PD e M5S: “Report presa di mira per indebolire l’informazione scomoda del servizio pubblico”
“Ieri sono stato convocato dal mio direttore Paolo Corsini. Pensavo che mi rassicurasse sul fatto che le puntate di Report non verranno tagliate e che i compensi della mia squadra fossero salvi, anche solo per gratitudine per la qualità del lavoro svolto. Pensavo anche che mi avesse convocato per dire bravo a me e alla squadra, visto che ieri è uscito l’indice Qualitel, il sondaggio che la Rai è obbligata a fare in ottemperanza al contratto di servizio pubblico, e dove risulta che Report è il programma d’informazione più gradito. Invece no. Era semplicemente un provvedimento disciplinare a firma dell’AD Giampaolo Rossi e del direttore delle Risorse Umane, Felice Ventura. Mi accusano di aver partecipato alla trasmissione della Gruber il 6 maggio, senza essere stato autorizzato”. A spiegarlo, attraverso un post condiviso sui social, è lo storico conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, raggiunto da un procedimento disciplinare avviato dalla Rai. “Dopo 27 anni ho vinto un provvedimento disciplinare”, ha ironizzato sarcasticamente. Ranucci ha replicato spiegando anche che, in realtà, l’autorizzazione l’aveva ricevuta proprio da Corsini per quanto riguarda il suo intervento a Otto e mezzo su La7. Ad ogni modo, nella lettera compaiono anche altre contestazioni, come la presentazione del suo libro, in cui Ranucci ha denunciato quanto sia diventato difficile fare informazione libera e di qualità in Italia. Oppure la telefonata fatta a Piazza Pulita, sempre su La7, in cui il noto giornalista ha difeso sé stesso e il collega Giorgio Mottola dalle accuse di manipolazioni giornalistiche. “Se devo prendermi un provvedimento per aver promosso e difeso la squadra e un marchio storico della Rai come Report, e tutelato la libertà di stampa, lo accetto con orgoglio. Oltretutto – ha puntualizzato Ranucci – arriva dopo le interrogazioni di FI sull’inchiesta su Mori e la Commissione Antimafia, e la denuncia di Fazzolari per la puntata su Mediobanca”.
In effetti, il procedimento disciplinare che i vertici Rai hanno fatto recapitare a Sigfrido Ranucci arriva con un tempismo che, di certo, non passa inosservato. Soprattutto se si considera che l’ultima brillante inchiesta di Report ha acceso i riflettori su personaggi delle istituzioni e della politica coinvolti in circostanze molto delicate e regolarmente rimosse dal dibattito pubblico. In particolare, durante l’ultima puntata si è parlato del generale Mario Mori, che potrebbe essere il vero regista delle attività della Commissione parlamentare antimafia, influenzandone – ha spiegato una fonte anonima – orientamenti, nomine e audizioni. Ma non solo.
La fonte anonima ha raccontato ai microfoni di Report anche come, attraverso una stretta collaborazione con gli avvocati Basilio Milio e Fabio Trizzino, Mori avrebbe pilotato la direzione dei lavori della Commissione, arrivando a suggerire non solo i consulenti, ma provando anche a far estromettere personaggi ritenuti “scomodi” come il senatore Roberto Scarpinato, profondo conoscitore delle dinamiche legate alla cosiddetta “trattativa Stato-mafia”, attraverso la quale smonta anche la tesi sostenuta da Mori e dal colonnello Giuseppe De Donno su “mafia-appalti”: la stessa pista investigativa che oggi entrambi spingono come movente principale delle stragi di mafia.
Tornando al procedimento disciplinare che ha colpito Ranucci, la notizia ha suscitato una valanga di reazioni, con il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico che parlano apertamente di intimidazione. “È un procedimento disciplinare, una lettera che va rispedita al mittente – ha commentato Sandro Ruotolo del PD –. A poco più di un mese dall’entrata in vigore del Media Freedom Act, che impone all’Italia di riformare la governance della Rai per renderla autonoma e indipendente dalla politica, il gruppo dirigente che occupa la Rai sceglie di colpire il giornalista simbolo dell’approfondimento investigativo del servizio pubblico. È l’ennesimo segnale di una deriva preoccupante”. Il M5S ha invece ironizzato sulla “letterina” disciplinare, definendola una sorta di ramanzina da preside a scolaretto, e ha denunciato quella che considera una strategia mirata a indebolire proprio i programmi più scomodi per il potere. “Verrebbe da pensare – hanno commentato i pentastellati – che questa ‘letterina’ sia una maldestra forma di intimidazione, proprio in un momento in cui Ranucci e altri giornalisti si stanno battendo per denunciare tagli pesantissimi al budget di programmi fondamentali come Report”.
Il provvedimento disciplinare a Ranucci arriva, oltretutto, in un momento molto particolare per la Rai, con la recente presentazione dei nuovi palinsesti che includono anche un taglio delle puntate di Report. Questo, nonostante gli ascolti eccezionali che la trasmissione di inchiesta più scomoda di sempre riesce a incassare. Stessa sorte anche per altri programmi di qualità come Presadiretta, ideato e condotto dal giornalista Riccardo Iacona. A preoccupare pare non essere soltanto la riduzione dell’offerta giornalistica, ma anche il fatto che, contemporaneamente, si stiano garantendo compensi elevati a conduttori di trasmissioni poco seguite. Anche per questo motivo, la presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia (M5S), ha chiesto un chiarimento urgente ai vertici aziendali Rai. “In vista della presentazione dei nuovi palinsesti Rai per la prossima stagione – ha precisato Floridia – sento il dovere di esprimere una forte preoccupazione per alcune scelte editoriali e gestionali che rischiano di minare la credibilità del Servizio Pubblico radiotelevisivo. Non è accettabile che, da un lato, si garantiscano compensi d’oro con minimi garantiti ad alcuni conduttori protagonisti di programmi che non hanno incontrato il favore del pubblico, mentre dall’altro si penalizzino trasmissioni che, pur affrontando tematiche scomode e subendo sistematicamente ostacoli e attacchi, continuano a ottenere risultati importanti in termini di ascolti e fiducia da parte dei cittadini”.
Foto © Imagoeconomica
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