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Il giornalista: “Le querele temerarie hanno preso il posto delle pallottole, l’Ue deve dotarsi di strumenti più incisivi”

Se pensavano di fermare Report, sicuramente otterranno l’effetto opposto. Siamo andati a toccare dei centri di potere che non avevano piacere di essere disturbati.” Così il giornalista Sigfrido Ranucci, intervenendo in remoto al seminario del Premio Daphne Caruana Galizia al Parlamento europeo di Strasburgo. “Paura? Sì, il sentimento della paura è un sentimento umano ed è normale che ci sia: ti aiuta a proteggere ciò che hai di più caro”, ha aggiunto Ranucci. Se il messaggio dell’attentato contro il conduttore di Report aveva l’obiettivo di fermare l’attività della trasmissione di giornalismo d’inchiesta che conduce, Report, “sicuramente ha ottenuto l’effetto opposto”, ha detto. “Sicuramente” si è trattato di un attacco “a quello che siamo e quello che raccontiamo”, sottolinea il giornalista, ricordando di non produrre personalmente giornalismo d’inchiesta “da anni”, ossia da quando dirige la trasmissione, ma riconoscendo di essere il “volto” del lavoro compiuto dalla sua “squadra straordinaria”. In questi termini si è trattato di un attacco “alla nostra indipendenza, al nostro coraggio, alla capacità di andare a toccare qualsiasi centro di potere capitato sotto al nostro sguardo”, svolgendo pienamente il ruolo di “cani da guardia della democrazia”, aggiunge.

Libertà di stampa in Italia e servizio pubblico in difficoltà

Durante la videoconferenza Ranucci ha parlato della libertà di informazione in Italia. Il nostro, “più di altri, è un Paese malato e abituato a convivere con la sua patologia come se fosse normalità", dice raccontando di aver dovuto affrontare diciannove provvedimenti giudiziari a causa di un politico oggetto delle sue inchieste, solo per vedere quest’ultimo, rianviato a giudizio per le modalità con cui aveva provato a impedire l’attività giornalistica, cambiare partito ed essere eletto in Ue. L’episodio “è testimonianza di quanto sia fragile la nostra democrazia”, riassume Ranucci. “Le querele temerarie hanno preso il posto delle pallottole”, spiega. "Se l'Ue vuole incidere in quello che sono i suoi valori portanti deve dotarsi di strumenti più incisivi per farli rispettare all'interno di singoli Paesi". Il conduttore di Report ha sottolineato di aver seguito con "grandissima attenzione" l'iter dell'European Media Freedom Act, che mira a garantire l'indipendenza dei media promuovendo un servizio pubblico "slegato dalla politica" e "risorse certe" per chi opera nel settore. In tale ambito, l'Italia "non è stata in grado" di applicare l'equo compenso richiesto dall'Ue, aggiunge. Parlando della necessità di avere mezzi d'informazione liberi dall'influenza politica il giornalista cita l'imprenditore, editore e politico Antonio Angelucci, che "gestisce tre importanti giornali". "Non solo è uno dei parlamentari più assenti", ma spesso i suoi giornali "sono pieni di delegittimazione contro di me", e in alcuni casi si sono addirittura augurati la sua morte, rammaricandosi del suo avvenuto ritorno da una zona di disastro ambientale, racconta il giornalista.

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