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"Abbiamo sottoscritto un protocollo da quasi un miliardo di euro per gestire i flussi migratori con un Paese che viene definito dal Procuratore capo di Napoli un Narcostato"

C’è un mare che unisce e divide, un mare che trasporta speranze e morte, uomini in fuga e trafficanti di droga. Quel mare è l’Adriatico. E' un pezzo di storia che viene raccontato da Nello Trocchia, inviato de "il Domani", nel suo nuovo libro "Invincibili. La mafia albanese da Roma alla conquista del mondo", edito da Rizzoli. 
Qui si racconta l’ascesa della mafia albanese: da manovalanza del crimine italiano negli anni ’90 a protagonista assoluta del narcotraffico internazionale. 
Oggi i clan albanesi non sono più “servitù criminali” della Camorra o della ‘Ndrangheta, ma attori autonomi capaci di influenzare economia e politica in Albania, dove imprenditori, politici e boss siedono agli stessi tavoli, ma anche l’Europa. 
Come spiega Nicola Gratteri nel libro, l’Albania non è un'esagerazione averla definita “un narcostato” crocevia dei traffici di droga, armi e prostituzione, con gruppi organizzati che replicano i codici e la struttura familistica della ‘Ndrangheta, ma con un dinamismo imprenditoriale che li rende partner ideali - e temibili - per le mafie italiane. 
La besa, la parola d’onore albanese, si è trasformata in un marchio di affidabilità criminale: i cartelli sudamericani e le mafie europee si fidano degli albanesi perché “non tradiscono”. E nel frattempo, come rivela Trocchia, gli investimenti mafiosi in Albania stanno ridisegnando il volto economico di città come Tirana e Valona. 
Di questo e molto altro si parla in questa intervista che sfonda il muro di omertà che si cela dietro questo fenomeno. 
Un viaggio dentro questo silenzio che svela un potere che ormai parla tutte le lingue del mondo. 

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