Nel processo d'appello su corteo Ramelli la Pg lancia l'allarme: "Pericolo per la democrazia"
"Accertata la matrice fascista del saluto romano, queste manifestazioni con centinaia e centinaia di persone, schierate come formazioni paramilitari, non sono meramente commemorative ma rappresentano un pericolo per l'ordinamento costituzionale e continuano a tenersi, una ce ne è stata non più tardi di ieri, e trovano terreno sempre più fertile". Così la sostituta pg di Milano Olimpia Bossi ha fatto riferimento anche alla manifestazione di Predappio di ieri nel suo intervento nel processo d'appello a carico di 13 esponenti dell'estrema destra per i saluti romani, dopo la cosiddetta "chiamata del presente", il 29 aprile 2018 al corteo, che si tiene ogni anno nel capoluogo lombardo, in memoria di Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù ucciso da un commando di Avanguardia Operaia nel '75. In primo grado, nel luglio 2023, i tredici imputati sono stati condannati a 4 mesi e oggi la pg Bossi ha ribadito, davanti alla quarta penale della Corte d'Appello (presidente del collegio Vincenzo Tutinelli), la richiesta di conferma del verdetto del Tribunale milanese per il reato di manifestazione fascista, previsto dalla legge Scelba.
Per la Procura generale milanese, così come per la Procura (che ha fatto ricorso contro 23 assoluzioni per il corteo per Ramelli del 2019, con inizio dell'appello fissato per domani), quelle centinaia di persone che fanno il saluto romano ogni anno, con quelle modalità, rappresentano un pericolo di ricostituzione del partito fascista. "Non è vero che la Cassazione con la nota e recente sentenza - ha spiegato la pg - abbia escluso la natura di reato del gesto, a differenza di alcune ricostruzioni mediatiche, ma ha spiegato che bisogna capire se quel gesto, per le modalità della manifestazione, sia tale da costituire un pericolo attraverso la propaganda di idee fasciste e queste manifestazioni, con strutture quasi militari, lo sono". Il bene "protetto è l'ordinamento costituzionale, che vieta la ricostituzione del partito fascista". Nel processo è parte civile l'Anpi con l'avvocato Federico Sinicato, che ha chiarito che "la norma vuole evitare queste manifestazioni in luogo pubblico che hanno la capacità di suggestionare terze persone". Per i legali degli imputati, tra cui gli avvocati Procaccini, Giancaspro e Radaelli, "è dal 76 che si tiene questa manifestazione per Ramelli e ci sono state più sentenze assolutorie negli anni: è sempre stata riconosciuta come manifestazione commemorativa". Con la sentenza di condanna dei 13 imputati il Tribunale aveva considerato assorbito l'altro reato contestato dai pm, ossia l'incitamento "alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali", previsto dalla legge Mancino, a quello di manifestazione fascista. La pg ha chiesto di confermare le condanne per il secondo reato, sulla base dell'ormai nota sentenza della Cassazione a Sezioni Unite sui saluti romani.
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