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L’intervento del senatore al presidio del M5S per la libertà di informazione: “Giornalisti e magistrati categorie a rischio

Ieri a Roma, in piazza Santi Apostoli, il senatore Roberto Scarpinato è intervenuto al presidio organizzato dal Movimento 5 Stelle in difesa della libertà di stampa, convocato dopo l’attentato contro il giornalista Sigfrido Ranucci. Il suo intervento ha puntato il dito contro “un clima sempre più pesante” in cui finiscono nel mirino due categorie “ad alto rischio”: i giornalisti d’inchiesta e i magistrati indipendenti. 
La storia ce lo ricorda: decine e decine di giornalisti e magistrati ammazzati perché davano fastidio al potere”, ha scandito Scarpinato, ricordando come il rischio per chi indaga “cominci a salire” da quando si è insediato il nuovo governo. “Si moltiplicano le querele dei potenti contro i giornalisti. Vengono intercettati cronisti che fanno inchieste scomode. La RAI, monopolizzata dal governo, fa mobbing contro Report: taglia risorse e puntate. Alla fine - ha detto - arrivano le bombe”. 
L’attacco del senatore non si è limitato alla cronaca recente: dal palco è arrivata una lettura organica e drammatica dello stato della democrazia italiana, descritta come una “macchia del potere” composta da interessi corrotti, mafie colluse, massoneria deviata, cricche e "borghesia mafiosa” che, a suo dire, si sarebbe riciclata dalla Prima Repubblica fino ai giorni nostri. Secondo Scarpinato, questa rete di poteri ha protetto mandanti rimasti impuniti nelle grandi stragi del Paese e continua ad esercitare influenza sulla politica e sulle istituzioni. 
L’Italia è il paese delle stragi”, ha affermato, sottolineando come in molti casi le indagini siano state depistate da apparati statali per proteggere soggetti eccellenti. Una lunga filiera di interessi - politica, imprenditoria, finanza e colletti bianchi della mafia - sarebbe così parte integrante del potere reale, e chi scava svela “il vero volto che si nasconde dietro la maschera dei sepolcri imbiancati”. 
L’ex procuratore generale di Palermo denuncia un doppio attacco: da una parte la compressione della libertà di informazione - con proposte di legge che minano a impedire ai giornalisti di pubblicare ordinanze di custodia cautelare; dall’altra la delegittimazione della magistratura indipendente mediante “macchine del fango”, procedimenti disciplinari e tentativi di riportare la magistratura sotto il controllo politico modificando la Costituzione. “Perché accade tutto questo?”, si è domandato il senatore. “Perché giornalisti e magistrati rivelano come funziona la macchina del potere. E questo fa perdere voti ai potenti, quindi bisogna tappare le bocche”. Di fronte a questo scenario, ha lanciato un appello alla piazza: “Chi li può fermare? Li potete fermare voi!”. Richiamandosi all’effetto delle piazze per la Palestina, ha commentato: “Quando vedono un popolo in piazza anche gli uomini più potenti hanno paura”. Quindi l’invito a mantenere la mobilitazione: “Ranucci, i magistrati, restate in piazza, restate mobilitati: siamo tutti combattenti per riprenderci la politica dal basso”. 

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