità cinese più numerosa d’Italia, dopo Milano, ma molto maggiore se si considera rispetto alla popolazione. I residenti del quartiere denunciano da anni delle criticità.
Nella trasmissione è stata fatta sentire la voce di diversi residenti, i quali hanno denunciato il degrado sociale, ambientale e igienico-sanitario: tonnellate di rifiuti che non vengono smaltite. E poi spaccio, accoltellamenti, gioco d’azzardo, ma soprattutto la mancanza delle Istituzioni. La comunità cinese intanto si è barricata in sé stessa: hanno le loro filiere, i loro ristoranti, i loro supermercati, i negozi di lusso, i negozi più piccoli, gioiellerie, cartolerie, pescherie, all’interno delle quali sono aumentati gli scontri tra gruppi criminali. Il conflitto in atto oggi è la cosiddetta “guerra delle grucce”. Con questa situazione nel territorio è difficile fare impresa, in quanto ormai vige la dominazione degli imprenditori cinesi che spesso sfruttano i lavoratori e che hanno legami con la criminalità organizzata cinese.
Foto © Devid Tronchin
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