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Emendamento della Difesa: contratti per le armi più rapidi e segreti

Il governo guidato da Giorgia Meloni, a due settimane dal vertice Nato dell’Aja in cui l’Italia si è impegnata a destinare il 5% del Pil alla Difesa nel prossimo decennio, spinge sull'acceleratore del riarmo. Ne dà notizia Giacomo Salvini sulle colonne de Il Fatto Quotidiano.
L’obiettivo è chiaro: semplificare e velocizzare le procedure legate agli appalti militari. Per farlo, l’esecutivo punta a derogare alla normativa sugli appalti pubblici e sui contratti segretati, estendendo l’eccezione a un ampio ventaglio di forniture militari, tra cui missili, bombe, jet, navi e munizioni, in linea con l’elenco stilato dalla Comunità europea nel 1958.
Il cambiamento è contenuto in un emendamento del ministero della Difesa, visionato dal Fatto, destinato a confluire nel decreto Infrastrutture in discussione alla Camera. Tuttavia, l'iter potrebbe rallentare a causa delle tensioni interne alla maggioranza, emerse in seguito al ritiro dell’emendamento sui pedaggi autostradali, con tanto di scontro tra Meloni e Matteo Salvini. Ciononostante, da Palazzo Chigi si ribadisce che l’intenzione di procedere rimane: il governo vuole agire in nome della “necessità” e dell’“urgenza” imposte dall’attuale contesto geopolitico.
Nella relazione tecnica allegata all’emendamento si sottolinea come il nuovo scenario internazionale imponga “rapidità di risposta e urgenza nell’adeguare lo strumento militare agli standard richiesti dalle alleanze internazionali cui partecipa l’Italia, in particolare dalla Nato”. Da qui, due direttrici principali: la prima prevede l’introduzione di una sorta di “corsia preferenziale” per gli appalti riguardanti materiale bellico. Verranno così eliminati i controlli preventivi da parte della Corte dei Conti e della Ragioneria generale dello Stato per quei contratti ritenuti “essenziali per la sicurezza” nazionale.
Inoltre, tali contratti potranno essere secretati, evitando di rientrare nel perimetro del decreto legislativo 208 del 2011 sugli appalti pubblici. I tecnici della Difesa sostengono che applicare le norme attuali obbligherebbe “lo Stato italiano a fornire informazioni la cui divulgazione è considerata contraria agli interessi essenziali della sua sicurezza”, rendendo quindi necessaria la segretazione preventiva.
Per bilanciare questa deregolamentazione, l’emendamento prevede anche l’istituzione di una commissione ad hoc incaricata di valutare l’applicazione del nuovo regime. Sarà presieduta da un magistrato della Corte dei Conti e composta da altri due colleghi, un magistrato del Consiglio di Stato, un avvocato dello Stato, un rappresentante per ciascuna Forza armata e uno della Direzione nazionale degli armamenti. La sua istituzione avverrà tramite decreto del presidente della Repubblica.
Con questo meccanismo, il governo intende dimostrare “l’essenzialità” dell’interesse perseguito e la “proporzionalità” dell’intervento rispetto alla concorrenza, alla luce di uno scenario globale che, a suo avviso, rende necessario un riarmo rapido. La relazione tecnica conclude affermando che “queste carenze di capacità difensive devono essere affrontate con l’approvvigionamento urgente di attrezzature nuove o aggiuntive, potenziando le capacità esistenti, entro tempi che non possono essere rispettati con il normale ciclo di acquisizione”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Foto © Imagoeconomica

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