Il fratello del magistrato ucciso dalla mafia: “Quella è una lettera che porto sempre con me e che leggo nelle scuole, 33 anni dopo la strage serve giustizia”
"E' importante che questi argomenti vengano sottoposti ai giovani nei quali Paolo riponeva grande fiducia: lo aveva espresso anche nella sua ultima lettera che abbiamo ritrovato sul suo tavolo quel famoso 19 luglio e che scrisse proprio la mattina di quel giorno del 1992 in cui poi verrà ucciso. Dichiara l'ottimismo per il futuro, per i giovani, 'quando i giovani saranno adulti avranno più forza di combattere di quanto io e la mia generazione abbiamo avuto', scrive. E' una lettera che porto sempre con me e che leggo nelle scuole in cui vado a fare visita e portare testimonianza". A dirlo all'ANSA, è Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso dalla mafia in via d’Amelio insieme agli agenti di scorta Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Emanuela Loi. "E' importante aver proposto questo brano - ragiona Salvatore Borsellino - anche se non so se a scuola i ragazzi sono informati: nelle scuole non si parla di mafia se non per iniziativa di alcuni professori. Quando trovo giovani preparati è spesso per iniziativa di alcuni docenti che, derogando dai programmi, approfondiscono questi temi, altrimenti non saprebbero neppure chi è Borsellino. Purtroppo delle stragi che dal 1947 in poi hanno insanguinato l'Italia non si parla mentre darebbero gli strumenti per conoscere il presente. E a 33 anni di distanza servirebbe una completa giustizia e verità su quella strage".
Foto © Paolo Bassani
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