Il 18 ottobre, al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, l'UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine), che supporta gli Stati membri nella lotta alla criminalità organizzata transnazionale, ha affrontato il tema delle cyber-mafie e del ruolo dei social network. Tra gli interventi, si è distinto quello del criminologo Vincenzo Musacchio, che ha concentrato l’attenzione sulla relazione tra le nuove generazioni, i social media e le mafie contemporanee. Durante il suo intervento, Musacchio ha definito una nuova figura criminale: l’influencer mafioso, attivo sulle principali piattaforme social come TikTok, Facebook, Instagram, YouTube e WhatsApp. Negli ultimi tempi, questi social network – con TikTok in particolare – sono diventati uno strumento utilizzato dalle mafie per aprire nuove frontiere di reclutamento e diffusione di propaganda proselitistica. Attraverso algoritmi specifici, queste piattaforme sono impiegate per attrarre nuovi affiliati, promuovendo un’idea di criminalità mafiosa che solleva profonde preoccupazioni per i suoi potenziali effetti sui giovani, spesso vulnerabili a causa di difficoltà sociali. La mafia ha sempre tratto forza dal consenso pubblico, ma questa modalità di comunicazione digitale amplifica ulteriormente il problema, generando dipendenza, fascino indesiderato e meccanismi di imitazione. Se a questa dinamica già disturbante si aggiungessero messaggi che inneggiano alla violenza, le conseguenze potrebbero risultare tragiche e difficilmente controllabili, soprattutto per i giovanissimi. L’idealizzazione della vita criminale e l’eroicità attribuita al ruolo del mafioso producono consenso tra soggetti influenzabili, principalmente tra i più giovani. Musacchio ha evidenziato come i social media siano sfruttati come arma per glorificare e diffondere ideali criminogeni estremamente pericolosi. La continua celebrazione di un mondo criminale reso affascinante e apparentemente a portata di mano rischia di trasformarlo dal virtuale al reale con una facilità allarmante. Un caso emblematico in Italia è rappresentato da post dedicati a Totò Riina che hanno ricevuto commenti del tipo: "Un grande uomo con i veri valori della famiglia", "Ognuno di noi combatte la propria guerra per la sua famiglia", "Grande uomo, non ne nascono più come lui", o ancora, "Totò imbattibile e unico". Questi messaggi riflettono una realtà inquietante in cui persino un mafioso sconfitto come Riina, morto in carcere in regime di 41 bis, viene elevato al rango di eroe da emulare. Musacchio ha concluso il suo intervento sottolineando l'urgenza di agire: è fondamentale che le Nazioni Unite affrontino questa problematica prima che diventi irreversibile. Ha inoltre ribadito la necessità di sensibilizzare i giovani, ad esempio tramite incontri nelle scuole, per renderli consapevoli del significato che si nasconde dietro un semplice like o commento che inneggia a figure come Totò Riina. Solo attraverso una maggiore educazione si potrà evitare che il fascino costruito attorno alla criminalità mafiosa influenzi negativamente le nuove generazioni.
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