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palermo ferita intIn seguito ai recenti fatti di cronaca che hanno insanguinato Palermo - l'omicidio Taormina, la sparatoria di Monreale e altri episodi -, riprendiamo il commento di Our Voice sulla vicenda e sulle reali soluzioni a un problema strutturato di assenza e abbandono da parte delle istituzioni.

Malacarne è la carne marcia da buttare via, quella carne che non è buona nemmeno per il macello. 
È questa l’etichetta che troppo spesso viene usata dai media e dalla politica per descrivere i giovani dei quartieri più svantaggiati di Palermo. 
Questa demonizzazione delle periferie ha creato una spaccatura profonda nella nostra città, e non solo, alimentando le tensioni e l’esclusione sociale. 
La comunità stessa viene giudicata e considerata responsabile del degrado, dell’abbandono e della violenza che abita le sue strade e i suoi vicoli. 
Eppure, la violenza che ha insanguinato la nostra Palermo in questi giorni, che ha armato i suoi giovani, ha radici ben più profonde. 
Radici che si nutrono dell’indifferenza e dell’assenza di uno Stato che riscopre l’esistenza dei quartieri popolari solo in campagna elettorale, per poi abbandonarli a un destino che sembra già scritto. 
Per troppo tempo la politica si è spogliata delle sue responsabilità istituzionali, relegando ai margini della società le persone più vulnerabili e permettendo il proliferare di una mentalità mafiosa e violenta, che trova terreno fertile proprio in quel tessuto sociale dove lo Stato sceglie di non essere presente. 
Per anni le istituzioni si sono rifiutate di ascoltare il grido di aiuto dei propri giovani, che vivono quotidianamente le difficoltà dei loro quartieri: il disagio abitativo, le disuguaglianze sociali e culturali, la marginalizzazione e la povertà. 
Palermo è ferita, e la cura somministrata dalla nostra politica non può e non deve essere più polizia. 
La risposta politica al disagio sociale e culturale non può tradursi in misure repressive e securitarie, dimenticando che la sicurezza non si crea con l’istituzione di zone rosse e con la militarizzazione delle nostre strade, ma creando opportunità culturali e politiche inclusive. 
Bisogna investire nelle scuole, nel lavoro, nell’inclusione, nel mutuo soccorso. 
Bisogna investire nei nostri giovani per sottrarre il capitale di cui le mafie si sostentano. 

Tratto da: Our Voice

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